«Pronto?» risponde dall'altro capo del telefono.
«Luke!» esclamo felice di risentire la sua voce.
«Chris... da quanto.» mormora spaesato, confuso.
È sera e inoltre chiamo col nuovo numero, quindi ha impiegato un attimo a riconoscermi. C'è silenzio al di là del cellulare e capisco che non se lo aspettava. Mi rendo conto di essere tornata all'improvviso come quando me ne sono andata e non è bello; questo stupore che leggo negli occhi e nella voce di tutti mi fa capire quanto dolore e cose irrisolte abbia lasciato alle spalle quando non avevo il coraggio di affrontare quello che dovevo.
«Scusa per l'orario, non ho avuto tempo in giornata. Spero di non disturbare...»
Non ho avuto tempo in questi due anni, ecco la verità. Non l'ho voluto trovare, il tempo.
«No, anzi, mi fa molto piacere sentirti. Stai bene?» sussurra le ultime parole, come se fosse un azzardo chiedermelo.
«Sto veramente bene, Luke...» sospiro, come se non trovassi la forza di dire altro. Chiudo gli occhi e mi convinco a tirare fuori ciò che ho dentro «... Mi dispiace di essermene andata via così, ma dovevo, sentivo che era la soluzione migliore. In questi due anni ho capito tante cose, come sistemare i miei errori e... sì, sono tornata a New York di recente. Ci sono stata praticamente un giorno, non ho neanche avuto il tempo di fare ciò che dovevo che si sono presentati degli imprevisti e sono dovuta tornare.»
«Dove vivi ora?» mi chiede dolcemente.
«Coney Island, Brooklyn.» sorrido dentro di me. È stato la salvezza questo posto.
«Non sapevo amassi così tanto il mare» ridacchia, il suo essere scherzoso mi è sempre piaciuto. È stato un grande amico, oltre che il mio bravissimo tatuatore di fiducia.
Tante volte è venuto a casa mia perché gli avevo chiesto di disegnarmi qualcosa sul mio corpo; alcuni erano cicatrici che mi avrebbero ricordato brutte cose; altri erano ricordi belli. Solo qualche volta sono andata nel suo studio e ho avuto modo di conoscere i ragazzi che ci lavorano. Sono i migliori nel quartiere.
«Mi è sempre piaciuto in verità.» confesso, mangiandomi un po' l'unghia del pollice.
Chase me l'ha fatto apprezzare fino in fondo.
«Sono contento che tu mi abbia chiamato, spero di rivederti un giorno!»
«Purtroppo mi vedrai a breve, visto che ti ho chiamato anche per prendere un appuntamento. Devo risistemare un tatuaggio...» sorrido.
«È sbiadito?»
«No, ha solo bisogno di un ritocco.»
E penso a quel fiammifero che ho custodito tanto di quel tempo spento. Mi ero ripromessa che avrei realizzato cose belle, che avrei raggiunto aspirazioni e sogni... e avrei usato la mia carta vincente per vivere la vita più bella. Me l'ero ripromessa ma non pensavo che questo ragazzo di nome Chase con i suoi ciuffi biondi, la canotta trasandata e la pelle abbronzata, mi avrebbe portato alla conclusione che sì, questo fiammifero doveva accendersi con una bella fiamma tatuata.
«Quindi niente cover up, soltanto un ritocco in più.»
«Esattamente.»
Ci mettiamo d'accordo per l'appuntamento che sarà fra tre giorni.
Sto tornando come avevo promesso.Sistemiamo le valigie in macchina per poi sederci ai posti di guida. Chase ha deciso che avrebbe guidato lui all'andata e, perciò, mi metto comoda sul sedile senza staccare lo sguardo dal finestrino.
Rimango incantata come la prima volta da questo luogo. Che poi Coney Island non è granché di speciale ma quello che c'è, le persone con le quali ho avuto modo di stringere i rapporti, hanno reso questo posto incredibile.
«Sei sicuro?» gli chiedo, mente poggia le mani sul volante. Si è tolto il gesso da nove giorni e ne ha approfittato subito, fin dall'inizio, per farsi bagni su bagni. E ora vuole persino guidare.
«Rilassati.» mi sorride e si immette nella strada. «Tu, piuttosto, sei pronta?» chiede, lanciandomi uno sguardo di curiosità.
Sono pronta, Chase.
Sento dentro di aver la necessità di tornare in quella città piena di grattacieli, di caos, di persone. Ho bisogno di tornare tra quella gente e riconoscere gli amici e gli affetti.
Sento di essere pronta, sto già ricominciando a vivere da un po'. Ora torno là non per convincermi ancora di meritarmi questa felicità ma perché, sentendomi completa, so che mi farà soltanto bene.
«Aspettavo questo momento da un po', ormai.» gli confesso, per poi sfoderare un sorriso di gioia mista alla sensazione di realizzazione di tutto quello che mi ero messa in testa di fare.
Mi afferra il volto, lo gira verso di lui e mi lascia un bacio fugace sulle labbra.
Non abbiamo bisogno di parole.
Abbasso il finestrino e lascio che il vento mi scompigli i capelli come sempre, socchiudo le palpebre e prendo un respiro profondo, liberandomi. Percepisco una leggerezza dentro che mi fa star bene, non riesco a controllare il sorriso.
Guardo le altre macchine che sfrecciano accanto alla mia, nella direzione opposta. Mi ci rivedo in ognuna di quelle, mi ci rivedo al volante mentre guido veloce, come se avessi paura che qualcuno mi riportasse da dove sono scappata. Però ora sono dall'altra parte, da quella parte della strada che va verso la città dalla quale una volta me ne andai.
Oggi è diverso.
Oggi ci vado non più in compagnia solo di me stessa, ma insieme ad un uomo che non ha avuto timore d'innamorarsi, d'innamorarsi di una piena di problemi come me. Mi ha amata senza preoccuparsi delle conseguenze.
Forse sei stato un inconsciente, ma poi mi chiedo... e se non ci fossi stato?
Forse sono troppo egoista, ma non so se sarei qui, seduta su questa macchina in direzione di New York, senza il tuo aiuto.
Sarai stato anche azzardato ad amarmi, ma l'amore è follia pura. Non ci si cura di niente.
Forse ci sbagliamo a non pensare, ma certe volte è meglio.
Mi guardo e mi dico che io, due anni fa, avevo pensato con la testa di andarmene; se avessi lasciato parlare il cuore probabilmente avrei risolto prima le cose, non sarei scappata... ma non avrei incontrato te.
Parliamo sempre utilizzando dei "probabilmente", "forse", ma non ha senso quando ormai la realtà è un'altra. Non abbiamo bisogno di fantasticare, non si evade da qualcosa che esiste. Dobbiamo vivere nonostante l'esistenza possa sembrare difficile.
Credo di esserne uscita vincitrice, no?
Hemingway, quel gran soldato, diceva che l'uomo può essere sconfitto, non ucciso.
Io ho accettato, nel tempo, la mia sconfitta, non mi sono data per morta. Oppure ero sul punto di farlo, ma non sono stata abbandonata, mi hanno aiutata.
Non c'è niente di male a guardare le nostre sconfitte con delusione, perché succede.
«Grazie di essere qua con me.» sussurro, uscendo un attimo dalla bolla di pensieri.
Ho sempre la sensazione di non riuscire mai a fargli capire quanto sia stato fondamentale per me, durante le mie sconfitte.
Si volta un secondo per guardarmi.
«Sai che non ce n'è bisogno che tu me lo dica.»
«Io ne sento il bisogno, Chase.» ammetto più a me stessa che a lui.
«Lo so, anche se non me lo dici. Ce lo dimostriamo a vicenda e non abbiamo bisogno di ulteriori parole.» mi accarezza con la mano destra i capelli, un affetto così vivo che mi sento rompere sotto il suo tocco.
Cosa ho fatto per meritarti?
Ci rivolgiamo un sorriso di intesa e crolliamo nel nostro silenzio, in un silenzio che parla fin troppo.
Non so esattamente cosa sia l'amore, o se addirittura esista davvero. Non ho mai creduto ai libri, a quelle parole che mi sono sempre parse surreali.
So solamente che quello che siamo, quello che c'è tra noi mi colma di tutte le cose belle. Certo, ci saranno i litigi, le incomprensioni... ma sento di essere forte, di avere un fuoco che arde dentro e sono pronta a lottare per questo, che si chiami amore o che abbia un altro nome.
Non dare etichette alle cose non mi è mai sembrato un problema, e continua a non esserlo tutt'ora. Basta sapere di essere sua, di condividere questa felicità con lui senza che nessuno la rovini.
«Com'è New York?» mi chiede.
«È un posto che non fa più per me, ma c'è molto. Credo ti piacerà, ma sentirai la mancanza di Coney Island. È comunque affascinate come città, nulla da ridire.» ammetto, sincera.
«Se non fossero successe quelle cose in passato, saresti rimasta comunque lì?» mi domanda successivamente.
L'idea di non aver la possibilità di incontrarti e amarti mi destabilizza a tal punto che non riesco a pensare all'ipotesi di essere rimasta là.
«Non lo so proprio... ma non so se questa città sarebbe riuscita a trattenere il mio spirito libero.»
Forse mi sarei sentita soffocare in ogni caso. Me ne sarei andata alla ricerca di libertà, di aria fresca, per poter respirare. Forse non sarei stata capace di vivere quella quotidianità assordante e avrei avuto bisogno di evadere, anche solo per rendermi più indipendente, per dimostrare agli altri che ce l'avrei fatta a vivere al di fuori del nido in cui avevo vissuto per tutto quel tempo.
Comunque sono qui, ora, ed è quello che conta davvero.
Sta di fatto che non mi sarei mai aspettata di vincere su me stessa, prevalere sulle delusioni che non facevano altro che seppellirmi sotto la sabbia con il solo scopo di rendermi fragile. Non mi sarei aspettata di innamorarmi di qualcuno, di aprirmi al punto tale da rivelare ciò che sono davvero senza la paura di essere giudicata. Perché io ero abituata a mascherarmi, a vestirmi ogni mattina di assurde apparenze e noiosi pregiudizi su chiunque mi avesse rivolto parola.
Non mi sarei aspettata di sentirmi fiera di qualcosa, di essere arrivata fino in fondo senza deludere aspettative e desideri.
Non mi sarei aspettata tante cose, tutto.
Due anni sono tanti, sono abbastanza per una ragazza come me che aveva bisogno di riflettere sulle cattive abitudini, su stupidi errori che avevano distrutto ciò che avevo intorno.
Non mi sarei nemmeno aspettata di ritrovarmi su questa macchina un po' rovinata ad inseguire la voglia di riparare le crepe. A sfrecciare sull'asfalto che porta nell'unico posto dove tutto ha avuto inizio.
Mi volto verso Chase e sorriso inevitabilmente, senza controllarmi. Penso a quanto piacerà a mia sorella, ad Hazel, ai ragazzi dello studio. Penso a quanto mi fa piacere condividere quest'ultimo angolo di me con qualcuno che è stato disposto fin da subito a conoscermi senza intimorirsi davanti ai miei rifiuti, al muro che avevo costruito con la certezza che nessuno sarebbe stato in grado di abbatterlo.
Chase sei indelebile come uno dei miei tatuaggi, non te ne vai più. Per una volta qualcuno come te ha avuto il coraggio di non dissolerversi; mi sei rimasto accanto. Sei inchiostro su pelle, e questa volta non me ne vado, non ho timore.
Questi disegni in bianco e nero mi ricordano chi sono stata, quella che sono e quella che sarò per un tempo illimitato.
Alla fine sono passata dall'avere paura di un per sempre, a bramarlo.// spazio autrice //
Heii
Come va?
Annuncio ufficialmente che è il penultimo capitolo, quindi il prossimo sarà l'epilogo.
So che non è un granché, ma avevo bisogno, o meglio, Chris aveva bisogno di raccontare ciò che sentiva dentro, ciò che questo percorso le ha dato.
Spero di non avervi deluso e di non deludervi nell'epilogo (sarà sicuramente diverso dalle vostre aspettative).
Spiegazione: Luke, come riportato, è il tatuatore di fiducia di Chris nonché collega di Kyle (fidanzato di Hazel). Scoprirà soltanto a New York di conoscere tutto questo cerchio di persone e sapere che sono tutte legate tra loro.
(Le storie di chiamano RESTA COME INCHIOSTRO se volete leggere di Kyle ed Hazel, AMORE TATUATO SULLA PELLE dove invece c'è Luke ma si parla anche del suo gemello Jake e Jennifer, la ragazza che lavora nello studio di tatuaggi).
Spero vi sia piaciuto, anyway💙Personaggi del capitolo:
CHRIS
CHASE
tanta tanta roba!
Pronti a partire?!
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Indelebile come un tatuaggio
Roman d'amourChioma tinta di blu, occhi ambrati e qualche tatuaggio rispecchiano la personalità indipendente di Chris, una ventenne che lavora in un locale di Brooklyn. Persa tra i suoi pensieri ed estremamente misteriosa. Una ragazza difficile da dimenticare e...