41- Catastrofe

7.6K 424 331
                                    

The first time that you kissed me

No, ero decisamente grasso. Il mattino dopo il concerto ero andato a fare acquisti in alcuni negozi e tutti i vestiti mi stavano terribilmente male e non facevano altro che evidenziare la grossezza delle mie cosce.
Mi odiavo.

E alla fine infatti tutto ciò che avevo preso erano stati dei pantaloni adidas della tuta molto larghi e coprenti, rigorasamnete neri, comprati solo perché se fossi tornato a mani vuote i miei compagni non avrebbero mai creduto che ero davvero andato a fare compere.

Giunsi all'albergo alle undici circa dopo quasi cinque ore in giro. Non tutte passate nei negozi ovviamente, tre buone le avevo sfruttate per camminare e bruciare grassi. E poi avevo anche saltato la calazione. La vocina non poteva essere più soddisfatta. Se non che passando davanti agli specchi delle entrate dell'hotel mi fece notare tutti i miei difetti.

Mi stupii anche del fatto che ci fosse solo un paparazzo ad aspettarmi fuori dall'albergo, ma non potei lamentarmene.

Raggiunsi la mia camera con un sorriso smagliante, trovandoci dentro Harry.
Subito mi rabbuiai -"Harry"- salutai gettando la busta sul letto.

"Lou, dove sei stato?"- chiese cordiale alzandosi subito in piedi e portando le mani unite in avanti torturandosi le dita. Era chiaramente in soggezione. E così io, un mix tra paura, odio e gioia, perché nonostante tutto non avevo mai smesso di provare attrazione per lui.
Ma ormai lo avevo accettato: ero probabilmente gay. Solo la sera, a volte, mi ritrovavo a piangere per questo e ad odiarmi ancora di più di quanto già non facessi. Mi sentivo in colpa perché sapevo che non avrei mai potuto dare a mia madre dei nipotini, mi detestavo perché capivo se lo avessi reso pubblico avrei rovinato il nome della band, mi facevo ribrezzo perché ero diverso dal normale, e mi ritrovavo ad inveire contro Harry perché era colpa sua se stavo così.
Ma la mattina dopo mi bastava uno sguardo verso di lui per convincermi che forse, in fondo, essere gay non era così male.

Sbuffai -"Ve lo avevo giá detto, a prendere dei nuovi vestiti visto che quelli vecchi si erano sgualcuti"-

"Si, ho capito. Intendevo in che negozi."- Se avesse continuato così si sarebbe davvero staccato le dita.

"Ah, Adidas e altri, ma ho coprato roba solo all'Adidas."- spiegai ovvio indicando il sacchetto sul letto. Ma la voce mi uscì più fievole di quello che avrei voluto.

"Figo!"-

Dopo quell'imbarazzante scambio di battute arrivarono Liam, Zayn e Niall, poi andammo a mangiare. Ma quel giorno non ebbi ripensamenti sulla dieta . Gli specchi non mentivano ed io mi ci ero riflesso abbastanza volte quel giorno da capire che quelle dette dai miei amici erano solo cazzate.

Lasciammo la città il giorno dopo per partire per il Guatemala, ultima tappa dell'America latina. Finalmente. Era odioso dover sempre dire di no al mettere il costume o in generale il passeggiare sotto il sole cocente.

Il viaggio in tour bus volò e in pochissimo fummo già all'albergo. E probabilmente qualcuno mi odiava perché ero capitato in camera con Harry, il più apprensivo e occhio di falco di tutti i miei campagni. Mi rassegnai che con lui sarebbe stato impossibile fare esercizio.

Lui invece sembrava felice e per tutto il tempo non fece che sorridere e scherzare. Io semplicemente lo ignoravo. Da quando mi ero svegliato dopo il viaggio in pullman ero in un momento di negazione dell'essere gay e lo odiavo, volevo letteralmente urlargli contro, ma sapevo che lui effettivamente non c'entrava nulla e questo mi faceva sentire afflitto. Non potevo insultarlo a caso.

Avevo appena finito di mettere via con stizza i miei vestiti quando Harry si lanciò sul letto accanto a me.

"Ti andrebbe di guardarci un film?"- chiese accennando al laptop già accesso appoggiato sul suo comodino, probabilmente per porre fine a quel silenzio di ghiaccio.

My sweet weight//larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora