Capitolo 23

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Giulio

Mentre Luca mi chiede di passare la serata da soli a casa continuo a ripetermi come un mantra nella testa " ricordati che ieri ha fatto sesso con una, ricordati che ieri ha fatto sesso con una", per di più a casa tua. Bravo fesso.
Sollevò la testa e gli sorrido
" ormai ho detto a tua sorella che andavo"
Lui sospira
" e va bene ci vengo anche io, la pizza sarà per la prossima volta"
Dopo un attimo e fuori dal mio ufficio.
Mi ci sarebbero voluti trenta secondi in più per annullare i programmi della serata e stare coricato con lui sul divano.
Ringrazio Dio che sia uscito dal mio ufficio.
Alle 22 siamo fuori di casa tutti e tre in macchina di Alice. Davanti al locale ci aspettano Enrico e Riccardo. Quando arriviamo loro scalpitano già per entrare.
Il Blanco e' già pieno di gente, come si può intuire dal nome e' tutto arredato in bianco, grandi tavoli bianchi con sedie ricoperte da enormi cuscini dello stesso colore, bancone bianco, divani idem.
Ci accomodiamo fuori in terrazza intorno ad un tavolino. La temperatura che volge all estate e' magnifica e la vista da qui e' spettacolare. La musica in sottofondo e' leggera e mi sento bene. Ordiniamo da bere, poi il mio sguardo è attratto da un corpo che si muove in mezzo alla gente in piedi al bancone.
Simone indossa una camicia azzurra che gli sta divinamente, i jeans scuri gli fasciano le gambe muscolose alla perfezione, i ciuffi biondi più lunghi gli ricadono sugli occhi e lui con una mano li tira indietro. Sta ridendo di gusto con un gruppo di ragazze e ragazzi poi arriva un tizio da dietro, gli mette un braccio intorno alla vita e gli passa un bicchiere di vino.
Non so perché ma mi alzo, vado verso di lui.
Gli arrivo da dietro " buonasera"
Lui si volta e mi sorride
" salve buonasera"
" vieni spesso in questo locale? Non ti ho mai visto"
Lui sembra agitato mentre guarda in basso e i ciuffi dei capelli gli ricadano sugli occhi. E' davvero attraente. Solleva la testa e mi guarda con quegli occhi verdi
" no in realtà è la prima volta, il mio amico Diego" indica il ragazzo che gli aveva dato il calice di vino " ne ha sentito parlare e abbiamo deciso di venire a provare" fa una piccola pausa " comunque loro sono i miei amici" e poi rivolto a loro " questo è Giulio, il mio capo" fa un rapido giro di nomi e io stringo la mano a tutti, quando arrivo a Diego lui mi fulmina con lo sguardo
" e così tu sei il famoso imprenditore Taliano" mi dice
" già e tu sei invece? "
" Diego castelli il miglior amico di Simone"
" è un piacere Diego" gli dico
" anche per me, come va il nostro Simone in campo lavorativo?"
Nostro??
" sono solo due giorni ma sono molto soddisfatto di lui, e' un ragazzo davvero in gamba"
" si lo è" mi dice lui
Simone e' visibilmente a disagio, gli altri amici si sono allontanati e ora hanno occupato un tavolino a una ventina di metri da noi
" lei è molto giovane per mandare avanti un impero così grande, quanti anni avrà? 25?" Mi dice ancora Diego.
Io faccio una debole risata
" Ne ho 30 tra poco ma apprezzo il complimento, per quanto riguarda l' azienda mio padre mi ha insegnato tutto cosa c era da sapere prima di mollare e cerco di fare del mio meglio"
" Suo padre sarà molto fiero di lei"
Io abbasso lo sguardo e infilo le mani in tasca.
" Già" e' tutto quello che riesco a dire prima di salutarli e tornare dai miei amici.
Mio padre fiero di me, mi viene quasi da ridere. Mi dirigo verso la mia migliore amica.
Quando mi siedo Alice mi mostra un sorriso a trentadue denti, si avvicina a me e parla sottovoce
"E' quel ragazzo vero?"
Io annuisco
" E' uno strafigo altro che attraente, ma cosa stai aspettando?"
" non voglio che soffra, sai come la penso"
" devi provarci altrimenti non lo saprai mai"
" e se va come con Alessandro o peggio ancora con gli altri?"
" tenta Giù ne hai bisogno, devi ricominciare a vivere"

Alessandro era un amministratore delegato di mio padre, all epoca lui aveva 35 anni io 20. Aveva una moglie. Niente figli. Non che questo mi renda una persona migliore. Lo conoscevo fin da bambino.
Quando mio padre tornava dai suoi viaggi di lavoro lui veniva spesso a trovarlo a casa, si chiudevano nel suo ufficio insieme agli altri amministratori delegati e stavano lì per ore a lavorare. Appena finivano le loro interminabili riunioni Alessandro si fermava sempre a giocare un po con me, mi parlava di mio padre, mi voleva bene.
Da adolescente avevo cominciato a raccontargli i miei segreti, qualche volta ci vedevamo per un caffè o un pranzo ma a volte passavamo periodi lunghissimi senza vederci, lui spesso era via settimane o mesi per lavoro, come mio padre.
Alessandro era stata la prima persona a cui avevo detto di essere omosessuale, la prima a cui avevo raccontato di Luca.
Una sera mio padre aveva organizzato un ricevimento a casa per festeggiare un affare andato bene, era anche il giorno del mio compleanno. Facevo 20 anni e avrei rivisto Alessandro dopo 8 mesi in cui era stato dietro ad un cantiere in California.
La sera prima di partire per l'America avevamo cenato insieme. Prima di salutarmi mi aveva abbracciato e sussurrato " aspettami, non ti mettere con Luca prima che io ritorni, ho bisogno di te"
L'avevo guardato confuso e non avevo fatto altro che pensarci nei giorni successivi. Nei mesi che passavano. A volte mi sembrava di averle solo immaginate quelle parole.
Più il tempo passava più mi rendevo conto che mi mancava e più il giorno del mio compleanno si avvicinava più mi rendevo conto che avevo voglia di parlare con lui, di stargli vicino.
Nel periodo che avevo trascorso in sua assenza mi ero accorto di pensare a lui più del dovuto, pensavo al suo viso circondato da riccioli biondi, hai suoi occhi verdi, al suo fisico pazzesco, lui era più alto di me e si allenava in palestra da anni. Non sapevo bene cosa mi stesse succedendo ma ero felice di rivederlo.
Sapevo che aveva 15 anni più di me ma non me ne importava.
In quegli otto mesi il mio corpo era cambiato, ero cresciuto di diversi centimetri, anche se sarei stato comunque più basso di lui. Ero andato molto più spesso in palestra e avevo messo su una dose consistente di muscoli.
Per la serata indossavo un abito nero Armani con una camicia bianca e mi ero tagliato i capelli, mi sentivo sereno, finalmente non pensavo più a Luca giorno e notte e aspettavo che quel uomo facesse il suo ingresso dalla nostra porta.
Quando era entrato, tenendo per la vita sua moglie per poco non mi ero preso a schiaffi da solo.
Che cosa ti aspettavi Giulio? Ha una moglie te lo eri dimenticato? Sì in effetti si, non avevo mai pensato a sua moglie in quel periodo, non l'avevo mai vista prima, credevo non stessero più insieme.
Ha quasi vent anni in più di te, veramente credevi che gli interessasse un ragazzino?
L'avevo seguito con gli occhi mentre lui cercava con i suoi qualcosa o qualcuno nella sala.
Indossava un abito blu notte che gli ricadeva perfetto sul corpo atletico, sua moglie invece indossava un abito nero, lungo fino ai piedi che le lasciava gran parte della schiena scoperta.
Nessuno gli aveva detto che blu e nero insieme non stanno bene? Probabilmente fossi stato etero sarebbe piaciuta anche a me, capivo perché l'aveva sposata.
Improvvisamente i suoi occhi avevano incontrato i miei ed era stato un attimo a guardarmi, aveva sorriso e si era incamminato nella mia direzione.
" Ciao Giulio, quanto tempo, come stai? Lei è mia moglie Adele" poi rivolta a lei " lui invece è Giulio il padrone di casa"
Adele mi aveva stretto la mano con le sue dita sottili, io ero rimasto a fissare l'anello di diamanti all' anulare, sicuramente un regalo di Alessandro.
Dopo qualche parola di circostanza mi ero congedato ed ero andato in giardino. Nessuno si sarebbe accorto della mia mancanza. Mi ero allentato la cravatta e tenevo la testa all indietro mentre sedevo su una panchina, la più lontana dalla festa e da casa mia.
Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando me ne ero andato da là dentro. Probabilmente ore.
" cosa ci fai qui? Ti ho cercato dappertutto"
Alessandro era dietro di me
" mi riposavo"
" alzati che ti voglio dare il tuo regalo di compleanno"
Io mi ero sollevato sulle gambe, avevo fatto il giro della panchina e mi stavo avvicinando quando Alessandro si era fiondato su di me, le sue labbra avevano reclamato le mie e le nostre lingue avevano cominciato a cercarsi. Era tutto divino, quasi irreale. Lui si era staccato da me e mi aveva guardato negli occhi, il respiro strozzato " Non sai da quanto tempo era che volevo farlo"
Poi avevamo ricominciato a baciarci.
Ci incontravamo almeno due volte a settimana nella sua casa al mare, a volte potevano essere anche tre e quando sua moglie era via per lavoro passavamo molto tempo insieme.
Lui era sposato ma il suo matrimonio era solo di facciata, Adele sapeva che era omosessuale e lo accettava per la paura di perdere la posizione e i soldi. Prima di me Alessandro aveva avuto relazioni con altri uomini.
A differenza sua, lui per me è stato la mia prima volta. Mi ha insegnato tutto quello che c'è da sapere sul sesso. Lui guidava io lo assecondavo. Dopo di lui non ho mai più fatto prendere il controllo a nessuno. Sono io che comando.
La nostra "relazione" se così possiamo chiamarla e' andata avanti quasi per un anno. La più lunga che abbia mai avuto. Non mi sono mai interrogato veramente su cosa provassi per lui, fino a quando una sera mentre eravamo a letto insieme, lui mi aveva guardato e aveva iniziato a parlare
" Sei così bello Lio"
Mi chiamava Lio, non mi chiedete il perché, anzi lo faceva perché diceva che voleva chiamarmi in un modo diverso da tutti gli altri.
" Me lo dici sempre ma non è vero"
Mi ripeteva continuamente che ero bello anche se in realtà non capivo cosa ci trovasse in me.
Poi mi aveva preso il volto tra le mani " Ti amo" aveva fatto una piccola pausa, io ero rimasto pietrificato " voglio lasciare mia moglie, voglio un futuro con te" .
Il mio mondo era crollato. Non ero pronto. Non lo amavo. La consapevolezza era arrivata immediatamente, avevo capito che a me andava bene che fosse sposato, perché il matrimonio metteva una distanza tra di noi. Mi faceva sentire al sicuro.
Io avevo continuato a rimanere in silenzio, lui aveva fatto un sorrido amaro.
" Lo ami ancora vero? Nonostante tutto tu lo ami? " la sua voce si era alzata di qualche ottava
" non è una cosa che posso controllare" gli avevo risposto in tono pacato
" ma è etero cazzo!!" Adesso stava urlando
" non verrà mai a letto con te, non ti amerà mai e tu lo sai" si era preso la testa tra le mani "
" mi dispiace Ale, io ci tengo a te lo sai ma..."
Lui aveva continuato la frase per me
" ma non sono Luca e non terrai mai a me quanto tieni a lui"
" non stavo per dire questo"
" ma è la verità" poi mi aveva guardato di nuovo " sei sicuro di non voler provare a vedere come potrebbe essere? Farei del mio meglio per renderti felice"
" non posso"
" ho sperato con tutto il cuore di avertelo fatto diemticare, a volte ci credevo ma in fondo, dentro di me, lo sapevo"
" mi dispiace Ale"
" non puoi farmi questo " la sua voce era distrutta, sofferente. Non lo avevo mai visto così.
Ma io lo stavo facendo e lui lo sapeva.
Poco dopo era ritornato l'uomo composto e forte che conoscevo, era uscito da quella casa e qualche giorno dopo avevo scoperto che si era trasferito ed aveva accettato un lavoro all estero.
Avevo provato a chiamarlo ma il telefono era sempre staccato e di lui non avevo più avuto notizie.
Nessuno dei miei amici lo aveva mai visto, conoscevano solo il suo nome e lo stesso valeva per me, non sapevo a chi avrei potuto chiedere informazioni su di lui.
Mi sono chiesto più volte, nel corso di questi dieci anni, cosa sarebbe successo se ci avessi provato o se lui avesse lottato per me, magari alla fine avrei tentato. Magari avrei potuto amarlo, forse mi avrebbe fatto davvero dimenticare Luca o forse no.
Le tre relazioni dopo di lui, Ivano, Gabriele e Amedeo erano state un totale disastro, non erano durate più di qualche mese e quando avevo cominciato a rendermi conto che loro si stavano affezionando a me più di quanto stesse succedendo al sottoscritto avevo lasciato perdere. Non volevano che soffrissero come avevo fatto soffrire Alessandro. Il dolore che avevo visto nei suoi occhi mi aveva distrutto. A volte mi mancava, mi mancava la relazione che avevamo, avrei voluto che non cambiasse, fare sesso con lui era bello, lui era bello. Sapevo di essere un egoista perché lui non sarebbe mai stato Luca. Quindi che senso avrebbe avuto continuare una storia così?

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