24 - Alex

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«ti spiego dopo cosa ci fa qui, intanto portalo in casa. Vado a cercare il kit» detto ciò ci lasciò soli e lo odiai in quel momento.
«non basta importunare Jace davanti a scuola, ma hai anche la faccia tosta di venire a casa mia» mi disse di seguirla, ma non riuscivo a reggermi in piedi.
«bene, vuoi anche che ti porti sulla schiena? Magari ti offro anche un caffè, la cena e poi di faccio dormire in camera mia e già che ci siamo scopiamo per bene e ti regalo pure mio padre» si arrabbiò facendomi di nuovo il segno di seguirla, ma non lo feci.
«ok, resta pure qui. Io ci ho provato» girò sui tacchi e non me ne curai, piuttosto mi tolsi la felpa per metà per vedere se mi fossi solo graffiato sui fianchi.
«sono fin troppo buona» borbottò tornata dietro, mi sfuggì un sorriso di trionfo e mi aiutò ad alzarmi lasciando che mi appoggiassi a lei.
«grazie» sussurrai e non rispose.
Mi aveva portato in uno dei due bagni di sotto dove c'era già una sedia posta accanto al lavandino.
«seduto e togliti la felpa. Tieni la gamba distesa se vuoi riuscire a camminare subito».
«dov'è il tuo amichetto?».
«mio padre ha detto di portarti in casa e non ricordo la parte in cui mi diceva di raccontarti i cazzi miei».
Prese un panno bagnandolo con acqua bollente e lo mise sui miei fianchi.
La guardai dall'alto, i capelli sempre troppo lunghi legati a caso lasciando ciocche che le cadevano agli angoli del viso, aveva le labbra arrossate e imbronciate e i suoi occhi guardavano un po tutte le direzioni presumo per non dovermi guardare il petto.
Dalla distrazione, in un bizzarro momento in cui scordai del tutto ciò che era successo fra noi, mi azzardai a portare dietro le ciocche di capelli che sembravano darle fastidio cadute sull'occhio.
«non ti permettere ancora di toccarmi, stronzo» mi avvertì seguitando a premere per dispetto la parte dolorante ancora più forte, respirai a fondo per non dargliela vinta.
«e tu sei una testa di cazzo» ribattei.
«ripetimelo in faccia se ne hai il coraggio e ti giuro la perdita di una gamba all'istante» nel frattempo si era piegata con la faccia a due passi dalla mia.
«provaci, testa di cazzo» sussultò sollevando un piede, la avvicinò al mio dolorante e lo lasciò andare di colpo, secondi in cui sudai freddo e senza volerlo chiusi gli occhi, ma non sentii nulla.
«sei un odioso stronzo e non ti sopporto» mormorò portando le mani a circondarmi il viso e diede un'occhiata alla mia espressione basita prima di fiondarsi sulle mie labbra, le sforzò finché non li socchiusi e lei mi infilò la lingua in bocca.
«non trov-» Steve si bloccò sulla soglia e Lily si tolse come scottata mentre io non riuscivo ancora a reagire.
«non farti più vedere» disse prima di uscire superando tranquillamente suo padre senza imbarazzo.
«Steve..mi spiace io no-».
«sto facendo finta di non aver visto nulla. Togli le scarpe».

Ripresi ad aiutare Steve e distraendolo nel farmi raccontare aneddoti su Lily da piccola che non sapevo, facemmo tardi e io avevo un assoluto bisogno di dormire.
«dai, campione, almeno la cena te la offro» provò a convincermi per la millesima volta, ma restai sulla mia decisione e tornai a casa, mi lavai e crollai subito ringraziando il cielo, almeno non avevo da pensare ad altro per quel giorno.

La mattina, per la prima volta presa sul serio, mi ritrovai costretto a bere lo schifo di caffè che i miei bevevano per tenersi in piedi tutto il giorno, ero ugualmente a pezzi, proprio quello che volevo evitare.
Arrivai a scuola dirigendomi subito nell'aula della prima lezione, senza pensare minimamente al fatto che Dove forse mi stesse aspettando come sempre.
Il professore di arte fece il suo ingresso e scosse la testa alla mia vista.
«buongiorno, Alex. Gradirebbe un cuscino?» chiese e non mi immaginai che faccia potessi avere in quel momento, non ricordavo d'aver visto uno specchio prima di arrivare.
«buongiorno» risposi solo posando la testa sul banco.
Mancavano pochi minuti all'inizio della lezione e tutti stavano piano piano occupando i posti, però qualche secondo prima dello scatto della campanella, entrò qualcuno scusandosi per il ritardo e si mise alla mia sinistra; ciò che ne avvenne fu storia.
Le nostre occhiate divennero la lezione stessa e il tuo provocarmi con gesti inappropriati, magari anche fatti senza rendersene conto, cosa di cui dubitavo fortunatamente, mi tennero sull'attenti per non farmi sfuggire nulla.
Per un compagno che chiese in prestito una penna, Lily gli disse di averne una e si dovette alzare lasciando in mostra parte dei seni a causa della profonda scollatura.
Notai le occhiate di tutti quelli avanti e avvicinai il banco al suo prendendo la sua giacchetta e gliela tirai addosso fulminandola con gli occhi.
«che cavolo fai?» chiese ad alta voce e il professore si girò scrutandoci.
«che succede?».
«ehm, nulla, mi è partita la gomma e l'ha colpita» risposi sperando stesse zitta.
Quei cretini ci presero gusto e continuarono a chiederle cose per cui lei doveva girarsi o alzarsi mentre loro si godevano la visuale dei suoi seni.
«ci scusi, ma dobbiamo uscire un attimo. Lily non sta bene» dissi incazzato e la trascinai fuori con la sua giacchetta, la portai verso i bagni e la sbattei contro il muro.
«ti avevo detto di non permetterti di toccarmi».
«da quando ti vesti da puttana per venire a scuola?» ignorai il suo avvertimento.
«scusa, scusa, da cosa, prego?».
«si, da puttana. Che cazzo fai con questa maglietta di merda? Non ti rendi conto che quei cretini ti stavano prendendo solo in giro?».
«tu sei un puttaniere e vedi di farti gli affari tuoi. Non sono stupida, li ho visti e si, l'ho fatto apposta» sembrava andarne fiera e io credetti di impazzire.
«non so perché sei tornata agli orari di prima, ma continua cosi e ti faccio finire male insieme a quei pervertiti» digrignai fra i denti cominciando a sentire il viso troppo accaldato.
«ah si? Finire male?» no, non avrebbe chiuso la bocca limitandosi a subire e io persi il controllo.
Se prima mi ero girato per andarmene, ora ero tornato dietro con un solo passo e la schiacchiai di più contro il muro facendole male ai seni e alla spalla, presi le sue braccia e ne portai le mani sopra di lei stringendo i polsi a pugno, il suo respiro accelerò a dismisura d'altronde come il mio e io aumentai la pressione come se volessi soffocarla.
«vuoi dire altro?» la sfidai non ragionando più dalla rabbia, girò la testa di lato mormorando cose sconnesse per non guardarmi.
Dovetti farle veramente male perché poco dopo scoppiò a piangere scivolando a terra quando allentai la presa.

Scusate in anticipo se ci sono errori❤

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