Capitolo 27

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Giulio

" Davvero? Allora cosa mi faresti?"
Per poco non mi strozzo con la saliva mentre il mio cuore comincia a battere come impazzito. Devo respirare. Io e Luca abbiamo cominciato a parlare di sesso io non ne parlo mai ma sta sera non so perché, non ho subito troncato il discorso. Ma questa non me la aspettavo. Forse avrei dovuto cambiare argomento come le altre volte.
Divento teso come una corda di violino e spero che lui non lo noti.
"Cosa?" Gli dico solo
" facciamo finta che io sia gay e sia qua a casa tua cosa mi faresti? "
Deglutisco. Mille immagini cominciano a susseguirsi nella mia testa. Tutto quello che ho sempre voluto dalla vita e' in quella frase.
Non illuderti Giulio.
" non stai dicendo sul serio"
" invece si"
Non illuderti Giulio.
"Hai già paura"
"Io? Sai che a me piace giocare piuttosto sembri tu quello terrorizzato"
"Ecco infatti smettiamola di giocare non abbiamo più 15 anni"
La parola gioco mi riporta alla realtà
" come immaginavo, sei solo bravo a parole"
Luca e' sempre stato bravissimo a provocare fin da quando eravamo bambini.
Cerco di respirare, di trattenermi ma non ci riesco.
In un attimo gli sono addosso, lui e' completamente sotto di me, appoggio le braccia al divano per non toccarlo, se il mio corpo toccasse completamente il suo, non resisterei neanche mezzo secondo prima di spogliarlo. E non credo sia l'idea migliore.
Luca vuole giocare. Allora giochiamo.
Mi chino e con il naso gli sfioro l'orecchio, sento la sua schiena inarcarsi e non so bene come reagire. Mi stupisce ed eccita allo stesso tempo ma poi mi ricordo la parola "gioco" e con una mano lo spingo di nuovo verso il divano.
Mi avvicino ancora di più al suo orecchio.
" ti farei tutto quello di cui ho voglia, perché io comando sempre".
Non sono un incapace a letto come crede lui. Non lo sono per niente ed è ora che se ne renda conto.
Adesso mi aspetto che lui si tolga e se ne esca con una delle sue battute cretine invece la sua voce esce roca e strozzata. Sto impegnando tutte le mie forze per non avere un erezione.
" dimostramelo"
Mi sollevo un po di più e lo guardo dritto negli occhi. Cosa vuol dire?
Non illuderti Giulio.
Lui afferra l'angolo della mia maglietta e lo tira leggermente, sento il suo pollice sfiorarmi la pelle e un brivido mi percorre tutto il corpo.
Cosa vuole fare?
" Aprite! Apriteeeee! Ma che? "
La voce di Alice entra nelle nostre testa e tra di noi, ci guardiamo ancora per un secondo e poi mi sollevo, nessuno dei due dice una parola. Luca si sistema di nuovo al suo posto. Alice ci travolge con mille parole che non riesco ad ascoltare, rispondo ma sono assente, sono felice del matrimonio di Erika ma sto ancora pensando al viso di Luca, a quello che sarebbe potuto succedere. Decido di tornare sulla terra e di andare a letto solo quando Luca comincia a parlare di tette e di quanto siano inutili le relazioni stabili.
Il giorno dopo mentre sono in viaggio non faccio altro che pensare al viso del mio migliore amico a pochi centimetri dal mio, al suo pollice sotto la mia maglietta, al suo corpo che cerca il mio. Mi sembra tutto così irreale.
La giornata è piuttosto impegnativa e mi permette di smettere di pensare a Luca, almeno per un po'.
Parlo con un delegato e a quanto pare il padrone che mi ha richiesto a gran voce non è riuscito a presentarsi per cause di forza maggiore. Il lavoro consiste nella ristrutturazione di un grosso edificio storico, l' unica clausola e che io venga a revisionare i lavori una volta ogni due settimane. Faccio il giro del palazzo, controllo la struttura, preparo delle bozze e l'incontro finisce prima del previsto. Alle 20.30 sto entrando in casa, appoggio la borsa e decido di scendere da Luca per chiedergli di cenare con me. Ho voglia di vederlo, mi sento un ragazzino, la doccia la farò dopo.
Scendo le scale di corsa e apro la porta rossa.
Illusione: proiezione in ambito immaginario di elementi che non troveranno corrispondenza nella realtà contingente.
Seduta sul bancone della cucina di Luca ( la mia cucina) con le gambe divaricate c'è una ragazza dai lunghi capelli castani, indossa un vestito verde, sempre che la parola vestito possa essere utilizzata, con quel pezzo di stoffa difficilmente ricavi un paio di mutande. " L abito" attillato mette in risalto il suo seno prosperoso, diciamo pure enorme e in mezzo alle sue gambe, in piedi, c'è Luca. Ha una ciliegia in mano e la fa dondolare all'altezza delle sue labbra, lei con la sua bocca, carica di rossetto rosso cerca di afferrarla sorridendo.
Succede tutto veloce, ma a me il momento sembra eterno. Fa talmente male che sembra che il mio stomaco voglia prendermi a pugni.
Si voltano entrambi verso di me, io ho la mano sulla maniglia della porta come se il contatto con il pomello freddo mi desse un po di lucidità.
Quando la tua testa ti diceva di non illuderti tu dov eri Giulio?
" Giulio" la voce di Luca esce sottile e lontana.
Vorrei essere ovunque ma non qui, vorrei non averlo visto, non oggi, non così.
Quando porta una donna a casa me lo dice sempre, anche se sono via per lavoro. Perche' questa volta non lo ha fatto? Perché non ha almeno chiuso questa dannata porta?"
" Visto che Luca non mi presenta faccio da me. Piacere, ciao, io sono Monica" la ragazza allunga la mano nella mia direzione. Non ho voglia di toccarla. Ma non è importante quello di cui ho voglia, entro e mi avvicino, le afferro la mano dalle dita lunghe e sottili, le unghie sono dello stesso colore del vestito. Non riesco a fare a meno di pensare che quelle mani dopo toccheranno il corpo di Luca.
" Piacere Giulio abito al piano di sopra"
" piacere mio" la ragazza sorride e si sistema i capelli con la mano.
Guardo Luca per la prima volta da quando sono entrato in questa stanza.
" ero venuto a chiederti se volevi cenare con me ma vedo che sei in buona compagnia, tolgo il disturbo, e' stato un piacere Monica"
Chiudo la porta e sento la ragazza che ricambia il mio saluto.
Apro l'armadio prendo un borsone e ci infilo dentro la roba da box.
A mezzanotte sto entrando in ufficio, butto la borsa per terra, mi dirigo alla macchinetta del caffè e ne riempo una tazza.
Sento il dolore alla spalla che comincia ad aumentare, mi dirigo alla scrivania e cerco nei cassetti finché non viene fuori una scatola di antidolorifici, né mando giù uno. Non avrei dovuto colpire quel sacco fino allo sfinimento ma era unico modo per sfogare la rabbia con me stesso. Mi siedo sulla poltrona e un'altra fitta di dolore mi corre giù lungo la schiena.
Mi sento così ingenuo. Luca non diventerà mai gay e io lo so, lo so da sempre, per quanto mi voglia bene non mi vorrà mai in un altro modo, mai. Stava giocando, me lo aveva anche detto. Forse a volte e' cosi bello sognare che impediamo a noi stessi di vedere la realtà. Ma alla fine in cosa credevo? Speravo che si fosse accorto improvvisamente di amarmi? Sono ridicolo.
Adesso vorrei solo che il cuore smettesse di far male, vorrei che questo dolore sordo se ne andasse.
Sono esausto ed e' arrivato il momento di guardare avanti, questa volta davvero.

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