Ricordo ogni istante. Ogni singola emozioni. Ogni battito del cuore che accelerava ogni qual volta che mi guardava alla ricerca di una qualche risposta che non volevo dargli. Ricordo il modo in cui si spettinava, di tanto in tanto, i capelli mentre i suoi occhi vagavano sul marciapiede che si stagliava di fronte a noi come l'orizzonte un attimo prima.
Ricordo il braccio che mi ha circondato le spalle, avvicinandomi al suo fianco, come se volesse prendersi cura di me nonostante non glielo stessi chiedendo, nonostante il nostro rapporto -che non riesco a descrivere. Ricordo i brividi sulla pelle, la mano che mi stringeva il braccio e il suo respiro che percepivo nella cassa toracica mentre si fondeva col mio. Ricordo i nostri passi, i miei incerti, i suoi troppo sicuri che mi assecondavano; i nostri occhi che s'incontravano raramente lasciando che si perdessero nel buio della notte. Ricordo anche quando siamo arrivati a quel bivio: da lì avrei camminato da sola senza il suo aiuto. Gli ho detto che potevo continuare tranquillamente, senza dimenticarmi di ringraziarlo. Ha annuito, guardandomi, cercando di capire se dicessi la verità. No, non la stavo dicendo.
Un timido sorriso era nato sul mio volto per rassicurarlo e per mostrare il mio riconoscimento. Mi aveva accompagnata fino a che non sentivo il bisogno di camminare con le mie gambe, dopo il falò, mi ha sorretto da tutto quel peso che mi si era scagliato contro senza preavviso, senza che ergessi delle mura per proteggermi. Ma lui era lì, era pronto ad aiutarmi e l'avevo ringraziato in silenzio, in un sussurro che mi riscuoteva, che mi metteva a nudo completamente, che mi faceva mancare il respiro, che mi soffocava la voce.Ingoio un groppo di saliva, sbattendo le palpebre. Mi alzo dalla panca, scostandomi dal vetro per lasciar scomparire l'alone che si è formato in superficie a causa del mio respiro.
Appoggio i palmi sul tavolo chiedendomi se possa continuare così.
Appena arrivata a Coney Island ero tormentata giorno e notte dai rimorsi, dal mio passato... ma ero riuscita a vincere, in un certo senso. Ero riuscita a controllare ciò che mi stava distruggendo e ora gli incubi sembrano tornare. La paura di far male alle persone che mi stanno vicino è tanta, soprattuto la voglia di allontanare i miei amici si fa più viva, visto che non voglio preoccuparli come due anni fa. Hanno fatto dei sacrifici per me, hanno speso del tempo prezioso dietro ad un'adolescente diciottenne che, con un soffio di irrazionalità, aveva fatto cadere il castello di carte.
Driiin, driiin, driiin
Sobbalzo leggermente, riaprendo gli occhi. Faccio un sospiro prima di accettare la chiamata.
«Chris, ciao, sono io» La voce è titubante, come se cercasse di non rompere ciò che ho già rotto, come se avesse paura di peggiorare quello per cui non mi do pace.
«Rox...» Il tono sembra disperato, come a voler aggrapparsi a quella ragazza che mi ha aiutata a rialzarmi.
«Come ti senti oggi?» Domanda, non ricevendo alcuna risposta. «Chase è passato questa mattina pensando di trovarti... voleva sapere se stessi bene...» Aggiunge poco dopo. Il frastuono di bottiglie e bicchieri arriva fino al capo del mio telefono, il vociare di gente che si diverte con un cocktail sulla spiaggia o in un bar durante la pausa pranzo. Il rumore che sento io, però, non si può neanche paragonare. Sento il respiro pesante e il cuore che pulsa senza darsi tregua.
«Ah...» Mi limito a rispondere. Lascio vagare lo sguardo per tutta la stanza alla ricerca di qualcosa di migliore da dire, ma la gola mi si è seccata.
Tieni così tanto a me, Chase? Perché continui a cercarmi? Perché lo fai, sapendo benissimo quanto sia incasinata? Da una come me dovresti scappare senza pensarci un secondo.
«Inizi alle sei, stasera?» Prova a chiedermi, ignorando il mio essere vago e la mia sorpresa nel sapere che qualcuno mi ha cercata per sapere solo come stessi.
«S-si... fino all'una circa»
«Allora ci vediamo qui, so che non stai bene» Afferma con la sua solita sicurezza.
«Rox, non aspettarmi...»
«... Promettimi che andrai da lui» La pienezza con cui dice l'ultima parola e l'intensità con la quale la pronuncia, mi fa rimanere senza fiato. I polmoni si svuotano, la testa che gira appena, le gambe che mi tremano.
«D'accordo...» Ingoio un groppo di saliva, annuendo anche se non mi può vedere.
Lei non sa dei nostri incontri, delle parole che ci siamo detti, degli sguardi che ci siamo rubati in silenzio, della strana sensazione che sento divamparsi nel petto... un calore che assomiglia molto a quello di un abbraccio.
«Io ritorno a lavorare, chiamami per qualsiasi cosa» Esordisce, interrompendo quei pochi e sfuggenti ricordi che hanno attraversato la mente come dei filmati riprodotti in sequenza.
«Grazie...» Sussurro, soffiando via la paura di perderla per le mie cazzate e il mio passato.
Perché non ho dimenticato nulla, ho ancora tutto conficcato nella testa come se fosse ieri il giorno in cui ho tradito Hazel, il momento in cui l'ho guardata negli occhi dicendole addio perché non sapevo risolvere i miei problemi. Quel giorno che ho abbandonato mia sorella Juliet, l'unica della famiglia, quando l'avevo appena ritrovata. Quel giorno che ricorderò, quel giorno in cui premetti il piede sull'acceleratore lasciandomi alle spalle le delusioni e la città in cui ero nata... consapevole che, in realtà, stavo solo scappando da qualcosa che mi avrebbe seguita ovunque.
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Indelebile come un tatuaggio
RomanceChioma tinta di blu, occhi ambrati e qualche tatuaggio rispecchiano la personalità indipendente di Chris, una ventenne che lavora in un locale di Brooklyn. Persa tra i suoi pensieri ed estremamente misteriosa. Una ragazza difficile da dimenticare e...