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Nei giorni a seguire stavo male ogni volta da non riuscire ad andare a scuola.
Forse perché mi ero messa in testa che finché Alex sarebbe stato male, lo sarei stata anch'io, finché non si fosse alzato da quel dannato letto aprendo gli occhi, nemmeno io sarei uscita dalla camera.
Fatto sta che stavo male davvero: avevo spiegato a tutti come erano andate esattamente le cose e fortunatamente mio padre capì che tutto sommato non era solo colpa mia, ma i genitori di Alex non ebbero la stessa comprensione, infatti era da una settimana che la madre stava all'ospedale per sorvegliare Alex e mi avevano nettamente detto di stare lontano da lui per il momento, li capivo, era il loro unico figlio maschio e il cocco sia della madre che del padre, perciò vederlo in quello stato di coma e non sapere neanche dai medici cosa avesse di preciso, li mandava fuori di testa per la preoccupazione e automaticamente faceva si che se la prendessero con la persona che aveva causato tutto ciò.
Mi spiaceva con tutta me stessa, come ripetevo ormai da giorni, perché vero e perché nel momento sarei stata disposta a fare un patto con il diavolo per poter tornare dietro e chiamare soltanto mio padre a gran voce per farlo uscire da camera mia, non sarebbe successo nulla, saremmo rimasti alla litigata e fatto pace prima o poi.
Si sperava, però, che prima o poi si svegliasse.
"Ehi" mio padre bussò cautamente a causa del mio umore scontroso per ogni minima cosa.
"Ehi" sistemai la coperta sino al collo
"Ero con Peter dalla caserma" sospirò scompigliando i capelli, si accomodò accanto a me.
"..e?"
"...e, niente. Non vuole fare denuncia, ma bisogna comunque risarcire i danni"
"Oh papà, mi spiace cosi tanto" scostai la coperta e lo abbracciai piangendo ancora sorpresa che le lacrime non si fossero prosciugate per quanto avevo pianto quel giorno.
"Questo non è nulla, piccola, perché per ora è più importante che i dottori trovino una soluzione" sussurrò stringendomi più forte al petto.
"Cosa hanno detto, oggi?"
"Che non è in coma, ma allo stesso tempo pare esserlo. Il colpo è stato così forte che gli ha causato fratture sulla nuca, la cosa potrebbe aver causato qualcosa al cervello e sembra averlo paralizzato. Le ossa sono così rigide da impedire un qualsiasi piegamento di braccia o g-" si bloccò sentendomi tremare e rifiutò di continuare.
"Ti devi riprendere anche tu, piccola. Ne riparleremo quando sarai pronta"
"Papà, sono pronta, voglio sapere tutto. I suoi genitori ora mi odiano e non posso nemmeno andare a trovarlo, perciò aggiornami. Ti prego" mi alzò il viso per darmi un bacio sulla fronte.
"Quando saprò altro, piccola. Cambiando argomento, Thom mi ha detto che gli hai fatto domande riguardo 'la cosa' e non ha voluto rispondere" ritrovò il sorriso e per qualche ignota ragione sorrisi anche io.
"Ero solo curiosa" alzai le spalle indifferente e asciugai le lacrime.
"Se vuoi parlarne, sono qui, posso risponderti io"
"Non c'è da parlarne, papà...solo, non capisco come sia possibile..capisci? E poi per quanto me lo hai nascosto? Thomas da dove spunta? E con mia madre?" mi pentii per l'ultima domanda soprattutto perché al sentir nominare quella persona sentivo solo dolore e odio.
"Con tua madre, come ti ho già detto, è stata tutta una storia complicata, ma so di sta cosa da un po di anni. L'ha capito nonna per l'esattezza e ho ignorato il suo consiglio di dirtelo, perché eri piccola e non volevo turbarti"
"Penso che sarei stata comprensiva, papà, mi hai sempre insegnata ad avere una mentalità aperta verso le stranezze del mondo e non sto dicendo che l'essere gay lo sia, ma se me lo avessi detto subito sono sicura che avrei capito" annuii per rassicurarlo e tornai nella sua stretta.
"Lo so, ho sbagliato. A dire il vero avevo in mente di non uscire mai con nessuno per non creare problemi fra noi, ma poi un giorno Mark mi ha presentato Thomas e l-"
"Quanto tempo è passato da allora?" Lo interruppi.
"Tre anni"
"Tre cosa?!" Mi allontanai un attimo e si strinse nelle spalle dispiaciuto. E faceva bene, cazzo.
"Da quanto state proprio insieme e perché hai deciso di dirmelo proprio ora?"
"Due e mezzo. Fin da subito gli ho detto che non avremmo mai potuto uscire insieme ovunque, perché non mi sembravi pronta ad accettare qualcun'altro. Ha capito e accettato la cosa, ma dopo tutto questo tempo mi dispiaceva e conoscendolo meglio sono certo che se gli dessi una possibilità, ti piacerebbe tanto. È fantastico" rimasi scioccata per l'aria sognante con cui parlava, soprattutto perché i suoi trentott'anni proprio non li dimostrava.
"Me lo stai praticamente chiedendo"
"Di fare cosa?"
"Di andarci d'accordo, perché è arrivato quel momento. Ora vi sentirete liberi di fare qualsiasi cosa, di sbattermi la relazione in faccia, poi lui comincerà a passare molto tempo qui e inizierete ad uscire ogni giorno lasciandomi sola, poi si crederà della famiglia e cominceranno le dormite continue qui, farà si che litigheremo sempre e poi ti manipolerà finché non si trasferirà in casa nostra" ero seria, ma lui rideva.
"Piccola, guardi troppi film. Lui non è così, gli ho già detto come sei fatta e lo sa benissimo che deve lasciarti il tuo spazio senza essere invadente. È riservato di suo e molto comprensivo, non per niente l-" scosse la testa guardando l'ora, poi cercò di liberarsi.
"Per questo lo ami?" Annuì sospirando.
"Bhe, ovviamente avrei preferito saperlo da te e in altre circostanze, ma ehi, da come parli di lui, sembra proprio l'uomo per te e non potrei essere più felice" mi porse la guancia, ma lo abbracciai prima che mi dicesse che Mark lo aveva chiamato per iniziare a lavorare già. Erano le quattro passate.
"Spero non sia una scusa per uscire con Thomas. Posso prendere la mia macchina?"
"Per ora no, questo è proprio vero. Da sola? No, hai paura e potrebbe essere pericoloso"
"Ti prego, ti prego. Prometto di essere prudente e guiderò piano. Voglio solo andare a fare un giro per distrarmi un po, sai" gli feci gli occhi dolci.
"Ok, ma se non sei troppo sicura di saperlo fare da sola, ti prego, lascia perdere. Chiamerò per controllare, forse finiremo tardi oggi. A dopo e stai attenta" aprì le tende accecandomi con i raggi e corse in camera a prendere la divisa da lavoro.

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