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Ci rivestimmo il giusto per pulire la cucina e far sparire ogni traccia del nostro amplesso "amoroso" prima che mio padre ritornasse dal lavoro.
«Dove dovrebbe andare questo?» indicai l'armadietto apposito e mi fece l'occhiolino sistemando l'ultima pentola.
«La prossima volta ti farò fare tutto, sono sfinito» tolse i guanti e si sedette sulla sedia a guardarmi finire di pulire.
«Conta il pensiero. Almeno ci hai provato» gli mandai un bacio e lui sorrise con lo sguardo perso.
Finii anch'io e preparai un po' di insalata con tonno e finalmente mangiai ascoltandolo raccontarmi qualcosa della sua famiglia e dei suoi amici. Lo fissai negli occhi chiedendomi perché non lo facessi più spesso. Era stupendo.

I compiti erano sistemati e ci eravamo puliti e profumati dopo tutte quelle chiacchiere.
Ormai era pomeriggio inoltrato e sembravamo non avere intenzione di dividerci almeno per quel giorno, cosi lui mi propose di andare a fare un giro in centro ed io accettai.
Mi vestii in fretta e chiusi tutto prima di uscire, salii nella sua auto e guidò verso casa sua per cambiarsi.


«Potrebbero esserci i miei genitori e la mia sorellina, perciò saluta e sali, altrimenti ti tratterranno e non sarà piacevole» mi mise in guardia e risi annuendo per niente in ansia.

Parcheggiò davanti ad una casa in mattoni mille volte più bella della mia, anzi, non c'erano paragoni né per il grande giardino colmo di fiori cresciuti con cura che si intravedeva da fuori, né per le grandi vetrate che lasciavano intravedere parte di un soggiorno ultramoderno con divani in pelle color crema perfettamente combacianti con il colore dei mobili ed il tavolino che rifletteva tutti quegli abbinamenti.

Ero ancora a bocca aperta mentre apriva il portone automatico e noi ci infiltravamo nel vialetto che aveva ai lati una serie di rose mai viste prima d'allora.
Guardai oltre il lato opposto della macchina notando il giardino fatto a parco giochi con uno striscione che diceva "vietato acceso a tutti loro che no sono Lily" scoppiai a ridere immaginandoci dietro una bambina viziata e perennemente imbronciata.
«Eh si, ha il tuo stesso nome» Nick interruppe i miei pensieri per una cosa che nemmeno avevo notato. Strano che non me lo avesse accennato prima. Coincidenze?
Mi prese per mano ed entrammo in casa dove mi incantai nuovamente per la grandezza dell'atrio, davanti a me c'erano le scale a chiocciola che Nick aveva intenzione di farmi fare finché non sentimmo il saluto di una graziosa donna bionda sui quaranta.
«Tesoro, chi è questa bellissima ragazza? Piacere Sandra, la madre di Nick» mi porse la mano ed io arrossii per il complimento.
«Mamma, Lily, un'amica, Lily, mamma» ci presentò ed io la salutai a mia volta.
«Siamo di fretta, sono solo venuto a cambiarmi» la liquidò con un bacio sulla guancia e mi portò di sopra velocemente.
Aprì la porta di camera sua e si immobilizzò trovandovi la sorellina che si stava provando i suoi vestiti.
«Lily!» urlò esasperato.
«Quante volte ti ho detto di non entrare qui?» guardò i vestiti sparsi qua e là e sbuffò.
«Scusa, Nick. Ti voglio bene» andò ad abbracciarlo ed io mi intenerii.
«Si, ma non funziona cosi, la devi smettere o ti metto in punizione» lei scosse energicamente la testa e mi guardò con la coda dell'occhio.
«Ehi, ciao» le porsi la mano e si voltò verso di me stringendomi solamente il pollice, sorrisi con le mani ai fianchi e ispezionai la camera leggermente più grande della mia.
«Vai sotto dalla mamma, io mi devo cambiare» le aprì la porta aspettando pazientemente.
«Non vieni anche tu...?» mi domandò e lanciai un'occhiata a Nick.

«Lily, mi chiamo Lily» mi presentai.

«Ti chiami come me!» era più eccitata che mai.
«No, lei resta qui con me» disse semplicemente e la piccola corse sotto con ancora indosso la felpa di Nick.
«E' sempre cosi, fa la modella con i miei vestiti» spiegò liberandosi dai vestiti sporchi, lo ammirai splendidamente nudo davanti a me e mi beccai un sorriso malizioso.
«Faccio subito» disse e si chiuse in bagno, io mi sedetti sul letto con le gambe a penzoloni per l'altezza.
Impiegò solamente dieci minuti, meno di quanto aspettassi, perché i capelli erano splendidamente sistemati e non era niente male con i jeans, la maglietta bianca e la giacchetta di pelle.
«carino» mi sfuggì e mi ringraziò con una casto bacio.

Il parcheggio era sistemato e scendemmo davanti alla gelateria frendy's Co, io ci corsi ed appiccicai la faccia contro la vetrina.
«Non verrà da te in questo modo, forza» mi prese per mano ed ordinammo prendendo posto.
«Emily mi ha detto che ami i dolci, lo vedo» mi derise accarezzandomi le nocche.
«Ed a me ha detto che tu sei uno scemo, quanto è vero» gli feci la linguaccia e lui tirò la mia sedia vicino a sé e si allungò mordendomi il lobo e la guancia, mi coprii il viso ridendo e gli diedi una gomitata.
Ci portarono i gelati ed io assaggiai annuendo verso di lui.
«Buonissimo» sussurrai e lui ne prese un po' passandoci la lingua sopra.
«Dai, che schifo, mangiala e basta» dissi togliendo il residuo dalle sue labbra.
«Ok, ok» iniziò a mangiare ed io mi sedetti bene in modo da poterlo guardare.
I suoi cespugli viventi erano leggermente più lunghi e più ricci dalla prima volta che lo avevo conosciuto, gli occhi di profilo sembravano trasparenti, fatti ad acqua e le sue labbra, cielo, erano rosse come se avesse messo un leggero strato di rossetto.
«Hai finito?» mi interruppe accarezzandomi la guancia, scossi la testa mordendomi le labbra.
Gli passai un fazzoletto e si pulì alzandosi per togliersi di dosso le briciole del biscotto.
«Muoviti, io ho già finito» raccolse un po' della mia crema e se lo mise sulla lingua prima di andare in bagno.
Finii anch'io prima del suo ritorno e andai a lavarmi le mani, lo incrociai lungo il corridoio e mi mise contro il muro circondandomi la vita.
«Nick» sussurrai sulle sue labbra e rise.
Lo baciai di sfuggita scivolando lungo il suo corpo per poter andare a lavarmi le mani.
«Ti aspetto all'uscita» disse ed annuii entrando in bagno.


Doppio capitolo per farmi perdonare❤

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