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Era steso sopra di me tentando di riprendere fiato mentre io lo baciavo lasciandogli morsi sulla parte superiore del petto e un po sul collo, sospirò lasciandosi andare del tutto su di me e lo spintonai per riuscire a scendere dal letto per andare in bagno, fortunatamente collaborò e mentre rubavo le sue pantofole, mi ricordai della torta e della panna.
«che intendevi con 'sporcarti' riguardo al tuo invito di prima?»
«ho sempre voluto mangiare una cosa del genere dopo il sesso» si strinse nelle spalle a disagio e io lo osservai qualche secondo cercando di capirlo.
«mi hai illusa per niente», borbottai una volta in bagno con la porta aperta prendendogli un asciugamano che bagnai per pulirmi.
«che stai facendo?» chiese sostenendosi sui gomiti per potervi vedere.
«secondo te?. Mi devo pulire se no non mi vesto più» spiegai ed alzò gli occhi al cielo prima di imitarmi.
Ci vestimmo e ci sedemmo sul letto mangiando la torta. Io fra le sue braccia, le sue labbra che non smettevano più di baciarmi dappertutto.

Il tempo era passato velocemente e mentre eravamo sdraiati a letto a parlare, suonarono il campanello e lui sorrise verso di me.
«neanche morta, è casa tua» lo spinsi giù e sbuffò scendendo.
Poco dopo sentii la voce di sua sorella che correva sulle scale per salire.
«dov'è?» la sentii urlare, non sentii la voce di Nick, ma la porta venne aperta di botto e subito dopo era su di me saltando ovunque.
«stai attenta, Lily, le fai male» Nick la tirò di lato e lei rise calmandosi.
«cosa stavate facendo?».
«ti aspettavamo per giocare».
«ah si?» chiesi con tono malizioso e mi fece l'occhiolino e il segno di stare zitta.

Lo seguii al piano di sotto perché doveva preparare da mangiare alla sorella, mi sedetti in salotto davanti al camino e controllai il cellulare.
Chiamata persa da mio padre. Sette chiamate.
Mi preoccupai e provai a chiamarlo, ma andava sulla segreteria, provai col fisso e al terzo squillo, rispose una voce roca.
«ehm..pronto?» dissi con l'ansia che saliva alle stelle.
«si, finalmente!» Alex.
«finalmente cosa, Alex!. Che ci fai a casa mia?» sospirai ancora confusa.
«tuo padre mi ha chiesto di chiamarti per chiederti se fosse tutto a posto».
«certo, ovviamente dopo essermi accordato con lui per una settimana intera sul fatto che sarei venuta qui. Cosa c'è Alex?».
«niente. Dove sei?» chiese e aspettai che smettesse di tossire manco si stesse facendo.
Nick mi abbracciò da dietro porgendomi una tazza di cioccolata calda, mi baciò sulla guancia tirandomi il lobo con i denti, mi morsi il labbro guardandolo dall'alto.
«grazie mille» sussurrai allungandomi per ricevere un bacio.
«per cosa?» rispose Alex ancora in linea. Tolsi gli occhi da Nick.
«non era rivolto a te e non mi hai ancora risposta» dissi brusca.
«tu dimmi dove sei» era fin troppo calmo per i miei gusti, per un attimo mi venne il dubbio che si fosse veramente fatto qualcosa e avrei voluto andare a controllare siccome era certo che mio padre fosse ancora al lavoro, ma mollare Nick per un ipotetico falso allarme..
«non so cosa tu stia facendo a casa, ma ti prego, non combinare cazzate» lo supplicai e riprese a tossire violentemente con versi di dolore.
«miseria, che hai?» mi allontanai da Nick uscendo in giardino e girai avanti e indietro sempre più preoccupata.
«solo un leggero mal di gola, tranquilla. Ero venuto a casa tua per farti compagnia, pensavo fossi sola, scusa» la sua voce si abbassava via via parlando e io mi sentivo male e in colpa.
«Ale, non scusarti. Se stai male, non dovevi uscire di casa, mi stai obbligando a venire».
«oh, vorrei tanto riuscire a farti venire. Dove sei?» controllai oltre la porta finestra dove Nick mi stava osservando pensieroso, alzai la mano per salutarlo e ricambiò con un sorriso smagliante, tornai ad Alex quando sentii un botto e poi la linea disturbata, urlai il suo nome diverse volte, ma non rispondeva più.
Riattaccai e nel frattempo corsi dentro prendendo sciarpa, giacca e scarpe, diedi un bacio veloce a Nick.
«farai prima in macchina» suggerì fermandomi dai fianchi.
«correrò un po, non preoccuparti» lo abbracciai senza la minima voglia di andarmene, infatti restai incollata a lui per un po.
«ora vai, a dopo» un bacio sulla fronte ed ero già fuori di corsa chiamando Emily per farmi spiegare meglio cosa avesse Alex.
«è stato male ieri e stamattina si era ripreso abbastanza da andare a scuola, io ora sono fuori, non so cosa abbia di preciso» spiegò, quindi la salutai e chiamai la madre.
«è uscito poco fa in stato delirante, ho provato a fermarlo chiudendolo in camera, ma è scappato ugualmente.
Ha la febbre molto alta e ho chiamato suo padre per andare a cercarlo». anche lei trasudava preoccupazione, mi limitai a dirle che era da me e bloccai il cellulare con il fiatone, non mi ero decisamente resa conto della lunghezza della strada.

Spalancai la porta di casa urlando il suo nome, in salotto trovai il cellulare a terra e il suo cappellino perciò capii che era rintanato in camera mia, quindi lo raggiunsi e nell'affacciarmi, lo vidi rigirarsi sotto le coperte con sti ricci sparsi sul cuscino.
«Alex» sussurrai avvicinandomi piano piano fino a sedermi sul bordo del letto.
Passai le dita tra i suoi capelli e lui si rigirò facendo versi di fastidio con il naso tutto rosso come le labbra quando le torturava insistentemente, allora gli toccai la fronte ed era davvero bollente e tremante.
Trascorsi secondi o minuti senza togliergli gli occhi di dosso dalla sua tenerezza e da quanto poteva essere stupido.
Perché era venuto a casa mia? Pensavo non centrassimo più nulla l'uno con l'altro, che ormai Max gli avesse fottuto buona parte della ragione, che dopo il mio comportamento non ne volesse più sapere di me.
Eppure era lì, si era intrufolato in casa mia senza chiavi, malato e delirante, per non parlare del perché fosse in camera mia.
Il suono del suo cellulare mi fece prendere un colpo dallo spavento, guardai chi era e appena letto il nome, imprecai rispondendo.
«cosa c'è?».
«dov'è Alex? Mi avevano chiamato qualche ora fa per chiedermi se fosse con me, ma di oggi non ci siamo ancora visti».
«qualche ora fa? E solo adesso lo chiami? Non so dove diavolo sia. Ciao».
«ma se hai il suo c-» non aspettai e terminai la chiamata, contemporaneamente Alex aprì gli occhi disorientato, girò la camera con gli occhi prima di vedermi seriamente.
«sei arriv-» non riuscì a finire, balzò giù dal letto e corse in bagno. Lo sentii vomitare.
Presi un elastico e gli legai i capelli che cadevano in avanti, quando finì lo aiutai a spogliarsi malgrado i continui lamenti, lo obbligai ad entrare nella vasca e aprii l'acqua calda. Chiuse gli occhi addormentandosi di nuovo.

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