Picchietto le dita sul davanzale della finestra, la panca su cui sono seduta sembra essere sempre scomoda e sono alla ricerca di una posizione perfetta per le gambe, ma sono troppo irrequieta.
Mi mordo l'interno guancia per evitare di affondare i denti sul labbro inferiore rischiando di farlo sanguinare, e stringo le palpebre per dimenticare il mal di testa che a poco a poco si intensifica.
Trattengo il respiro ad ogni squillo mancato, ad ogni prova che va a vuoto e mi ricorda che forse non è più il momento giusto, che non ha tempo per una come me.
Due anni. Sto cercando di contattare telefonicamente mia sorella dopo due anni.
Fino all'ultimo volevo scriverle una mail, ma sarebbe stato un modo troppo freddo, così come un SMS scritto dal nulla a distanza di una settimana da quello che avevo ricevuto da parte sua.
Chase in questi giorni mi ha convinta a chiamarla, a tirare fuori le palle e avere il coraggio di aprire bocca facendomi sentire, permettendole di capire che ci sto male anche io per tutto quanto, che qui non ho trovato la felicità che immaginavo.
Ma ho trovato lui.
E ci siamo visti quasi ogni sera dopo quella sera. Mi ha reso sua e volevo esserlo ogni volta che avevamo occasione di vederci dopo il lavoro. In questa settimana abbiamo avuto turni diversi e, nonostante tornassi alla due e mezza di notte dal locale, qualcosa mi spingeva a rifugiarmi da lui, nella sua stanza, nel suo letto, accanto al suo corpo caldo. Perché queste mie lenzuola mi sembrano ormai troppo estranee, troppo sole per ospitare una sola come me. Sentivo l'esigenza di stargli accanto, di incastrare il viso tra il suo collo e la spalla e addormentarmi con le gambe annodate alle sue come le nostre anime.
Mi sentivo ridicola, in un certo senso, a ritrovarmi sempre davanti al suo portone, ad accoglierlo con lunghi baci e senza vestiti. Mi sono abituata all'atmosfera calda che si creava ogni qual volta che ardeva più forte la scintilla.
Ho cercato diverse scuse per evitare che Nora mi chiedesse il motivo della mia assenza ogni notte.
Comincia ad essere sospettosa già dopo una settimana, e so di non poter tenerle nascosto il fatto che mi veda con un ragazzo, che abbia cominciato a frequentare qualcuno che è stato in grado di farmi sentire meravigliosamente bene.È venerdì ed è il mio giorno libero.
Mi sono scritta per messaggio con Chase fino ad un'ora fa mentre mi incitava a chiamare una volta per tutte Juliet e, sentirlo così vicino, mi ha aiutata.
Riattacco perché non ce la faccio più a sentire squilli che si ripetono ininterrottamente, fino a far scattare la segreteria. Poso il cellulare sulle gambe e sospiro, sconfitta.
Non potevo aspettarmi che rispondesse, è una pretesa assurda.
Lascio che passino due anni, una settimana dal suo ultimo messaggio, e poi provo una volta, in un pomeriggio umido di luglio, a chiamarla senza aver la minima idea di cosa dirle.
Avrei dovuto preparare un discorso, ma non sarebbe servito perché mi conosco e so che mi sarei scordata qualunque cosa.
Mi tremano le labbra, gli occhi cominciano a bruciare lasciando che qualche lacrima cada nella piena solitudine e nel silenzio di una casa vuota, vuota come la cassa toracica, vuota come lo sono io nella mia essenza di quest'attimo.
È già difficile di per sé vedermi con il telefono in una mano a digitare un numero che non chiamavo da troppo, per sentire una voce altrettanto sconosciuta. Non so se sia cambiata, se ancora me la ricordi. Sembra assurdo da dire, ma quando vivevo a New York l'ho vista di rado negli ultimi tempi.
Quando sono morti i nostri genitori lei, all'età di quattordici anni, aveva deciso di andare in Europa a vivere con i nonni di nostra madre ed è ritornata dopo ben sei anni. Era appena arrivata quando, qualche mese più tardi, sono partita io per ritrovarmi qui.
Non abbiamo mai recuperato veramente il tempo perso dietro ai nostri viaggi.
Alla fine non siamo diverse come crediamo: entrambe abbiamo sentito la necessità, con tempistiche diverse, di allontanarci dal luogo che ci aveva fatto soffrire, per ritrovare noi stesse. E le farò capire che deve accettare questa parte della mia vita, che probabilmente non tornerò indietro.Per evitare di gironzolare per casa senza meta, e immersa in pensieri opprimenti, ho deciso di recarmi a casa di Chase per sentirmi parte di qualcosa, meno sola. Ho percepito dentro di me questa necessità di ritrovarmi tra quelle quattro mura ancora intrise della nostra passione, dei nostri sussurri, delle parole sconnesse dette tra un respiro e l'altro, tra frasi scambiate nel buio della notte.
So che non è in casa, ma ho comunque preferito aspettarlo direttamente qui. Mi ha dato la copia delle chiavi che teneva di scorta.
Salgo la rampa di scale arrivando davanti alla porta, sul piccolo pianerottolo.
Dato che Nora sa quanto mi piaccia il tè -tradizione un po' all'inglese ereditata da nessuno che io conosca in modo particolarmente stretto da prendere abitudine- a volte mi prepara gli scones e ho deciso di portarne un po' per Chase... magari gli farà piacere mangiarne qualcuno dopo un'estenuante giornata di lavoro.
Inserisco le chiavi nella toppa ed entro.
«Ero sicura che saresti rientrato...» una voce femminile riecheggia nel salotto d'entrata. «... Chris?» la testa di Yvonne sbuca dal divano e per poco non mi prendo un colpo.
«Non pensavo ci fossi» commento, lasciandomi scappare un sorriso perché sono contenta di vederla.
«Nemmeno io pensavo venissi e...» lancia uno sguardo alle chiavi strette nella mano destra «... che te le avesse già date.» un'espressione furba le illumina il viso così simile al suo.
«Be'...» non so cosa dire sinceramente. Gesticolo con le chiavi provocando un rumore metallico fastidioso, per poi dirigermi in cucina posando il sacchetto contenente i dolcetti. Per fortuna ne ho portati un po', e ce ne sono a sufficienza per entrambi i fratelli.
Mi segue e si appoggia al lavabo, non prima di smuoversi i capelli biondo cenere dalle punte ricciole. Mi osserva curiosa, quello sguardo indagatore che, devo essere sincera, mi mancava.
«Ti trovo bene.» commenta, incrociando le braccia al petto.
«Diciamo così» annuisco, pensando a questa dolce settimana, ma al retrogusto amaro della chiamata senza risposta che mi ha delusa molto. Delusa di me stessa, insomma.
«Che hai portato di buono?» cerca di afferrare il contenitore, ma lo prendo prima che se ne possa appropriare.
«Ehi!» esclama indignata, ma divertita.
«Questi sono per dopo. Sia per te che per tuo fratello.» annuncio con solennità, come se dentro ci fosse una cheesecake a tre strati.
«D'accordo, posso aspettare!» alza le mani in segno di resa e se ne torna in salotto.
Finisco di sistemare due cose e vado a farle compagnia. Sono davvero curiosa di sapere come abbia trascorso tutti questi giorni in casa dei suoi genitori, perché sia venuta di nuovo qui.
Spero solo perché gli manca Chase, e confido nel fatto che non sia scappata, ma che l'abbia comunicato prima ai suoi.
«Allora, come mai qui?» mi siedo di fronte a lei, prendendo un cuscino e posandolo sul petto.
«Ti stanca già la mia presenza?» alza un sopracciglio per sfidarmi in modo amichevole; mi piace il suo carattere.
«Ho molta pazienza...» rispondo reggendo il gioco, pavoneggiandomi.
Scoppiamo a ridere come se ci conoscessimo da sempre, facendomi rivivere quei momenti tra sorelle che sembrano così lontani nella mia mente.
Yvy resta in silenzio senza rispondere alla mia domanda precedente, e ne capisco il motivo subito dopo.
«Perché sei scappata di nuovo?» deglutisco, come se la risposta alla fine non la volessi conoscere, come se mi facesse meglio non sapere niente di tutta questa storia.
Sospira, distogliendo lo sguardo dal mio. Si mordicchia qualche unghia per il nervosismo e porta la sua attenzione addirittura sulla televisione spenta, piuttosto che su di me.
«Ho bisogno di mio fratello, non ce la faccio là, da sola. Non fanno altro che ripetermi quello che faranno con...» si ferma, sgranando gli occhi, «scusa, non sono io che devo parlartene.» scuote la testa, alzandosi dal divano.
«Aspetta, cosa non dovrei sapere?» comincio a pormi varie domande sul perché Chase non mi abbia ancora parlato del suo problemi, ma alla fin fine non so esattamente cosa mi passi per la testa. Non è il momento adatto, e nemmeno la persona. Certo, è sua sorella, ma deve essere lui a parlarmi dei suoi problemi e io non devo fare pressioni... ma inizio a preoccuparmi.
«Chris, dimenticata tutto.» gesticola, presa dall'ansia. La vedo agitata da quando sono entrata, e forse ho cercato di convincermi fino ad ora che fosse solo una mia impressione.
«Se potessi, lo farei credimi» e lo farei sul serio, perché la mia testa è troppo pesante, troppo piena di problemi, che non sono pronta ad ascoltarne altri da parte di qualcuno che non è il mio Chase.
«Io... io me ne esco per un po'.» farfuglia, e noto quanto sia sbiancata.
«Quella che deve uscire, tra le due, sarei io... ma non esce nessuno.» le blocco il passaggio, alzandomi in piedi con uno scatto fulmineo. Non posso permetterle di scappare anche ora, la bomba che ha innescato la sento forte e calda sul petto.
La vedo sospirare, e mi sorprendo che non lotti, che non cerchi di fronteggiarmi ulteriormente. Questa volta la vedo debole.
«Te ne deve parlare Chase, non io» ribadisce puntandosi un dito contro il petto.
«Va bene.» cerco di mantenere la calma, per evitare di supplicarla di darmi spiegazioni.
Non sarebbe giusto da parte mia perché deve essere lui a sentirsi pronto come lo sono stata io, ma sapere che magari ha dei problemi per conto dei suoi genitori, sta mettendo a dura prova la mia coscienza.
Faccio un passo indietro, lanciando uno sguardo all'orologio sulla parete.
«È meglio che vada» dico risoluta, abbassando lo sguardo.
Avrei preferito aspettarlo, salutarlo di persona, e coccolarlo, sentirmi coccolata dai suoi abbracci e baci. Avrei voluto accarezzare i suoi zigomi, le gote un po' ruvide per il filo di barba che non è riuscito a radersi due giorni fa.
«Chris» tenta di richiamarmi, ma la mia mente è altrove.
Non devo interessarmi, o per lo meno, non devo lasciarmi tentare dalla curiosità e dalla preoccupazione che mi mangiano viva. Dovrei chiederle spiegazioni, obbligarla a raccontarmi cosa sta succedendo, ma non mi sento in dovere di farlo, non sono nella giusta posizione, e prima esco di qua meglio è.
Se rimango rischio di cercare risposte in Yvonne o aspettare che Chase torni per pretenderle di persona, ma c'è sua sorella e preferisco che passino del tempo insieme.
Durante la settimana che sono stata più a stretto contatto con lui, ho notato le chiamate senza risposta sul suo display, l'espressione che si rabbuiava ogni qual volta che posava gli occhi sul telefono. Ho fatto finta di niente per un po' di tempo, ho anche evitato di chiedergli spiegazioni, ma quello che ha detto Yvonne senza dire realmente cosa... mi ha destabilizzata, perché mi ha fatto aprire gli occhi davanti a qualcosa che insieme a lui evitavamo di vedere.
«Ricordati degli scones» esclamo, non trovando altro da dire.
La saluto velocemente e mi affretto ad uscire.
Sono le sei e venti, Chase dovrebbe aver finito da poco e se ne sarà già andato dalla torretta. Non gli ho detto che sarei passata, preferivo fargli una sorpresa, ma è meglio così perché almeno non sa di non trovarmi lì.
Mi dirigo a passo svelto in direzione della spiaggia, indecisa su come agire davanti a ciò.
Mi spaventa sapere che Chase si tiene dentro qualcosa che lo coinvolge molto nel suo passato, con sua sorella, nella città che ha lasciato. Mi spaventa che non abbia avuto il coraggio di dirmelo e spero che un giorno lo trovi, ma non so se riuscirò ad aspettare molto. Devo assicurarmi che stia bene, solo questo.
Immagino già le onde del mare e la brezza a scompigliarmi i capelli, mentre aspetto di veder comparire la sabbia sotto ai piedi.
Alla fine trovo rifugio qui, dove l'ho incontrato per la prima volta senza aver mai trovato il coraggio di lasciarlo. È un'eccezione in una vita come la mia, nella quale sono abituata a veder sbiadire tutto man mano che il tempo scorre, noncurante di ciò che si porta via con sé.// spazio autrice//
Heiii💙
Come state?
So di essere in super ritardo, e spero non ricapiti, ma la scuola e l'inizio dei corsi mi ruba tanto tempo. Arrivo alla sera che alle undici mi si chiudono gli occhi e non ho un momento per scrivere, la testa sempre un po' altrove e mai nel mood giusto.
Spero che vi piaccia, anche se non avete visto insieme i #Chrase, ma un po' di delusioni e sorprese: Chris non è riuscita a contattare sua sorella e poi ritorna Yvonne con un segreto che custodisce per Chase che non ha ancora rivelato a lei. Di cosa si tratterà? Perché è meglio che non si venga a sapere? Che cosa sta succedendo?
So di essere stata un po' cattiva ad avere interrotto così il capitolo, ma è qualcosa che richiede tempo e sarebbe venuto troppo lungo, perciò preparatevi per i prossimi! Nel pieno della storia siamo.
E New York? Ci tornerà mai?
Vi ricordo che comunque Yvy sarà molto importante per questa storia.
Spero vi sia piaciuto, nonostante ciò.
Fatemi sapere il vostro parere che è sempre molto importante per me.
Grazie per la pazienza e vi invito a passare a dare un'occhiata alla storia ABBI CURA DI TE che aggiorno più spesso, per compensare il tempo che necessita invece questa storia (perché dell'altra ho già i capitoli pronti, scritti tempo fa).
I personaggi del capitolo:CHRIS
YVONNE
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Indelebile come un tatuaggio
RomanceChioma tinta di blu, occhi ambrati e qualche tatuaggio rispecchiano la personalità indipendente di Chris, una ventenne che lavora in un locale di Brooklyn. Persa tra i suoi pensieri ed estremamente misteriosa. Una ragazza difficile da dimenticare e...