Capitolo 2

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Fisso il soffitto. Mi limito ad affogare lo sguardo nel bianco delle pareti che delineano le quattro mura della mia stanza. Non ho dormito praticamente tutta la notte e credo sia dovuto a quel ricordo del passato che è riemerso nel mentre che osservavo quel ragazzo farsi un bagno avvolto dalla tranquillità e dal silenzio. Non ci pensavo da un po' e mi sento scombussolata, frastornata. Ho cercato di chiudere gli occhi, ma poco dopo mi sono svegliata di soprassalto con la sensazione di non aver ossigeno a sufficienza per respirare normalmente. Ho vagato per la casa in silenzio, in punta di piedi, per evitare di svegliare Nora. Mi sono appostata davanti alla finestra e non ho fatto altro che fissare al di là dei vetri. Sono stata rannicchiata, seduta sopra la panca, con le gambe al petto e il mento appoggiato sulle ginocchia. Non è la prima volta che succede, ma passa sempre un po' di tempo tra un flashback e un altro. C'è sempre qualcosa che mi fa rivivere una sensazione, un'emozione o addirittura una scena del passato.
Chi non ha mai cercato di voltarsi tutto alle spalle?
Ho provato varie volte nel vano tentativo di riuscire come a cominciare una nuova vita, da zero proprio. La verità è che non puoi cancellare il resto, piuttosto devi non pensarci ma è palesemente inevitabile quando capisci che in verità fai due passi avanti e tre indietro.
Mi alzo, scosto le lenzuola e apro le tende. I raggi del sole penetrano impulsivi nella stanza e socchiudo gli occhi, abituandoli piano piano. Sento il calore sulla pelle, come se qualcuno mi stesse facendo una carezza, o mi stesse abbracciando in una giornata d'inverno, trasmettendo il calore del proprio corpo sul mio. Da quanto che non provo una sensazione del genere.
Mi dirigo nella piccola, ma estremamente accogliente, cucina. È quasi dello stesso colore dell'acqua, mi ricorda molto l'oceano che bagna le coste di Coney Island. Guardo l'ora e noto con stupore che sono esattamente le dieci e quaranta. Wow Chris, domani ci svegliamo anche più tardi? Mi rifiuto di usare la sveglia.
Preparo il mio solito tè nero al lime e mi apposto davanti alla finestra come mi è solito fare. Nora è all'università, si sveglia ben prima di me. Poco ma sicuro.
Tengo la tazza di porcellana verde tra le mani, il calore che trasuda sulla mia pelle abbronzata. Il tè caldo è una bevanda singolare per una che vive in una città di mare... per lo più a breve distanza dall'inizio dell'estate. Il fatto è che non si può fare assolutamente nulla con le abitudini, persisti sempre a compiere le stesse azioni di routine e te ne affezioni talmente tanto che è difficile staccarsene.
Le macchine sfrecciando sull'asfalto, i semafori che danno il via o lo stop per controllare il traffico. I rumori dei clacson e dello stridere delle gomme è attutito e, all'interno della casa, ci si sente come in una bolla. La stessa bolla che avevo anche a New York e che poi ha deciso di scoppiare prima ancora che me ne accorgessi.

Mi decido ad uscir di casa con l'intento di combinare qualcosa, ma non ne ho la più pallida idea. Gli shorts e la canottiera fanno da completo in questa calda giornata. Indosso delle semplici infradito, giusto per rimanere nella stessa condizione di comodità che mi garantiva il pigiama. Prendo il mio solito zainetto di cuoio ed esco per prendere un po' d'aria e comprare un panino prima di tornare a casa a cambiarmi. Alle tre devo lavorare.
Infilo le cuffiette nelle orecchie e mi faccio guidare dalla melodia dei You me at six nel loro singolo 'Take on the world'. Passo dopo passo, respiro dopo respiro e, battito di ciglia dopo battito di ciglia, raggiungo la spiaggia senza che neanche me ne accorga. Non è affollata come a luglio e agosto, forse perché la maggior parte delle gente ancora lavora.
Prendo la mia polaroid e scatto qualche foto, un'altra mia abitudine. Ho bisogno di imprimere istanti così, di libertà assoluta. Un'eccezionale metodo per catturare la luce di un preciso attimo, il movimento delle onde, gli asciugamani posti sui granellini di sabbia quasi fossero delle tegole colorate. Ho una fantasia esagerata.
Mi tolgo le ciabatte e poggio la pianta a contatto con il suolo, il terreno morbido spianato dal continuo lavoro, incessante, delle onde. Percepisci le dita che sprofondano, l'acqua che bagna i tuoi piedi. Gli occhiali da sole creano una barriera scura in modo da permettermi di socchiudere le palpebre ed inspirare il profumo di salsedine.
Assaporo la libertà che tanto ho bramato. Sarei in grado di essere gelosa di quei gabbiani che volano all'orizzonte.

Indelebile come un tatuaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora