Giulio
Ho iniziato con lo sport che ero solo un ragazzino, qualsiasi cosa andava bene, calcio. nuoto. basket. corsa. non importava. l'importante era come mi faceva sentire. Libero. Rilassato. Avevo 12 anni quando ho scoperto la box. Oltre a farmi stare bene questo sport mi permetteva di non pensare, cosa che con le altre discipline sportive non mi riusciva.
Quando tiravo un pugno dimenticavo l'assenza di mio padre. I suoi continui viaggi. Il modo in cui mi evitava quando tornava a casa. Penso che mi abbia sempre incolpato per la morte di mia madre, lei si è ammalata subito dopo avermi avuto e non riuscendo a darmi affetto ha badato a me come meglio gli riusciva, non poteva abbandonarmi perché sapeva che da lassù non glielo avrebbe mai perdonato e allora mi ha dato i migliori giochi, la miglior istruzione, il miglior ruolo lavorativo, a compensare quel bene che non mi ha mai voluto ma che si sentiva in dovere di provare o far finta di provare per mia madre.
Con il tempo la box mi è servita a non pensare alla prima volta che luca ha baciato una ragazza, alla prima volta che ha fatto l'amore e a tutte le altre volte che sono venute dopo, più picchiavo quel sacco rosso, più i miei muscoli si tendevano, più mi sentivo libero da ogni cosa.
Ma un anno fa la mia spalla sinistra, ha deciso di abbandonarmi, tendini, legamenti, tutto quanto e così sono stato operato e mi hanno proibito la box. Per sfogarmi vado a correre ma spesso non basta ed ogni tanto non riesco proprio a farne a meno.
La voce di una donna su una sedia poche file più in basso della mia mi distrae dai miei pensieri, e' lunedì e sono ad un meeting pallosissimo, amo il mio lavoro ma quando vengono indette queste riunioni tra tutte le aziende edili della regione vorrei essere solamente nel mio ufficio a lavorare.
La solar & co e' una delle aziende edili più grandi d'Italia ed ha sedi distaccate in tutto il mondo, costruiamo sia per il pubblico che per il privato, abbiamo muratori, progettisti, architetti, ingegneri, geometri, elettricisti, idraulici, operai, facciamo tutto noi dall inizio alla fine. Roba da non credere, lo so. Mio padre ha costruito questo impero in 25 anni di duro lavoro, questo non posso negarlo, anche se continuo a credere che per me un po di tempo avrebbe potuto trovarlo.
Andrea Taliano, sospiro, l' uomo tutto d'un pezzo, così lo chiamavano i suoi amici e io ero, per la maggior parte di loro , anzi per tutti tranne che per Alessandro, il figlio fortunato che si sarebbe trovato con una società in mano senza aver mosso neanche un dito, avrei avuto tutto regalato, così dicevano. Li avevo sentiti una mattina di quasi quindici anni fa in cui ero andato a trovare mio padre che era appena tornato da un lungo viaggio di lavoro, non era nemmeno passato da casa. Ero un ragazzino, mi ero accorto di essere innamorato di Luca e avevo bisogno di lui, avevo bisogno di mio padre.
Mi ero avvicinato alla porta del suo ufficio e lui stava fumando un sigaro con alcuni suoi amici, avevo sentito che stavano parlando di me ed avevo continuato ad ascoltare, mio padre dopo le parole di Luca, un suo amministratore delegato aveva tirato una lunga boccata dal cubano e aveva detto " mio figlio c'è la farà è un ragazzo in gamba, sono sicuro che quando sarà il momento porterà avanti questa azienda nel modo migliore", in quel momento mi ero quasi messo a piangere, non l'avevo mai sentito parlare bene di me né tanto meno lodarmi, avevo aspettato qualche minuto e poi avevo bussato. Pensavo che finalmente si fosse reso conto di me e che dopo essere stato via due mesi gli fossi mancato, invece si era limitato a guardare nella mia direzione senza sorridere e aveva parlato lentamente " cosa vuoi Giulio? Vedi che ora non posso, sono con degli amici, parliamo sta sera a casa" io mi ero scusato e me ne ero andato, alla sera non era rientrato e il giorno dopo mi avevano detto che era ripartito. Non una telefonata, un messaggio, niente. Adesso che si è trasferito mi chiama ogni tanto per sapere come va l'azienda anche se so che controlla tutto dal suo pc, non mi chiede mai niente della mia vita privata, non sa neanche che sono omosessuale, non avrebbe alcun senso dirglielo, tanto non gli importerebbe.
Finalmente indicono una pausa e io chiamo Luca, risponde quasi subito.
"Ciao capo come va il meeting?"
" una palla" ma se fossi qui sarebbe tutto migliore, potrei anche farmi piacere questa gente pallosa. Forse, è meglio che questo non lo dica.
" Come sempre...avevi bisogno di qualcosa?" La sua voce e meravigliosa
" volevo sapere come stavano andando i colloqui, hai già trovato qualche candidato che può essere idoneo? "
" Per adesso no"
Io sospiro
" vedrai che lo troveremo" aggiunge lui
"Speriamo, ora devo andare, vado a prendermi un caffè prima di ricominciare"
" ok" poi sembra riflettere " ehi, giù? "
" si?" Faccio io
" c'era una biondina niente male però che quasi quasi..."
" Luca ma cosa devo fare con te? Sei irrecuperabile"
Lui ride e la sua risata mi provoca brividi lungo la schiena. Sono un folle lo so, ma lui sta ridendo per qualcosa che ho detto e questo mi basta.
" Stavo scherzando Giù lo sai che non lo farei mai, però ci esco sta sera"
" Ci avrei scommesso" il mio tono e' sceso di qualche ottava, ma ci sono abituato, come avrete capito anche voi, va sempre così, non credo che nessuna ragazza gli abbia mai detto di no.
E come potrebbe?
" Dovresti vederla e' favolosa"
" Scusa devo andare altrimenti non riesco neanche a bere il caffè" taglio la conversazione
" ok va bene, buona giornata Giù"
" anche a te"
Schiaccio con il dito l' interruzione di chiamata e fisso il display.
Devo fare qualcosa davvero, devo farlo uscire dalla mia testa, dal mio cuore e da sotto la mia pelle.
Metto il telefono nella tasca dei miei pantaloni e mi dirigo verso la macchinetta del caffè.
Posso farcela.
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Chiudi la porta?
RomanceGiulio ama la persona sbagliata da tutta la vita, li lega una profonda amicizia fin dal infanzia. Giulio sa che non potrà mai essere ricambiato, lo sa da sempre.