Mi chiedo se stia scappando ancora da me stessa, da lui, o dai miei problemi.
Forse, un po' da tutto.
Lo sguardo è fisso sulla strada, mi bruciano gli occhi per un pianto che non riesco a far cessare, per delle lacrime che mi ero ripromessa di non versare.
Ho raccontato a Nora di questa mia pausa, della mia scelta di tornare a New York per risistemare le cose lasciate in sospeso. Ho chiesto a Drew di concedermi una settimana di pausa dal lavoro e ho cercato di spiegare ai miei colleghi che facevo un breve viaggio verso una metà sconosciuta a tutti. Solamente a Cody e Rox ho raccontato del mio imminente ritorno a New York, ma nulla di più.
Sposto l'attenzione sul cellulare che continua ad illuminarsi per tutte le chiamate senza risposta che hanno squillato a vuoto, nella vecchia macchina che guido da stamattina.
Me ne sono andata lasciando un semplice mi dispiace, tornerò a Chase.
Non ho avuto il coraggio di dirgli quanto fossi fragile, incapace di aiutarlo perché prima non aiuto me stessa. Si è preso cura di me in questi due mesi, mi ha conosciuta, mi ha capita, ci siamo vissuti... ma non è bastato. Percepisco questo blocco interiore che m'imbarazza ancora a dovergli parlare della mia fragilità.
A casa sua c'è Yvonne con i suoi problemi, io sarei stata di troppo.
Lo so che vuole spiegazioni, ma al momento non posso dargliene alcuna.
Io stessa non ne ho.
Sono partita in seguito ad una decisione improvvisa, ma dettata dall'istinto. Io amo quest'uomo, ma non posso restargli accanto con la paura di rovinarlo e rovinare entrambi.
Quello che è giusto fare, lo voglio fare perché sento che è il momento adatto. Questo ragazzo mi ha aiutata a capire che non è mai troppo tardi, che tutti abbiamo degli errori alle spalle e noi stessi siamo i soli e gli unici a doverli risolvere con volontà e determinazione.
Forse ho sbagliato a non dirgli niente di più esaustivo, o parlargliene di persona, ma conoscendolo avrei scommesso che sarebbe partito con me. Ciò di cui ho bisogno in questo momento è essere sola fisicamente e mentalmente. Devo capire come rimediare agli sbagli e decidermi su come voglio portare avanti il mio futuro con lui.
Credo di non essere mai stata padrona di me stessa come lo sono ora: consapevole, fiduciosa, decisa e obbiettiva.I grattacieli mi sovrastano imponenti e mi ricordano cosa ho lasciato, due anni fa.
Ho spento il telefono per non dover cedere alla tentazione di rispondergli, tanto so benissimo come tornare nella mia vecchia casa. Tutto nello stomaco è in subbuglio e quasi mi sento estranea, in un territorio sconfinato e sconosciuto che non mi mette per niente a mio agio. Nonostante sia sempre stata un'enorme città, mi sentivo soffocare, schiacciare. Avevo bisogno di spazio, ma non materiale quanto astratto. Sentivo l'esigenza d'andarmene perché sapevo che mi sarei solo autodistrutta a restare qui convivendo con gli errori commessi senza logica o ragione che sapesse governarmi.
Mi sudano le mani sul volante che stringo forte nella speranza di calmarmi. Ho preferito non avvertire mia sorella perché so che ne avrebbe approfittato per andarsene di casa evitando di incontrarmi. So che ha desiderato tanto che tornassi, ma sono arrivata al limite della sua sopportazione e, dopo due anni, credo che non mi avrebbe neanche creduta se ieri le avessi confidato di tornare qui.
Solitamente il lunedì in tarda mattinata lei se ne sta in casa a lavorare con il computer, ma non so se sia ancora grafica pubblicitaria.
Tento comunque, sennò l'aspetterò in casa anche a costo di condividere gli stessi metri quadrati di mia zia Lucy. Non credo che ci sarà, la immagino già oltreoceano per i suoi viaggetti quotidiani.Posteggio il veicolo lungo il marciapiede di questa via poco trafficata, costeggiata da diversi alberi.
Faccio lunghi respiri mentre mi avvicino alla porta, e mi chiedo perché tutta questa preoccupazione per mia sorella. Non voglio immaginare quando parlerò con Hazel, quella che un tempo era la mia migliore amica. Mi piacerebbe molto reputarla ancora tale...
Suono al campanello e aspiro l'aria tra i denti, prima di ricompormi pronta ad aspettarmi chiunque si presenti all'ingresso.
Aspetto qualche minuto, e vorrei approfittare per andarmene.
L'uscio si apre lentamente mostrando la figura di mia sorella. Non so dire sinceramente se me l'aspettavo o no, forse lo speravo.
Noto lo stupore nei suoi occhi, ma le sue spalle si irrigidiscono subito dopo. Mi guarda da capo a piedi come se stentasse a riconoscermi, come se avesse smesso di pensarmi e dovesse guardarmi di nuovo per ricordarsi di me.
«Chris, ormai non ci speravo più...» incrocia le braccia al petto, appoggiandosi allo stipite con un'aria fredda e distaccata.
Immaginavo avrebbe reagito così, sono stata una stronza egoista a non risponderle per due anni ai suoi messaggi e mail. Pensavo che le cose si sarebbero risolte, ma ora ho le prove concrete che mi sbagliavo tanto, proprio tanto.
«C'è la zia in casa?»
Alza un sopracciglio perché si aspettava che dicessi qualcosa di diverso, ma poi si ricorda che sono sua sorella e lei, essendo più grande di me di tre anni, mi conosce così bene da capirmi.
«No, entra pure.» mi fa spazio, invitandomi a fare il primo passo.
STAI LEGGENDO
Indelebile come un tatuaggio
RomanceChioma tinta di blu, occhi ambrati e qualche tatuaggio rispecchiano la personalità indipendente di Chris, una ventenne che lavora in un locale di Brooklyn. Persa tra i suoi pensieri ed estremamente misteriosa. Una ragazza difficile da dimenticare e...