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Non potete immaginare i casini per le troppe cose da fare, perciò scusate se non aggiorno più frequentemente come prima.
Esco viva da questo mese e rimedierò a tutti sti ritardi.
Buona lettura❤


Entrammo in classe con la scusa che io stavo male ed Alex era rimasto con me e una volta tornati nei rispettivi posti, Alex mi prese la mano depositando un bacio sulle nocche e se la tenne poi sul cuore per tutta la lezione, cosa di cui mi preoccupai cercando di sapere cosa gli prendesse, ma non rispondeva e accarezzava di continuo la stessa mano con gli occhi sulla professoressa, intento a prendere appunti.

Alla fine delle lezioni il mio braccio aveva perso ogni sensibilità e mi trattenne a lungo in classe per farci uscire per ultimi.
"Ti va il pranzo subito fuori e poi andiamo al giardino delle rose?" Conoscevo bene quel luogo, grazie a lui d'altronde, perché aveva pensato di passarci un pomeriggio con me proprio nel periodo in cui ero nella modalità 'Alex appartiene solo a me' e la vista del paesino in cui si trovava da lassù, la bella giornata, il profumo estivo delle rose e quello di lui accanto a me, erano una combinazione capace di farti sembrare sotto effetto di sostanze, soprattutto per la tranquillità che emana quel posto.
Ricordo che quel giorno mi ero rifiutata di tornare a casa e mi ero addormentata poco dopo sopra un Alex disteso sotto di me e che mi aveva riportato a casa e quando stava per andare via, si chinò per darmi un bacio sulla guancia che io girai ricevendo il bacio sulle labbra mentre fingevo di dormire.
"Sarebbe fantastico, ma non sono certa del tempo" fuori il cielo non prometteva sole per tutto il giorno e non avevo con me qualcosa di pesante da mettere in caso di pioggia.
"Stiamo nel ristorante, vedremo tutto dalle vetrate" rassicurò anche se mi aveva ugualmente convinta.
Passammo a casa sua dove prese la macchina e partì per Berm, il paesino non troppo distante dal nostro quartiere.
Guidava con una calma non affatto da lui e gli occhi non si giravano neanche per sbaglio e di profilo, i profondi occhi azzurri sembravano liquidi.
"Tutto bene?" Osai e si voltò finalmente sorridendo da gran timidone quale non era.
"Si, perché?".
"Bhe, sei strano, e tranquillo, e mi preoccupo" alla risposta, il suo sorriso si allargò e si allungò baciandomi sulle labbra che porsi, nel farlo, però, la macchina uscì dalla corsia e urlai dallo spavento.
"Cazzo, Alex. Ti preferisco quando sei attento" rimproverai e rise riportando l'attenzione al posto giusto e mi rilassai chiudendo gli occhi felice di passare del tempo con lui.

La fregatura del giardino delle rose, era quella della salita, di cui vedevi l'arrivo irraggiungibile solamente quando ormai eri a metà strada, e quello del sudare non potendo passare con la macchina per quella via.
"Spinta per spinta?" Proposi ricordando la fatica dell'ultima volta in cui ci ero stata.
"Vedremo" strinse le nostre dita e cominciò la salita apparentemente senza fatica.
"Forse un po di palestra non mi farà male" commentai cercando di non pensare all'immenso sforzo che Alex stava attutendo nel tenermi accanto a sé.
"Sei ancora d'accordo per il weekend al nuovo locale?".
"Sicuro".
"Allora ti suggerisco di vestirti piuttosto elegante" sorrise fra se e se scuotendo poi la testa.
"Elegante quanto?" Chiesi elencando in mente i vestiti più scollati che possedevo.
"Il giusto, elegante da appuntamento importante, insomma" mi morse il lobo seguito da un bacio.

Finalmente in cima, mentre lui continuava a parlare senza freni, mi sedetti respirando a fondo e felice di non essere sudata, ma ciò non mi impedì dal desiderare di essere a casa mia.
"Su, cucciola" assottigliai gli occhi dal nomignolo e mi riprese fra le sue braccia portandoci al ristorante dove occupai con la cartella il tavolo più isolato e andai in bagno per controllare di essere un minimo guardabile.
Il viso era ancora arrossato per lo sforzo e i capelli un po sparati, ma grazie al cielo ero ancora intatta, perciò bagnai la faccia e mi rimisi al meglio raggiunsi il tavolo dove non vi trovai Alex.
Guardai attorno, ma nulla e considerando che pure lui potesse essere in bagno, mi rilassai scrivendo un messaggio a mio padre.

Io sono ancora immerso nel lavoro.
Hai preso i soldi?

Papà, ho sempre la carta con me, ma si, ho i soldi

Allora buon pranzo. A dopo, piccola.

«con chi stai messaggiando che ti fa sorridere cosi?» ricevetti un bacio sulla fronte e prese posto seguito da un cenno al cameriere.
«siete pronti per ordinare?»
«si, la numero 78. Tu, piccola?» diedi un'occhiata veloce al menu e finii per prendere lo stesso.
«grazie» mi disse il cameriere facendomi l'occhiolino, Alex sembrò notarlo e si strinse nelle spalle fulminandolo con gli occhi.
«è tut-»
«da bere?» lo interruppe, cosa che sembrò farlo incazzare di più.
«piccola, ti vanno bene due fosters?»
«si, si, grazie» sorrisi lanciando un'occhiata al cameriere che aveva un sorrisetto che non lo mollava più.
«è tutto» rimarcò più duramente Alex e il cameriere se ne andò non senza avermi prima fatto un altro occhiolino.
«parlando di gelosie...» borbottai, lo sentì e prese la sedia mettendosi accanto a me, mi fece girare incollando le labbra alle mie con la lingua che vi fece spazio fino a toccare la mia.
«sai, amore, certe cose mi piacciono con te soprattutto perché lo facciamo per noi» dissi tenendogli la lingua fra i denti per desisterlo, con la coda dell'occhio notai delle persone che già ci guardavano con criticità, cosi mollai la presa.
Subito dopo ci portarono le birre, per cui dovettimo allontanarci il più possibile per lasciare spazio al cameriere.
«grazie» dissi e si congedò.
«a-amore?» sgranò gli occhi e non capii immediatamente cosa intendesse.
«non mi hai mai chiamato diversamente prima d'ora» mi circondò il viso, ancora sconvolto, e mi baciò infilando del tutto la lingua nella mia bocca che accolsi incapace di resistergli.
Stavamo dando spettacolo, cosa che non sopportavo in assoluto, ma in quel momento, con le mani fra i suoi capelli e il suo respiro caldo su di me che mi faceva accapponare la pelle, mi sembrava la cosa giusta, dimostrargli tutto ciò che, io sopratutto, avevo sempre rinnegato.
«mi piace, piccola, dillo sempre» sussurrò lasciandomi un ultimo bacio per cui mi sentii andare a fuoco.
Il cameriere schiarì la gola per attirare l'attenzione e ci scusammo lasciando spazio sul tavolo. Posò i due piatti.
«buon appetito» risposi per entrambi e ci lasciò soli, perciò cominciammo a mangiare lasciando tutto in sospeso.



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