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Ce l'avevo fatta ad uscire di nascosto nel retro e dopo mille giri avanti e indietro indecisa su cosa fare, decisi di uscire seriamente e fare almeno due passi, ma come se fosse stato fatto intenzionalmente, apparì Alex al portone tutto incappucciato rendendolo quasi irriconoscibile.
«ehy» sussurrò sorpreso, ma la casa era mia e lui non doveva essere li.
«che ci fai qui?» chiesi acida e scoprì totalmente il viso, era tutto rosso con gli occhi pieni di lacrime che caddero subito dopo lungo la guancia. Persi un battito. Stronza per quanto lo ero, ma davanti a certe scene un po di cuore lo avevo ancora.
«Alex, tutto bene?» chiesi il più gentilmente possibile, ma le lacrime continuavano a scorrere e io non sapevo che fare, ero spaesata e avrei voluto abbracciarlo, ma ero pur sempre arrabbiata.
«so che avevi detto di non volermi più vedere, ma vorrei chiarire una volta per tutte e ti prometto di non farmi vivo o anche solo guardarti» disse asciugando le lacrime con la manica della maglia.
«mi spiace veramente tanto e se fossi stato un po più intelligente mi sarei fatto avanti senza tutte ste stronzate. Più che il fallimento, mi spiace perché ho messo di mezzo tuo padre che in realtà era il più contrario di tutti.
Mi spiace veramente anche perché sono consapevole che noi due dovevamo solamente essere amici e nulla di più, me lo avevi detto tempo fa e io non avevo considerato questo enorme problema.
È stato bello fin quando è durato e va bene cosi.
Voglio solo che finisca con un chiarimento, se no mi sentirei troppo in colpa per non aver insistito a chiarire.
E con questo, ciao» finì e si ricoprì a nuovo andandosene.
«Alex» sussurrai immobile e sotto shock quando era ormai lontano.

Ciò che passai nei giorni seguenti non lo avrei augurato a nessuno, nemmeno alla persona che più odiavo, perché era uno schifo a casa come a scuola.
Papà ancora mi ignorava e aveva detto alla nonna di tornare tranquilla a casa e che non ne valeva la pena di stare dietro a una ragazzina come me, a scuola ero sempre sola e Alex aveva cambiato gli orari di lezioni per non farli combaciare con i miei come avevamo sempre fatto.
L'unico sfogo che avevo era immergermi nello studio o restare chiusa in casa tutto il giorno a guardare film su film, perché non potevo uscire senza il consenso di papà e anche se avessi chiesto il permesso non mi avrebbe risposta, perciò lasciai perdere.

"Pensa di fantasticare con la mente ancora per molto?" Mi riprese la professoressa di economia schioccando le dita davanti ai miei occhi, mi scusai imbarazzata sotto le risatine dei miei compagni, tornò a spiegare e presi appunti senza capire più di cosa stesse parlando.
Il campanello suonò una decina di minuti più tardi e tutti scapparono fuori mentre io ero ancora intenta a sistemare le mie cose e cercare l'aula seguente in cui avrei dovuto fare arte.
«tutto bene?» chiese la professoressa e la guardai stranita una volta alzato il viso.
«ehm, certo» risposi sospetta, lei non sembrò convincersi e si alzò venendomi incontro.
«sta tremando» mi fece notare posando la mano sulla mia, solamente lì notai che in realtà non stavo affatto mettendo a posto le cose, ma tenevo la penna fra le dita puntata verso lo zaino.
«no, no, ero distratta, tutto qui» scossi la mano come nel tentativo di far funzionare la penna una volta liberata e raccolsi le mie cose uscendo.
Arrivai nell'aula giusta e presi posto al fondo sospirando.
«buongiorno anche a te» disse il professore spuntando da dietro la porta, quest'ultima venne chiusa mostrando il disegno di un cuore e di due occhi disegnati stupendamente come solo lui sapeva fare.
Abbassò gli occhiali facendomi l'occhiolino.
«è da un po che non vedo te e Alex insieme alle mie lezioni» disse sedendosi a gambe crociate sul mio banco.
«ehm, lui ha preso altri impegni ed è stato costretto a cambiare orari» mentii non volendo affrontare quel discorso.
«strano. Ieri mi ha detto la stessa cosa di te» rispose dando fine alla conversazione, riaprì la porta e chiamò gli alunni avvertendoli che la pausa era finita e chi non entrava subito sarebbe restato fuori fino alla fine dell'ora con tanto di annotazione.
Per tutta la lezione non feci altro che rimuginare sulla sua risposta anche se non dovevo proprio pensare ad Alex.

La giornata scolastica si era conclusa cosi e percorsi la strada verso casa uscendo fra i primi da scuola per non fare spiacevoli incontri.
Mi superavano tutti sia in macchina, bici che skate e quello che volevo evitare accadde, ma nel modo peggiore possibile.
Forse non mi avevano riconosciuta da dietro o vista, preferii pensarla cosi, perché proprio Alex mi superò d'improvviso rincorrendo Max mentre gli urlava di fermarsi.
Mi fermai io portando la mano al cuore apparentemente per controllare i battiti, ma c'era di più. Molto di più.


Capitolo di passaggio, dal prossimo ci disperiamo tutti.

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