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Mi scuso già per gli errori, rileggo ma sono troppo distratta comunque❤

buona lettura😘



Credetti d'aver visto il casino già prima, ma l'arrivo dell'ambulanza mi fece sentire in colpa, male per non aver valutato subito la gravità della cosa e stupida per aver dato quella spinta forte.
L'espressione preoccupata dei soccorritori non prometteva nulla di buono e l'umore di papà era totalmente mutato da essermi presa una sberla per ciò che avevo fatto e il rimprovero più umiliante della mia vita per non essere intervenuta dopo l'accaduto e per non averli avvertiti subito.
"Non so come cazzo ti ho tirata su. Capisci la gravità della cosa? Sta rischiando la vita!. Cosa devo dire ai suoi genitori a questo punto?" Era veramente arrabbiato e dovette fermarlo Thomas dal continuare ad aggredirmi.
"Viene lei?" Chiese un soccorritore e mio padre annuì.
"Ti raggiungo dopo" si baciarono e abbracciarono prima che mio padre salisse sull'ambulanza e andassero via.

"Non pensa davvero nulla di quello che ti ha detto, è solo preoccupato, cerca di capirlo" Thomas provò a consolarmi quando, dopo neanche cinque minuti, crollai in lacrime seduta in mezzo al salotto, non stetti nemmeno ad ascoltarlo tant'ero incazzata con me stessa e terrorizzata al pensiero che gli accadesse qualcosa di irreparabile. Lo sapevo che non era normale il rumore che avevo sentito dopo la caduta, ma lui sembrava stare bene, credo, e non aveva dato nessun segno di chissà che a parte il gonfiore.
"Ehi Liliana, vuoi venire con me all'ospedale?" Thomas tornò dalla camera di mio padre con alcune cose messe nel suo zainetto. Mi porse la mano.
"Non chiamarmi così, mi da piuttosto fastidio"
"Sei tu che hai dett-"
"Bhe, non farlo" accettai comunque la mano e mi rimise in piedi, mi asciugò le lacrime con il bordo della sua maglietta e sorrise al mio aggrottare la fronte.
"Non credere di potermi conquistare con sto bellissimo sorriso" conclusi e anche se parevo più una barbona che altro, presi le chiavi della macchina di papà per lui, chiusi le porte e salii in macchina.

"Da quanto state insieme?" Continuava a farmi domande su domande riguardo me ed Alex e cercai di non alzare gli occhi trovandolo un tentativo per distrarmi.
"È un po complicato, ma nel senso poetico direi da quando eravamo piccoli"
"Tu e Steve?" Aggiunsi e scosse la testa imbarazzato.
"Non spetta a me dirti ste cose. Tuo padre ancora ti aspetta per parlarne con calma" disse marchiando il 'padre' per come lo avevo chiamato.
"Certo, certo, certo" sussurrai sperando che si facesse i cazzi propri a quel punto.
"Cos'è successo davvero con Alex? Credo che verrà coinvolta la polizia"
"Certo, con tutte le denunce che mi prenderò da parte dei suoi genitori"
"Non lo farebbero mai, ti adorano e capiranno, ma tu devi dire tutta la verità. Perciò..."
"Perciò nulla, lui a volte e un cretino sotto ogni punto di vista e io non ragiono mai prima di fare qualcosa. Come al solito" sbuffai andando dietro con il sedile e tolse gli occhi dalla strada per vedermi parlare.
"Non vorrei morire, sai" avvertii sperando anche che la smettesse.
"Quindi? Cos'è successo?" Insistette e se non mi fossi resa conto che in quel momento era forse l'unico a non attaccarmi, lo avrei trattato male per essere lasciata sia sola che in pace. Pensai per qualche secondo.
"Bhe, abbiamo avuto una discussione, gli ho detto che fra noi fosse finita e di non volerlo vedere più, ma si è presentato a casa a mia insaputa e mi ha bloccata con la forza per f-" ero sul punto di commettere lo stesso errore, ma lui era troppo furbo e mi lanciò solamente un'occhiata d'intesa invitandomi a proseguire. Arrossii.
"Mi teneva bloccata e, per liberarmi in un suo momento di distrazione, l'ho spinto sul petto con i piedi ed è caduto all'indietro proprio dalla nuca. È successo tutto troppo in fretta e lo sapevo che il rumore prodotto dalle sue ossa non era normale, ma lui si è alzato poco dopo senza far intendere bene i grado di dolore. La parte si è gonfiata subito, ma lui lo ha toccato un po e poi ha continuato a parlare. Te lo giuro, credevo fosse una cosa da niente che sarebbe passata con un po di ghiaccio" raccontai con le lacrime agli occhi per il brutto presentimento in tutto e per tutto, mi consolò con una stretta d'incoraggiamento sulla gamba e guardai l'imponente edificio dell'ospedale sempre più visibile davanti a noi.
"Andiamo a capire che cos'ha" parcheggiò in malo modo e mi prese per mano non vedendomi camminare.

"Qualcosa non va, decisamente" dieci minuti a cercare mio padre e lo trovammo al telefono in una delle tante sale d'attesa, la fronte aggrottata su ciò che gli veniva detto non prometteva nulla di buono, neanche il suo andare avanti e indietro con il pugno talmente stretto da mettere in evidenza le vene su un braccio fin troppo rosso per la tensione.
"Sty..." Thomas lo chiamò cautamente, ma non disse nulla eccetto il cenno con la mano per dire di aspettare.
"Si, Saint Michael, 2, la 44, quinto piano" si affacciò e io ritirai la mano da quello di Thomas andando a cercare il numero della stanza che era giusto dal lato opposto.
"Posso aiutarla?" Chiese il medico che guarda caso usciva proprio dalla stessa stanza.
"Si, sono la sorella di Alex. Sta bene?"
"La sorella?" Assotigliò gli occhi.
"Si, i nostri genitori stanno arrivando"
"Ah, bene. Per ora non posso rilasciare informazioni, stiamo eseguendo diversi controlli per capire perché il paziente non riesca a svegliarsi. Abbiamo bisogno di sapere esattamente cos'è successo prima dell'arrivo dei soccorsi"
"I-io, veramente s-sono stata...i-io a combinare...tutto" ammisi già con le gambe tremanti, lui mi guardò preoccupato e annuì semplicemente dicendomi che Alex era giù per accertamenti e che era meglio se per il momento fossimo restati solo in sala d'attesa.
"C-certo" tornai dietro con il cuore più pesante. Non si svegliava.
L'atmosfera era irrespirabile in sala e malgrado il dolore in tutto il corpo causato dall'ansia, non mi sedetti per non subire lo sguardo omicida di mio padre.
"Ora sei contenta? I genitori di Alex sono incavolati e sono dovuti partire subito dal lavoro. Verranno con la polizia" non sapevo se prenderlo come un aggiornamento o un altro carico da aggiungere alla mia collezione, ma ciò di cui ero sicura, forse, è che i suoi genitori sarebbero arrivati già con la luna storta.
Odiavano, odiavano dover lasciare il lavoro. Lavoro che non avevo mai capito con certezza, ma per quanto ne sapevo avevano un'azienda nel mondo delle grandi distribuzioni e una edile, per cui madre e padre si dividevano il lavoro in due città diverse, stradford e brighton, una più lontana dell'alta.
"Penso tu sia ingiusto nei suoi confronti. Poteva accadere a chiunque, Sty, e non è incolpandola di continuo che tutto si sistemerà" difese Thomas zittendo papà con un bacio prima che mi accusasse a nuovo.
"Intanto i genitori sono già inc-"
"E in quanto suo padre dovresti difenderla per questo, Sty" ancora lui non mi piaceva del tutto, ma mimai un 'grazie' dal profondo del cuore apprezzando il suo coraggio di mettersi contro un papà arrabbiato, che però pareva cedere sotto ogni richiesta o rimprovero di Thomas, cosa sorprendente, perché voleva dire che lo amava davvero.
Da quanto? Da quando?.

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