52

6.4K 119 65
                                    

«Sono stata sveglia tutta la notte a guardarti,
chiedendomi cosa c’è nella tua testa.
Mi sono sentita in questo modo,
con così tanti fin'ora,
ma questa volta mi sento
come se fosse la prima volta.
Scompiglia il letto assieme a me,
esci da sotto le coperte, sto aspettando.
Penso che dovrei appuntarmi
ogni parola che dici,
non me le voglio dimenticare.
Sono felice di essere sdraiata qui,
semplicemente felice di essere qui,
sono felice di averti conosciuto.
Cantami una canzone, la tua nuova canzone.
Per favore lascia il tuo sapore sulla mia lingua,
un fermacarte sulla mia schiena.
Coprimi come se tu fossi una coperta»


Caro Alex,

Sappi che invece di questa lettera, vorrei tanto essere presente il giorno in cui ti sveglierai per potertelo dire di persona, ma ormai è da tanto che non metto piede in quell'ospedale e semmai lo facessi, non so davvero come potrei reagire alla vista di te sdraiato in quel letto da troppo, troppo tempo.
Mi dispiace, mi dispiace per ogni cosa, perché se sei in questo stato, è solo colpa mia e della mia solita ignoranza.
Ovviamente le cose potevano andare diversamente e questa, invece di una lettera d'addio, poteva contenere parole diverse, le parole che hai sempre amato sentirti dire e che io avrei amato ribadirtele all'altare.
Si, Emily proprio non sa mantenere segreti e mi ha praticamente riferito ogni tuo piano per il futuro. Il nostro.
Mi dispiace, mi dispiace perché eravamo arrivati in quel momento di pura magia dopo la sera del mio compleanno e ti giuro, ero pronta a fare ogni cosa per renderti il ragazzo più felice del mondo, ma io sono qui a bagnare questo foglio bianco di stampante con le lacrime, perché è da tanto che non ti vedo. Mi manchi, lo sai. Hai sempre saputo quanto fossi sincera in queste cose e non so nemmeno come ho fatto ad arrivare fin qui senza di te.
Mi sono diplomata senza di te e papà mi ha portata alla nostra vacanza dicendomi che dovevo smetterla di disperarmi, perché tu non lo avresti accettato.
Alex, non sanno nulla, loro non sanno nulla di noi due e mi fa infuriare sentire queste stronzate.
So che non me lo perdonerai, dico, l'essere andata avanti senza di te, aver superato la cosa cosi 'facilmente'.
Ho dovuto, Alex, ho dovuto farlo, perché mi stavo buttando via come prima, come al nostro inutile litigio e credimi se ti dico che per me era la via più semplice, ma papà non ha assolutamente accettato la cosa, addirittura minacciandomi di spedirmi dritta dritta da uno strizza cervelli.
Ti avrei aspettato, non importa quanto, ma sai meglio di me che c'è un'immensa differenza fra aspettative e realtà.
Sono qui, ora bloccata nel mio avanti e anche se mento continuamente a me stessa, so bene, sai bene, che non riuscirei mai e poi mai a dimenticarti.
Lui dice di amarmi. Gli voglio bene.
Quando leggerai la lettera, io forse non sarò più qui, alla casa che custodisce tanti dei nostri segreti più improbabili e i nostri ricordi migliori, ma ricorda,
Io amerò sempre e solo te.
N

on ti dico addio, perché questo è un semplice arrivederci.
Un giorno, ci rivedremo.

"Lily, è arrivato e sta salendo!" Sentii mio padre urlare dal corridoio e imbustai velocemente la lettera lasciandola nel cassetto della scrivania, poco dopo lo vidi entrare con quella chioma che gli avevo fatto promettere di tagliare una volta finito con il trasloco.
"Mi sei mancata. Oggi la strada pareva infinita" tolse le scarpe e salì sul letto per baciarmi, ma scordò il berretto e mi colpì sulla fronte.
All'alzare il viso, mi guardò bene e capì dagli occhi rossi che stavo piangendo, buttò via quel dannato affare e mi fece sedere sulle sue gambe prendendomi il viso.
"Che succede?" Sussurrò baciando la fronte e negai con la testa, ma non lo accettò come risposta.
"Davvero, tesoro, che succede? È per la storia della paura di lasciare tuo padre da solo? Ci stai ripensando?"
"No, penso che lui e Thomas non vedano l'ora di restare soli" al solo pensiero di loro due, mi veniva da ridere per quanto mi avessero fatta impazzire in questi ultimi anni.
"Quindi ci stai ripensando?"
"No, no...non è questo. Sto bene, te lo assicuro" girai una ciocca dei suoi capelli fra le dita e lo baciai scendendo con lui mentre ricadeva sotto di me per farmici stare bene, portò le mani dietro la mia schiena e scese palpandomi il sedere, mi disse di aprire i pantaloncini e mi aiutò a sfilarle.
Ribaltò le posizioni e partendo dal collo, prese a baciarmi, ero un continuo muovermi per quanto mi eccitasse il modo in cui lo stava facendo, senza evitare i morsi, anche se tutte quelle che mi aveva fatto solo due giorni addietro, erano ancora troppo evidenti.
"Ah, no, basta" affondai le unghie sulle sue braccia per il morso improvviso sul capezzolo e ne feci seguire delle scuse.
Si bloccò del tutto e mi guardò dall'alto ancora non troppo convinto del mio stato, sorrise preoccupato e mi diede un bacio prima sulle palpebre e poi sulle labbra.
"Sei bellissima. Ti amo" me ne diede un altro e strinse i miei seni leccando ogni capezzolo, ciò mi fece contorcere sotto di lui andandogli incontro, dove era già tremendamente eccitato, perciò cercai di farlo smettere, ma rifiutò e slacciò il reggiseno per poi togliermi le mutandine.
Sentii le sue labbra sul ventre e l'attimo dopo nell'interno coscia, mi aprì le gambe il giusto e sentii il suo dito spingersi dentro di me, lo mosse di poco aggiungendone un altro e cominciò a muoverle deciso per farsi sentire.
Rafforzai la stretta sulle sue braccia e gli andai incontro mentre con totale velocità mi stava portando vicina all'orgasmo, ma non gli bastò così e si inginocchiò portandomi sul bordo del letto, sostituì le dita con la lingua torturandomi il clitoride, lo incitai a continuare e lo fece più velocemente fino a farmi chiudere gli occhi per il troppo piacere e non ci volle molto che arrivai al limite. Si tolse di fretta tutti i vestiti e senza prepararsi, mi penetrò strappandomi un grido.
"Hai male?" Strabuzzò gli occhi uscendo allarmato, ma non era cosi, solo ogni volta mi pareva cosi strano che non fosse realmente chi volevo, da farmi sentire un dolore iniziale che non c'era.
"No, no" annuii e tornò dentro muovendo i fianchi a ruota e con pura lentezza. La stanza si riempì dei suoi gemiti e del mio respiro, pesante per lo sforzo di prima. capendolo dal mio sguardo, si sostenne sopra di me e salì per potermi baciare, gli circondai il collo con un braccio e la mano libera la utilizzai per accarezzarlo lungo il petto, lo baciai con asporto, la lingua contro la mia, scontrandole, il rumore dei suoi denti che toccavano i miei quando voleva spostarsi sul mio collo e glielo impedivo per il bisogno di sentire le sue labbra sulle mie, di sentirmi al sicuro, sentire che ciò che stavamo per fare insieme fosse la cosa giusta, che non sarebbe finita male fra noi due, che la sua apparizione nella mia vita, quella sera, non fosse stata cosi casuale. che tutto sommato davvero mi piaceva e chissà, un giorno lo avrei amato davvero come meritava.

lo sentii, muoversi come se fossi la cosa più delicata, ma volevo di più, molto di più e mi alzai fino a sedermi su di lui ed averlo faccia a faccia, se prima non lo aveva fatto, in quella posizione entrò dentro di me fino in fondo e mi ci abituai in fretta facendo su e giù sopra di lui, fermando i sui gemiti con le labbra sulle sue, per scoprirlo tutto, sentire ogni lembo della sua pelle.

mi tenne dal mento scoprendomi il collo, ci lasciò una scia di baci fino ai seni e tenni il corpo un po dietro affinché riuscisse ad arrivarci, prese in bocca un capezzolo e lo morse con l'intento di farmi sentire un minimo di dolore, poi lo leccò, ancora e ancora ripetendo la stessa cosa con l'altro, ciò mentre il mio basso ventre si contraeva  dal cumulo di tutte quelle sensazioni e poi venne dentro di me, mi strinsi intorno a lui e lo seguii poco dopo abbandonandomici addosso.

"Stronzo. ci stai provando e non mi avverti nemmeno. io dovrò portarmelo dentro per mesi" ricevette un colpetto sul petto che vibrò per la risata.

"Non so che dire. mi hai scoperto" mi accarezzò i capelli e sospirò, immaginai a cosa stesse pensando e anche se mi sembrava una decisione comune troppo affrettata, sorrisi anch'io.

"penso che sia inutile programmarlo. arriverà quando meno ce lo aspetteremo"

"hai ragione, tesoro, il piccolo Dylan arriverà quando sarà il momento" passò la mano sulla mia pancia e ci appoggiai la mia intrecciando le nostre dita.

"Già. Dylan Alex Peterson" sussurrai immaginando un'orribile combinazione di me e lui. no, doveva assomigliare solo a lui.

"Tieni quelle mani lontane da lì, Theo. dobbiamo prepararci per partire. ci aspetta la nostra casa" dissi sentendolo palparmi.

"L'inizio di un per sempre insieme. confido nel futuro, piccola mia. adesso più che mai"

Ma per sempre era un tempo molto lungo.

Fine.

Solo Sesso Per DifesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora