«Drew, ciao» saluto con un sorriso il mio capo. La mattinata sta finendo, così come il mio turno. Sono piuttosto stanca, forse dovuto all'orario di chiusura di ieri sera.
«Ciao Chris» sbadiglia, l'espressione assonnata.
«Vuoi qualcosa?»
«Un caffè» si limita a dire, per poi poggiare i gomiti sul tavolo.
«Ti vedo... stanco.»
«Mmh? Beh, non ho dormito tutta la notte visto che Sarah non c'era e ho dovuto badare alla piccola... ha strillato per non so quanto.»
I bambini quando vogliono sanno essere davvero stressanti. Sarah è sua moglie, l'ho vista qualche volta, ma ora stento a ricordarla.
«Non sei l'unico ad arrancare» scherzo, per poi posargli la tazzina fumante davanti al viso solcato da occhiaie violacee.
«Il lato positivo è che... tra un mese e mezzo hai le ferie.» sorseggia tranquillo la bevanda calda.
«Già» sospiro.
«... Drew! Oddio che brutta cera» esclama Rox appena entra dalla porta d'ingresso.
«Sei sempre così maledettamente attiva la mattina?!» Un cipiglio divertito si fa largo sul volto di entrambi.
«Anche la notte, mio caro capo» sogghigna.
«Oh avanti, Rox! Risparmiacelo!» scuoto la testa, cominciando a lavare il piattino e il resto.
«Astinenza» aggiunge Drew. È un tipo che ti fa divertire, il rapporto che ha con i suoi dipendenti è davvero bello. Ci troviamo tutti bene in sua presenza e, chiunque ci guardi da fuori, direbbe che è un collega o, addirittura, nostro padre.
«Giusto» la indico.
«Sì sì certo... Dave intanto ritorna domani.» sorridente, appoggia la sua borsa.
«Sono felice per te» le dico, pensandolo veramente. Sono contenta che non abbiano litigato, ma so che l'argomento "distanza causata dal lavoro" non è mai facile da affrontare in una coppia. E dovrebbero farlo, per il bene di entrambi.
«Chi ti sostituisce?»
«Dovrebbe arrivare a momenti Melanie» lancio uno sguardo all'orologio alle mie spalle.
«Okay. Poi ti porto in un posto»
quel sorrisetto furbo non me la racconta giusta.
«Sai che odio le sorprese»
«Vedrai, mi ringrazierai soltanto» un risolino esce dalla sua bocca.
Alzo gli occhi al cielo, arrendendomi davanti al fatto che non saprò finché non arriveremo a destinazione. Sa quanto odio rimanere col dubbio... eppure si diverte a farlo ogni qual volta che ne ha occasione.
«Vi lascio ragazze, buona giornata» ci saluta Drew lasciando gli spiccioli del caffè.«Non prendiamo la macchina?» chiedo, cominciando a capire dove mi vuole portare.
«No.»
«Rox, non ho voglia di fare il bagno e per di più non ho la roba adatta» mi indico, i soliti shorts di jeans e la canottiera.
«Tranquilla, ci ho già pensato io» mi fa l'occhiolino, mettendo in mostra la borsa che, effettivamente, prima non avevo notato essere così piena.
«Sai che non abbiamo la stessa taglia di costume.»
«Lo so. Ringrazia Nora!»
No, non ci posso credere.
Sbuffo, arrendendomi. Tanto sa benissimo che non mi piace l'acqua in questo senso, non lo faccio il bagno in mare.Mi guardo attorno, chiedendomi come mai ci accampiamo con asciugamani e tutto, in una spiaggia in cui non veniamo mai.
«Ora che siamo arrivate puoi anche dirmi tutto...»
Comincio ad innervosirmi.
Il sole è caldo e c'è pieno di persone. Non amo gli ambienti affollati, fatta eccezione il posto di lavoro al quale sono parecchio affezionata.
«In realtà non c'è niente da dire. Volevo solo passare qualche oretta con te, prima che vada al locale» fa spallucce, ma la conosco troppo bene: c'è ancora qualcosa che non vuole dirmi.
Lascio perdere e, contro voglia, mi metto il costume seguendo la mia amica in riva al mare.
Non le ho mai confidato nulla riguardo la mia paura, e il perché, ma sa abbastanza per non obbligarmi a bagnarmi o chiedersi se abbia dei problemi. Mi capisce e mi ha detto che appena sarò pronta glielo dirò.
Ci limitiamo a bagnarci i piedi e apprezzo quello che fa. Fin dal primo momento si era presa cura di me, mi aveva aiutata a trovare un appartamento vicino al bar e inoltre si era dimostrata sempre comprensiva in ogni momento, nei miei confronti.
Per questo so di volerle bene in maniera differente dagli altri, di vedere in lei quel qualcosa in più che mi conferisce la libertà di chiamarla amica vera. Ha fatto tanto per me, ne sono ogni minuto riconoscente... anche se lei si ostina a dirmi di smetterla di ringraziarla.
«Pensieri?» mi chiede, dolcemente. Si mostra sempre esuberante davanti agli altri, ma in fondo sa essere giusta in ogni situazione.
«Troppi.» sussurro guardando l'orizzonte.
Famiglie e coppie giocano e si divertono nell'acqua che mi da sempre quella sensazione di "risucchio". Profonda. Sprofonda.
Veniamo distratte da delle urla provenienti da una zona che in un primo momento non riusciamo a distinguere.
In lontananza le onde stanno portando via, o meglio, la corrente sta trascinando a largo un signore che fa fatica a restare a galla. Sembra quasi un puntino.
«Aiuto!»
Ci allarmiamo. Il panico comincia a diffondersi tra la folla. Qualcuno ancora non capisce la situazione, altri che contribuiscono a portare l'eco sulla spiaggia e altri ancora che escono, sopratutto bambini, perché spaventati forse da una possibile presenza di squalo.
«Aiuto! Un uomo ha bisogno d'aiuto!» Comincio a gridare accompagnata da altre voci, compresa quella di Roxanne.
Qualcuno cerca di nuotare più in là possibile, ma quei pochi poi si fermano prima di arrivare alla persona che sta chiedendo soccorso.
In risposta arrivano due bagnini. Uno si arresta sulla sabbia e l'altro con una semplice tavola si inoltra in una nuotata frenetica. Un flash mi riporta al passato, quella corsa contro il tempo, quelle grida a squarciagola, quelle sirene, quei secondi vitali, essenziali. Mi si mozza il respiro e comincia a girarmi la testa ad un ritmo sempre più veloce. Cerco di mantenere la calma.
Non pensarci Chris, non sei te quella da soccorrere.
Faccio un profondo respiro e riprendo a guardare la scena in attesa che tutto si risolva.
«Oh, mamma mia... non volevo fartelo vedere in questa situazione.» sussurra tra sé e sé, Rox.
«Vedere cosa?» domando confusa.
«Tesoro, davvero non te ne sei accorta? Là, quel bagnino che sta soccorrendo l'uomo... è il figo biondino di ieri sera.»
Guardo più attentamente e lo vedo intento a remare con le braccia, il petto del signore che respira lentamente, disteso sulla tavola rossa. Non sembra faccia fatica, ma d'altronde cosa lo dico a fare... è il suo lavoro! È stato allenato per questo! Sinceramente non mi aspettavo di vederlo, o almeno incontrarlo, nel bel mezzo dell'azione.
«Ehi, quei muscoli ti hanno incantata?» schiocca le dita davanti ai miei occhi. Scuoto il capo.
«Cosa? No.» rispondo confusa.
A dire la verità sono rimasta sorpresa dall'agilità del ragazzo, la velocità con la quale ha raggiunto l'uomo, l'ha caricato e l'ha portato a riva. Inutile dire che si è appena formato un cerchio di persone, quelle curiose che hanno bisogno di farsi i cavoli degli altri.
«Allontanatevi!» grida il collega che ha aspettato a riva.
Non vedo molto nella confusione e ho perso di vista anche Roxanne. Così decido di avvicinarmi alla gente in modo da trovarla. Me ne sto piuttosto in disparte e noto che stanno effettuando la manovra di soccorso perché probabilmente ha bevuto troppa acqua. Mi siedo, giusto per riacquistare l'equilibrio e non sentire le gambe tremare sotto di me. Faccio fatica a vedere queste scene, tutto mi riporta al passato.
«Ehi, stai bene?» un ragazzo mi chiama, inginocchiandosi davanti a me. I gomiti sono appoggiati sulle ginocchia, le mani che mi coprono il viso. Vedo che indossa la canottiera rossa, come gli altri baywatch.
«Uhm, s-sì... sto bene» mi alzo e nel mentre barcollo un po'.
Mi sorregge per un braccio e inevitabilmente mi appoggio.
«Non mi sembra» ridacchia «Vieni.»
Lo seguo e mi accorgo di essermi seduta proprio sotto la loro cabina di avvistamento, o come si chiama. Saliamo le scalette e mi fa sedere all'interno della grande sala in cui probabilmente si riuniscono nelle pause oppure nei momenti in cui non c'è nessuno da salvare.
Mi sento confusa, frastornata.
«Mmh... un colpo di sole?» biascico, gli occhi che fanno fatica a rimanere aperti.
«Tieni, mangia» mi porge una bustina. Ha l'aria di essere qualcosa di energetico, ma non ci do molto peso. Poco dopo mi stendo sul lettino e mi addormento, persa in un vicolo cieco.
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Indelebile come un tatuaggio
RomanceChioma tinta di blu, occhi ambrati e qualche tatuaggio rispecchiano la personalità indipendente di Chris, una ventenne che lavora in un locale di Brooklyn. Persa tra i suoi pensieri ed estremamente misteriosa. Una ragazza difficile da dimenticare e...