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Erano trascorse diverse settimane e Nick aveva preso l'abitudine di venirmi a prendere davanti a scuola dando un passaggio ad Alex ogni tanto, quando Max aveva "casualmente" impegni importantissimi da filarsela subito dopo scuola.
Alex si era ormai abituato al fatto che non ci rimanevo più male al trascorrere qualche giorno senza vederlo e si era anche abituato al fatto che stavo velocemente prendendo a dedicare tutto il mio tempo libero a Nick, per questo aveva smesso di venire a casa mia e anche aspettarmi ogni mattina per andare a scuola insieme.
Talvolta pensavo a come stavano finendo male le cose fra noi e mi rendevo conto che non era giusto essere arrivati fino a quel punto, ma lui si era goduto il suo tempo, mi aveva fatto impazzire con Max e mi ignorava allo stesso modo agli inizi e io passavo le mie giornate a disperarmi per lui, perciò ora che ero veramente felice con Nick, volevo godermelo ed evitare casini, gelosie o malintesi.
Il suo rapporto con mio padre era sempre lo stesso, ma si stava avvicinando il suo compleanno e non ero per nulla intenzionata ad organizzargli una festa e tantomeno andare da qualche parte insieme come da tradizione. Detto cosi sembravo provare rabbia verso di lui e tutto sommato poteva essere, perché vederlo ridere e scherzare con altri mi dava sui nervi, peggio ancora se lo beccavo in certi luoghi della scuola a fare cose sporche con Max.

Novembre era alle porte e il freddo cominciava a farsi sentire, partiva ancora il periodo dei maglioni e delle mie sciarpe a coperta, ma una cosa che amavo di quel periodo, era che ogni tanto Nick mi portava a casa sua a stare davanti al camino acceso, a parlare delle mostre giornate, lui del lavoro e io del mio andamento scolastico e dei cambiamenti che avevo deciso di fare in vista del nuovo anno.
Il 28 di ottobre cadde su uno di quei giorni, la mattina andai a scuola come al solito, seduta tutto il giorno nel mio banco allora non più in ultima fila con Alex, ma in prima con Gil, una delle nuove compagne che avevano cambiato corso quell'estate.
Capivo molto di più e i miei voti salivano sempre di più anche grazie alle ripetizioni di Nick che oltre al lavoro trovava tempo per assicurarsi che non mi buttassi via.
All'intervallo, scesi alle macchinette a prendermi un panino, lì, vidi Alex seduto con le cuffiette contro una delle macchiette, muoveva la testa a ritmo della musica e messaggiava con qualcuno, tentai di avvicinarmi, ma mi precedette un altro ragazzo che si sedette di fronte a lui porgendosi a dargli un bacio. E Max?
Presi il mio cibo e tornai in classe lasciando i miei pensieri alla macchinetta numero cinque, proprio quella dei miei m&m's.
Il pomeriggio, puntuale come sempre, salii nella macchina di Nick che mi strinse fra le braccia baciandomi.
«ti ho pensata tutto il giorno e mi sei mancata» disse mettendo in moto.
«mi sei mancato anche tu» ammisi aggiustando la sciarpa.
Partì subito verso casa mia per andare a prendere la mia roba per la sera, mi aveva invitata a casa sua in assenza dei genitori. La piccola Lily sarebbe rimasta a scuola fino alle quattro e poi la zia l'avrebbe portata a casa da Nick.
Durante il tragitto vedemmo Alex camminare con il cappuccio in testa peggio di uno dark, era quasi in mezzo alla strada e pareva non sentire i clacson delle macchine che lo stavano avvertendo, allora feci fermare Nick e gli corsi incontro facendolo voltare e strappando via le cuffie.
«sta attento» gli dissi e mi rivolse un leggero sorriso.
«ah, ciao Lily, sei tu» tolse il cappuccio e solo allora notai parte dei suoi capelli colorati di giallo.
«ma che cazzo hai combinato?» chiesi scompigliandoli, lui si scansò in una muta avvertenza.
«diciamo che qualcuno ha un modo tutto suo di reagire ai malintesi» mi venne da ridere per la faccia da finto innocente con cui mi parlava e mi sarei fermata a indagare di più, ma morivo dal freddo e Nick stava aspettando.
«vuoi un passaggio?» chiesi e lui negò rimettendo le cuffie.
«ok, ma sta attento sulla strada!» raccomandai ed annuì salendo sul marciapiede.
«tipo interessante quel Alex. Cosa aveva?».
«nulla, solo un incidente a scuola».
Posò la mano sulla mia coscia accarezzandola e salendo piano piano.
«tu come stai oggi?» mi buttai sul racconto della giornata e lui guidava deridendomi ogni tanto per certe battute scadenti.
Casa mia era vuota, ma fortunatamente pulita, cosi evitai di sporcare altro e salii con Nick che mi diede una mano con i vestiti da mettere in borsa.
«sei forse la prima ragazza che conosco che non porta tutto dietro "per sicurezza"» disse mentre mi passava lo spazzolino.
«per un giorno, cosa potrà mai accadere?» alzai le spalle indifferente e chiusi la porta.
«mai dire mai, piccola» sussurrò prendendomi in braccio e mi portò fuori.

Una volta entrati da lui, mi attirò solo l'odore di una torta ancora in forno, buttai malamente le mie cose a terra e andai ad inginocchiami davanti al forno.
«sta solo attenta a non bruciarti!» urlò dal salotto.
«non sono stupida fino a questo punto» borbottai ricordandomi in effetti che aveva detto di sapere cucinare, allora alzai gli occhi sul ripiano ed era vero che la sua cucina era totalmente diversa dalla mia.
«Nick non mente mai» apparì dietro di me alzandomi da terra, mi bloccò dai fianchi baciandomi sul collo.
«per una volta che hai ragione» mormorai voltandomi e lo fermai dal mento baciandolo.
«non tentarmi, sta volta ho fame io» mi liberò e mise i guanti tirando fuori la torta.
«aspettando che si raffreddi, apparecchio la tavola di là» io preferii tenere d'occhio la torta, ma intanto tirai fuori il neccessario passandoglielo.

Era tutto sistemato ed eravamo seduti vicini intorno ad un tavolo per almeno dieci persone, Nick continuava ad imboccarmi malgrado i miei lamenti, perché se dovevo mangiare il ragù di patate, proprio tra i miei piatti preferiti, avrei voluto farlo da sola in modo da abbuffarmi in piena liberà, ma in quel modo, ero obbligata a fare la signorina e non sorridere subito per non avere delle cose fra i denti.
«no, basta, sono piena ora» spostai il viso dall'altra parte e lui annuì posando la forchetta.
«quindi niente torta?» sorrisi anch'io per l'occhiata di sfida.
«ovvio che si».
«bhe, allora avrei un'idea, sempre che non ti dia fastidio sporcarti un po» il suo tono malizioso era tremendamente eccitante, infatti ricambiai ed accettai di giocare qualunque cosa avesse in mente.
Smise di mangiare lasciando tutto sul tavolo e andò in cucina per qualche minuto, al ritorno, teneva in una mano la torta con la crema pasticcera che colava ancora, mentre nell'altra teneva la panna che era in frigo precedentemente montata per la torta.
«non voglio sporcare qui, andiamo di sopra» lo seguii di corsa e mi disse di chiudere la porta, lo feci e posò tutto per poi buttarsi su di me sprofondandomi sul letto.
«Nick, che fai?» chiesi quando tirò via le lenzuola assieme al piumone.
«te l'ho detto, cerco di non sporcare troppe cose» rise tornando su di me e in una frazione di secondi le sue mani erano sotto il mio maglione provando a togliermi il reggiseno, miracolosamente ci riuscì e mi ribaltò a pancia in giù strappandomi un grido di paura, dopo essermi abbassata la lampo dei jeans, lui lo tirò via passando le labbra lungo la mia spina dorsale lasciando morsi e carezze, poi strinse fra le mani i miei glutei e io mi appoggiai sui gomiti e gemetti nel momento in cui si spinse contro di me per farmi sentire la sua erezione, in una frazione di secondi era splendidamente nudo dietro di me e mise due dita dentro di me per prepararmi, li spinse a fondo sforbiciando con possesso, poi in un solo colpo mi penetrò da dietro sbilanciandomi in avanti. Per poco non cadevamo uno sopra l'altro.
Mi resse dai fianchi stringendo la presa il più possibile e acquistò velocità piegandosi per potermi baciare, allora girai il viso e incrociai i suoi occhi leggermente lucidi come se avesse pianto poco prima, ma mi rivolse un sorriso stupendo prima di riuscire a mordermi le labbra, non resistetti e mi allontanai obbligandolo ad uscire da me, lo feci sdraiare sul fianco e lo sovrastai baciandolo con foga fino a sedermi su di lui, ma prima mi trattenne sulle gambe piegate e rientrò dentro di me lasciandomi la libertà di prendere il ritmo.
Le mie mani viaggiavano fra il suo corpo e tra i ricci ancora più scompigliati del solito e sembrava gradirlo dai gemiti sulle mie labbra, a furia di non riuscire a staccarci, gli morsi la lingua e lui rise fermandomi.
«scusa» sussurrai ridendo insieme a lui e si vendicò stringendo fra i denti il mio capezzolo facendomi urlare, lo colpii sul petto e ci fermammo un attimo fissandoci divertiti. Solo qualche secondo.
Riprese a muoversi e io contemporaneamente già vicina al culmine.
«non.mi.stancherò.mai.di.te, piccola» disse fra un gemito e l'altro e circondandomi i seni.
Affondò dentro di me un paio di volte, io mi strinsi intorno a lui venendo, mi seguì poco dopo abbracciandomi forte mentre il rumore del suo respiro si confondeva col mio.
«Dio! Lily» mi baciò sul collo mordendo e passando la lingua sul punto.

Solo Sesso Per DifesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora