Capitolo 4

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«Eccomi! Scusate il ritardo!» esclamo appena entro nel locale. Il venerdì abbiamo sempre una riunione dello staff con Drew, il nostro capo. Quest'ultimo mi fa un cenno e gli altri mi salutano, persi tra una chiacchierata e l'altra. Ho tardato perché non trovavo il mio paio di chiavi e, dato che alla fine della settimana Nora esce sempre, dopo lavoro non riesco più a rientrare se me le dimentico.
Sono già le sette e mezza di sera. Sembra che Coney Island si risvegli ora con le luci, i locali e la musica che si sente provenire da lontano.
Mi accomodo goffamente su uno sgabello, poggiando lo zainetto sul bancone.
Organizziamo sempre questa specie di ritrovo per parlare in generale di come va la settimana. Non ci siamo tutti, dipende dai vari turni, infatti io faccio un venerdì si e un venerdì no con questo orario.
«Cody sento parlare molto di te... la musica spacca, amico!» Drew è davvero entusiasta, fa sempre buoni complimenti ed osservazioni. Ci sa fare come capo, oltre che essere un buon padre di due figlie.
«Sei mitico, l'ho sempre detto» allarga le braccia Roxanne. La vedo molto più sollevata di qualche giorno fa, è ritornata ad avere quel suo sorriso contagioso... credo che Dave tornerà presto.
«Ragazzi, mi fate arrossire» scherza, imitando una lacrima che invisibile scende dall'occhio sinistro per la commozione. Non è una novità, la sua musica è qualcosa di eccezionale.
«Che scemo.» ridacchio.
«Ehi ragazzo non farti sentire da Ash.» interviene Sean con una forte pacca sulla spalla.
«Quanto siete belli insieme...» dice con aria sognante, Bridget.
«Lo dici da più di un anno, tesoro mio. Credo di sentirci e capire ancora bene.» sogghigna Cody tra sé e sé.
«Sai che sei odioso quando fai così?!» sbatte i palmi della mano sul ripiano.
Scorgo, con la coda degli occhi, Sean che la fissa, perso nel suo sguardo, nelle curve del fisico che scompare oltre il bancone. Sorrido dentro di me, abbassando timidamente lo sguardo.
«Direi di cominciare a lavorare... Ashton arriverà un po' in ritardo per il traffico che si è creato» aggiunge Cody, mentre si alza dalla sedia per dirigersi verso la sua postazione da dj.
«Non eravate insieme?» gli chiedo curiosa.
«In teoria si, in pratica no.»
«Vale a dire? Spiegati meglio scusa» interviene Rox sempre con il suo impeto femminile.
«Ha accompagnato sua madre per una cosa e poi mi ha chiamato dicendo che si era creato traffico e che sarebbe arrivato leggermente dopo.»
Inutile, c'è sempre traffico.
«Tipico» la dolce voce di Bri, si fa largo nel discorso.
«Va bene» batte le mani «Iniziamo ragazzi, diamo colore a questa serata apparentemente insignificante» ci incoraggia Drew, con quello spirito grintoso, ma allo stesso tempo, gentile e divertito.
«Forza!» esclamo con un sorrisetto sulle labbra di chi non vede l'ora di cominciare per vedere come si evolverà una serata apparentemente insignificante.

Tra tutto saranno passate già due orette e mi ritrovo a dover preparare due Sex on the beach. Verso la base alcolica e shakero per poi unirlo nel ghiaccio. Per creare un contrasto di colori mischio del succo di mirtillo che poi andrà sul fondo del bicchiere. Infine metto la solita fettina d'arancia come completamento.
«Allora ragazzi, cosa avete in programma per stasera?»
Conversare con i clienti mi affascina sempre perché si possono conoscere varie vicende e creare un buon rapporto con i clienti abituali. Inoltre, rende il lavoro più divertente in un certo senso.
«Mah, a dire il vero niente... bere e non pensare può essere catalogato come programma?» si mette a ridere uno dei due ragazzi che di solito vengono il weekend. Di loro so ben poco, ma mi è capitato di vederli con le giacche della squadra di football e mi hanno raccontato di essere al college.
«Uhm, diciamo di sì. Troppo studio?» Ridacchio, mente verso il preparato nei bicchieri alti.
«Sempre che si possa chiamare studio il nostro...» ride di gusto l'altro amico.
«Ah beh. Dai, ci vediamo.» strizzo l'occhio e mi salutano per poi mischiarsi tra la folla.

Vago con lo sguardo, senza destare particolare attenzione alle persone. Forse lo faccio involontariamente, oppure una delle luci di Cody va a finire su una chioma. Quei biondi capelli che non posso non scordare, quel colore che ho cercato di decifrare più e più volte nel buio della notte.
Non ne sono pienamente sicura, ma le spalle larghe e i movimenti disinvolti inevitabilmente mi fanno pensare a quel ragazzo che mi ha colpita per quella sua strana abitudine. Che poi non posso denominarla strana, visto che un'abitudine è sempre estranea ad un'altra persona.
Parla con qualche altro ragazzo, le mani nelle tasche dei pantaloncini morbidi che arrivano al ginocchio. Una canotta scollata lungo i lati fa intravedere certi segni che delineano un corpo niente male. Ogni tanto si stringe nelle spalle, oppure inclina la testa di lato... diciamo azioni banalissime, ma che in qualche strano mio concetto mentale, sembrano quasi ipnotizzanti, di una morbidezza pazzesca.
Non dando retta alla mia strabiliante coscienza, mi avvicino a Rox che è intenta a riporre una bottiglia tra i ripiani. I riccioli ricadono morbidi e naturali lungo le spalle.
«Ehi, posso chiederti una cosa?» mi avvicino al suo orecchio, quasi bisbigliando per paura che qualcuno mi senta anche se è altamente, diciamo impossibile, che qualcuno possa ascoltarmi in questa confusione. Più che altro, alzo il tono della voce, non si può sussurrare qua dentro.
«Tutto quello che vuoi, tesoro» mi sorride, cercando di capire le mie intenzioni.
«Lo vedi quel ragazzo là? Più o meno nell'angolo...» cerco di farle capire chi intendo.
«Ah... si?» distrattamente posa gli occhi sulla figura maschile che le sto indicando con un cenno del mento.
«Ecco, tu che sei qui da molto più tempo di me... l'hai mai visto?»
Lo guarda attentamente, sembra analizzarlo perché sul suo volto si forma un cipiglio di chi cerca di associare il fisico di spalle a qualcuno. Ancora non si è voltato, ma sono sicura sia lui.
«Dovrebbe essere uno della squadra di Baywatch» si tocca il mento pensierosa.
«Mmh, okay grazie.»
«Aspetta... tu non te ne vai finché non mi spieghi perché ti interessa saperlo!» ghigna con sguardo furbo.
Scuoto il capo divertita dai complessi mentali che si fa ogni qual volta che nota la mia curiosità posarsi su qualche sesso maschile.
«Ho del lavoro da fare» indico le nuove persone che aspettano di ordinare.
«Certo che sai sempre trovare una scusa, eh?!» mi prende in giro e me ne vado con un sorrisetto stampato in volto.
Ora capisco perché gli piaccia tanto nuotare, perché sia così bravo in questa disciplina, perché senta il mare più suo della terra. Perché non ci ho pensato prima?
Credo di non averlo notato per il semplice fatto che mi piace camminare sulla sabbia la sera, mentre di giorno quando ci vado con i miei amici sono piuttosto distratta e impegnata nel trovare delle scuse per non avvicinarmi a fare un bagno.
Può sempre essere che Roxanne si sbagli, ma qualcosa mi convince del contrario. Dopotutto, non ci vedo niente di male nel chiederglielo.

Indelebile come un tatuaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora