«Stanca?» mi guarda attentamente, mentre entrambi ci finiamo la birra. Ryan è ancora in acqua che parla con un altro collega. Noi d'altro canto siamo seduti sugli stessi scalini, il cielo che piano piano cambia le sue sfumature.
«Diciamo così» mi limito a rispondere. Ho mille pensieri, in realtà.
«Te invece non sembri stanco.» faccio un sorrisino, proprio all'angolo della bocca, guardandolo in faccia, dritto negli occhi. Cerco qualcosa che mi aiuti a capire cosa abbia di così diverso dagli altri. La sua presenza ha uno strano effetto su di me, la sua voce è cauta come le dita delicate che si posano dolcemente sulle corde di una chitarra, al tramonto. Io sono lo strumento ormai usato, con alle spalle anni e anni di momenti passati a far scivolare anonime note fuori dalla buca.
«Allora non sei abbastanza attenta.» scuote la testa, divertito. Cautamente alza il volto verso l'orizzonte, la coda del suo occhio che mi lancia qualche occhiata. Forse mi vuole decifrare, oppure si sta ancora chiedendo cosa ci faccia una tipa dai capelli blu qui, in riva al mare, a parlare con lui.
«Noto più dettagli di quanto tu creda.» torno seria, poggiando la bottiglia sulla sabbia, facendo una piccola buca in modo che stia in piedi senza perdere l'equilibrio.
«Se non fossi stanco, probabilmente non aspetterei il calar del sole» si volta, guardandomi profondamente come se mi stesse rivelando un segreto. Aspetta qualche secondo, il giusto attimo per capire la mia espressione. Sono brava a non far trapelare niente. Mi sono esercitata col tempo, purtroppo.
«Fai un bagno?» gli chiedo, sussurrando. Non so se sia una forma di riservatezza nei confronti di un ragazzo che non conosco, o solo perché penso che abbia appena condiviso qualcosa, che gli appartiene, con una sconosciuta.
«Già... sorpresa?»
«No, per niente. Ho capito che lo fai ogni volta che ti senti troppo...»
Non so se abbia capito il senso della mia frase, ma mi piace l'idea di essere in un certo senso misteriosa. Comunque non so nemmeno se capirebbe, certe volte i miei pensieri sono più contorti di qualsiasi altra cosa.
«Troppo cosa?» fa un sorrisetto, un ghigno divertito, tipico di chi ha capito perfettamente e cerca di costringerti a dire la risposta. È un tipo in gamba, sapevo che avrebbe capito.
«Troppo.» rispondo e basta, sorridendo. Mi alzo, lasciandolo solo con le sue domande. Con il suo essere riservato e strano, ha fatto scattare in me una strana curiosità che non riesco a levarmi dalla testa.
«Chris, non occorre nascondersi, certe volte.» mi grida, il volto serio e gli occhi che mi cercano, che mi osservano piano piano, lentamente.
Lo guardo, veramente. Faccio un piccolo sorriso, mi mordo il labbro inferiore e mi costringo a voltare le spalle, anche se vorrei continuare a osservarlo per capire tutto ciò che non ho compreso del suo essere.
«Lo terrò a mente!» gli dico di spalle, per poi incamminarmi verso Ryan che si sta scrollando i capelli, facendo cadere la miriade di goccioline sul pelo dell'acqua.
Mi sento come una di esse, dispersa in un oceano di emozioni troppo contrastanti fra loro.
«Ma ciao» ironicamente mi rivolgo a lui, il respiro che non è più appesantito come oggi, la mente che non sta più affondando tra i pensieri che mi attanagliano.
«Ehi Chris, scusa se ti ho fatta aspettare» mi fa battere il cinque sulla sua mano ancora umida per il bagno, il suo corpo che si asciuga sotto gli ultimi raggi di sole. Stanno scomparendo timidamente oltre un confine... che poi non è un limite, bensì l'inizio di un'altro spazio aperto. Da piccola pensavo che dopo quella linea blu non ci fosse niente altro. Avevo paura di cadere, di arrivare fino in fondo e di non trovare altro che vuoto. C'è sempre qualcosa di spettacolare nei pensieri dei bambini, nelle loro convinzioni e nelle loro fantasie. Mi affascina in un certo senso, ho sempre voluto capire a pieno cosa si metabolizza nella testolina di un bimbo... ma come posso pretendere di poterlo fare se, nella mia mente, è tutto un caos?
«Tranquillo, ho scambiato qualche parola con... con Chase» mi volto giusto il tempo per vederlo, ma non c'è già più. Sul penultimo scalino non c'è la sua mole, i suoi soliti pantaloncini o i suoi capelli biondi. Rimane la mia birra infossata un po' nella sabbia e, accanto, la sua. Sorrido.
«Quel cretino si sarà andato a preparare per farsi uno dei suoi soliti bagni serali...» ridacchia.
«Sì, me l'ha detto prima. Lo fa perché è stanco.»
«Non credo sia solo quello.» dice sottovoce, anche se sa perfettamente che l'ho sentito. Mi chiedo cosa possa portarsi sulle spalle, cosa lo renda stressato... cosa lo spinga a cercare la solitudine tra le acque dell'oceano.
STAI LEGGENDO
Indelebile come un tatuaggio
RomanceChioma tinta di blu, occhi ambrati e qualche tatuaggio rispecchiano la personalità indipendente di Chris, una ventenne che lavora in un locale di Brooklyn. Persa tra i suoi pensieri ed estremamente misteriosa. Una ragazza difficile da dimenticare e...