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"Non è portandomi la colazione a letto che risolverai tutto, sai?" Lo avvisai ancor prima che entrasse in camera mia una volta sentito il rumore del cucchiaio contro la tazza.
"Lo so, piccola, infatti non lo sto facendo per questo" lasciò la porta socchiusa e mi chiesi se non fosse stato per far origliare Thomas che sicuramente era ancora in casa.
"Non ho fame, portalo pure via, grazie" mi coprii la testa con le lenzuola per cercare di dormire, ma sentii il letto scendere un po sotto il suo peso e poi mi scoprì.
"Mi dispiace, piccola, non immagini quanto" mi guardò con gli occhi dolci, io alzai i miei al cielo e guardai il grande vassoio dove stava un piatto pieno di pancakes e la crema di cioccolato messo accanto.
Mi morsi il labbro inferiore troppo orgogliosa per dire di passarmeli.
"Lo vuoi?" Capì dal mio sguardo e negai ricoprendomi, ma ottenni lo stesso risultato di prima.
"Vuoi parlarne? Che ne pensi?" Tolse le ciabatte e salì sul letto stringendomi contro il suo petto, mi bacio sul collo e sulla guancia e non feci nulla, troppo stanca anche per parlare.
"Non lo so" sospirai per mostrarmi seccata ed essere lasciata sola.
"Sei arrabbiata?"
"No"
"Sicura?"
"No" alla risposta sorrise e mi morse sul lobo alzando parte della coperta su di lui.
"Forse hai bisogno di dormire ancora un po" prese ad accarezzarmi sul fianco rilassandomi incredibilmente e nel giro di poco mi addormentai.

Mi svegliai che erano quasi le due, più per la fame che altro e la prima cosa che feci fu guardare se ci fosse ancora il vassoio, ma nulla e il mio umore peggiorò sul momento.
Uscii in corridoio e le loro risate mi fecero passare la voglia di affrontare la giornata come se niente fosse, perché oltre ad essere carini insieme, parevano fin troppo felici per i miei gusti e invece di essere contenta anche solo al pensiero di avere fin troppi regali da scartare, ero scazzata e sotto sotto troppo arrabbiata e calma allo stesso tempo di fronte ad un possibile tradimento da parte del mio presunto 'ragazzo perfetto'.
"Ehi, la bella addormentata" mio padre mollò la presa intorno alle spalle di Thomas e mi venne incontro, ma mi sconvolgeva troppo vederlo da quel punto di vista da un giorno all'altro quando per me era l'uomo più etero e fottutamente attraente del mondo, mi tornarono in mente addirittura tutte le volte in cui avevo cercato di iscriverlo su un sito d'incontri, dove fra l'altro una volta gli avevo trovato la donna ideale a cui ha poi dato buca all'ultimo momento, e lui mi beccava sempre rimproverandomi.
"Ciao" salutai con un cenno guardando dietro di lui un Thomas evidentemente a disagio e con indosso un completo di mio padre.
"Ti ho preparato tante cose buone" sorrise indeciso su come comportarsi sotto il mio sguardo perso nel nulla, ma lo vidi con la cosa dell'occhio porgere la mano a Thomas che si alzò stringendola, e poi mi seguirono in cucina.
"Papà, le lasagne, grazie" mi sforzai di dire e mi sedetti a tavola mentre mi serviva gentilmente.
"Questo e altro" posò sul tavolo piatto e forchetta, mise i guanti da forno e tirò fuori i muffin e i biscotti al cioccolato, li posò sul ripiano e battè il cinque all'altro prendendo un biscotto su cui ci soffiò per raffredarlo.
"assaggia" lo avvicinò alle labbra di Thomas che ne prese un pezzetto tenendolo fra i denti.
"Attento a non scottarti, Thom"  lo mise in guardia mentre quest'ultimo annuiva e lo mangiava.
"Sei veramente bravo, è piuttosto buono" si complimentò e mio padre gli passò un dito vicino alle labbra per togliere un briciolo. Impazzii.
"oh, andiamo! Siete seri? Vado a mangiare in salotto se no impazzisco qui" si zittirino di colpo immobilizzandosi e li lasciai soli masticando alla forte percezione dei nervi che stavano riemergendo.
"È tutta colpa tua, non avresti dovuto imboccarmi e provocare con quelle dita"
"Bhe, tu me lo hai fatto fare senza lamentarti"
"Non è colpa mia se non riesco a negarti nulla" ribadì Thomas.
"Vi spiace parlare di queste cose un po più lontani da me!?" Urlai aumentando il volume della televisione.
"Scusa tesoro!"
"Si, scusa un corno. Almeno tu un ragazzo ce l'hai ancora" risposi fra me e me e finii il piatto solo per senso del dovere, perché l'appetito mi era più che passato.

Tornata in camera per fare il letto, trovai il cellulare in vibrazione sulla quinta chiamata da parte di Alex, chiamata che ignorai finché non iniziò a riempirmi di messaggi.
Mi sdraiai sul letto a leggere i sms in tempo reale senza rispondere, si vede che la cosa lo fece spazientire e tornò alle chiamate.
"Cosa vuoi?" Andai dritta al punto quando mi decisi a rispondere.
"Perché mi stai ignorando? Non dovevi andartene così ieri sera" ebbe la faccia tosta di mostrarsi un po arrabbiato e se prima ero calma, mi raddrizzai toccata nel profondo.
"Ah si? Non ricordo la scena in cui mi rincorrevi per impedirmi di andare via, perciò meglio se la smetti di fare il furbo, perché non sono nemmeno in vena di starti ad ascoltare, se proprio lo vuoi sapere" partii con le pulsazioni a mille a causa della forte tensione.
"Ehi, ehi, che ti prende? Perché sei così arrabbiata?"
"Per sta domanda del cazzo ti manderei anche a quel paese, ma no, chiedilo a quella stronza di Dove che ieri era in camera tua con buona parte delle tette fuori. Non voglio nemmeno delle giustificazioni, perché credevo che stare con me volesse anche dire stare praticamente lontana da lei e davvero, nulla giustifica il fatto che tu l'abbia lasciata stare da te" ero sul punto di riattaccare, ma mi chiamò diverse volte forse avendolo capito.
"No, no, no, piccola, mi dispiace non avertelo detto, ma posso spiegarti cos'è successo. Piccola?" Chiese non sentendo più nulla, infatti tenevo il cellulare un attimo lontano da me per non far sentire il respiro pesante e poi chiusi la chiamata, bloccai il numero e decisi che era finita.

Ero nel letto a crogiolarmi nel dispiacere, a ripetermi che fosse meglio cosi, ma che dovevo farla pagare a quella maledetta ragazza appiccicosa per aver rovinato un giorno che volevo passare con lui, per essersi intromessa quando per me era già morta e per non averci pensato prima, perché Alex non avrebbe mai detto di no ad un mio invito a restare da me, manco se avesse impegni alle prime luci dell'alba del giorno dopo.
Questo mi portò a capire che ultimamente tutti stavano prendendo gusto nel mentirmi e che ero divenuta troppo ingenua, stupida.
"Lily!" Mi alzai a scoppio ritardato e nel toccare la maniglia, la porta venne aperta malamente e venni spinta brutalmente sul letto.
"Che cazzo fai!" Urlai spostandomi contro la tastiera mentre lui chiudeva la porta e si toglieva la maglia con il viso arrossato e il petto che si alzava e abbassava freneticamente.
"Te ne devi andare!" Aggiunsi anche se ignorata e mi presi una paura fotta quando salì sul letto, mi tirò dalle gambe e mi sovrastò cercando di togliermi la felpa, lo colpii sul petto con i piedi, ma non sembrò sentire nulla e riuscì ad abbassarmi la cerniera pizzicandomi pure la pelle.
"Alex!" Urlai, proseguii a spingere i piedi contro quando mi palpò il seno e cercò di abbassare le spalline in modo da slacciare più facilmente i ferretti, ma ero troppo incazzata e confusa su quello che stava facendo, perciò afferrai un cuscino e glielo dirai in faccia distraendolo e gli arrivò un calcio sulla gamba e poi sul torace che lo fece cadere all'indietro e sbattere violentemente la testa sulla parte di pavimento non coperto dal tappeto.
Rabbrividii al rumore che fecero le sue ossa e mi coprii correndo da lui.
"Sei un cretino, sei un cretino" ripetei per tranquillizzarmi, ma lui teneva la testa spaventandomi tremendamente.
"Hai tanto male?" Chiesi accarezzandogli la nuca.
"Tu che dici? Non avresti davvero dovuto farlo" si tolse dal pavimento e si sdraiò sul letto facendo le smorfie per il dolore.
"Si, ma adesso non prendertela con me, ok? Te la sei cercata e non dovresti nemmeno essere qui, perciò sbrigati e vattene"
"Non me ne vado finché tu, grandissima testarda, non mi ascolti e mi credi, perché mi stai accusando di cose che non farei mai e ciò mi fa incazzare ancora di più" disse, girai intorno al letto per non lasciare che mi prendesse di nuovo.
"Alex, te lo ripeto ancora una volta. Te ne devi andare subito, perché non mi interessano le spiegazioni e per quanto vale, quella ragazza non avresti nemmeno dovuto vederla, perciò vattene" indicai la porta, ma scosse la testa e mi si avvicinò cingendomi la vita.
"Ti giuro che non è successo nulla"
"Non ci credo" gli pizzicai le mani per toglierle da me, ma vedendo che non mi ero opposta, mi baciò sul collo bloccando le mie mani dietro la schiena.
"Ho ancora le gambe, sai?" Misi in guarda pronta a tirargli un calcio, ma usò le sue per sviarmi.
"Vediamo se ne fai un buon uso" aggiunse.

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