La grande serata

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Feci la doccia veloce e andai in camera per provare il vestito, aprii l'armadio tirandolo fuori, lo indossai ma c' era qualcosa che mancava in me: il trucco e la pettinatura.
Lisciai i capelli neri e presi la mia trousse dorata: misi la matita nera, cipria con correttore e sulle labbra il rossetto rosso.
Dalla mia scarpiera presi le scarpe rosso sangue che mi aveva regalato Melania al mio 16esimo compleanno, mio padre non era molto d' accordo ma alla fine approvò.
Sorrisi soddisfatta davanti allo specchio, feci una piroetta e per poco non caddi sul pavimento ma mi aggrappai alla scrivania, dovevo fare attenzione con i tacchi.
" Se Melania riesce a portarli, riesco anche io! " Dissi trionfante osservando il mio riflesso nello specchio.
Camminai su e giù per la stanza come prova e ci riuscii, presi un braccialetto di perle bianche e lo infilai nel polso destro.
Uscii dalla mia stanza e vidi Lorena che mi osservava sgranando gli occhi.
" Cavolo! Con quei tacchi andrai a cadere e ti accadrà la stessa cosa che è successa a me! " Disse Lorena, ogni volta deve dire la sua!
" Sei solo invidiosa, arpia! " Dissi facendole la lingua.
" E poi non hai neanche il cavaliere! " Disse Lorena, questo era vero e mi bruciava molto.
Un fuoco mi si accese dentro e l' istinto mi suggeriva di darle uno schiaffo per spegnerla ma mi trattenni, non volevo fare a botte con quel piccolo mostro, se si rovinava il vestito... che potevo fare?
Lorena sbuffò e tornò nella sua tana sbattendo la porta.
Andai in salotto e incontrai Melania con in mano la macchina fotografica, mi scattò 2 foto e mi porse una mascherina rossa.
" Senza questa ti possono riconoscere. " Disse Melania sorridendo.
Mi misi la mascherina, presi il giubbotto e uscimmo. In macchina ascoltammo il cd dei Lunapop finché arrivammo a Bedonia in via Garibaldi.
Il sindaco aveva scelto bene: c' era il tappeto rosso, piante fiorite e per il resto bisognava entrare. Scesi dalla macchina salutando Melania, camminai sul tappeto rosso.
Entrai, misi il giubbotto sull' attaccapanni e mi avviai nella sala da ballo. C' era molta gente, il balcone, le solite signore che facevano i pettegolezzi, alcuni camerieri che servivano e un tavolo con sopra vino, champagne, cibo fatto in casa e dolci di ogni tipo.
Appena entrai la gente mi cedeva lo spazio per farmi passare, mi sentivo osservata ma continuai la mia strada fino al tavolo dove presi un bicchiere di champagne: aveva un buon sapore e la musica che stava suonando l' orchestra era interessante, mi ricordava quel sogno dove ero sul grattacielo.
Un ragazzo biondo con lo smoking nero e senza maschera mi si avvicinò. Lo riconobbi all' istante e il mio cuore cominciò a battere: era Alex! Oh, mio dio!
Deglutii e cercai di prendere il controllo di me stessa, facevo fatica a guardarlo, e se mi riconosceva? No, con la maschera ero irriconoscibile.
Mi prese la mano destra e portandosela alla bocca la baciò con cura.
" Vuoi ballare? " Domandò Alex, continuava a guardarmi negli occhi e arrossii, alla fine annuii. Mi prese per mano e mi portò sulla pista da ballo, l' orchestra suonò una sinfonia dolce, iniziammo a ballare insieme.
Mi stringeva a sé, abbassai lo sguardo e le mie mani tremavano sulle sue spalle. Mi sollevò il viso, oh no! Non ce la facevo a guardarlo negli occhi perché non facevo altro che arrossire. Quando mi guardava negli occhi sembrava che li studiasse come se dentro ci fosse il mare in tempesta.
Mi strinse a sé e io appoggiai il mento sulla sua spalla, respirai il suo profumo buonissimo finché la sinfonia dolce finì.
Mi portò sul balcone e ci affacciammo, il mio vestito brillava con la luna sopra il glitter. Mi voltai e vidi che Alex mi osservava, per tutta la serata ero stata la sua dea. Mi prese il viso tra le mani costringendomi a guardarlo e mi spostò una ciocca di capelli dietro l' orecchio sinistro.
" Rivelami il tuo nome, ti prego! " Disse Alex.
No, non ora! Non dovevo dirlo! Non volevo fargli sapere con chi ha ballato: con la ragazza che fa la sua stessa scuola, con la ragazza che è segretamente innamorata di lui, con la ragazza che lo ha ascoltato mentre suonava il pianoforte, con la ragazza di nome Gemma, io! Non potevo assolutamente!
Feci no con la testa e corsi dentro alla sala ma Alex mi raggiunse prendendomi per una mano. " Ci potremo rivedere? " Domandò.
Annuii e corsi nell' ingresso dove presi il giubbotto e uscii.
Il freddo della sera mi aggredì le spalle scoperte e piangendo infilai il giubbotto.
Mi nascosi dietro un vaso per non farmi vedere da Alex e chiamai Melania per farmi venire a prendere.
Melania arrivò, uscii dal mio nascondiglio correndo verso la macchina e salii. Piangevo ancora e singhiozzavo, cercai di deglutire ma mi fu difficile.
" Ehy, cos'è successo? " Disse Melania e mi abbracciò, ricambiai l' abbraccio.
" Voleva sapere... il mio... nome! " Dissi singhiozzando.
" Non ti preoccupare, Gemma. Quando glielo dirai si aggiusterà tutto. " Disse Melania.
" Invece no! Io non gliel'ho detto perché non volevo che mi respingesse però Melania adesso metti in moto, andiamo via di qui. " Dissi.
Melania sciolse l' abbraccio e accese la macchina. " Anch'io ho commesso degli sbagli ma più gravi del tuo. Una volta ho nascosto a mia mamma, tua zia quando ero scappata di casa che poi mi ha ritrovato la polizia. Ero scappata perché ero in punizione ed ero stata espulsa dalla scuola per aver picchiato una ragazza. Quella ragazza mi aveva derisa perché portavo gli occhiali, sono stata sospesa per 15 giorni e fuggì di casa. " Disse Melania. Cavolo, che brutto ricordo aveva mia cugina!
Arrivammo a casa e incontrai Lorena. " Lo sapevo che succedeva! " Urlò soddisfatta.
" Taci e poi non è come pensi. " Le urlai contro con tutto il fiato che avevo.
" Ok, se mi cercate sapete dove sono. " Disse Lorena chiudendo la porta della sua stanza. La odiavo quando si comportava così!
Andai in camera mia, mi tolsi la mascherina e il vestito, buttai tutto sopra il letto, mi tolsi i residui del trucco e mi sfilai il braccialetto di perle bianche. Feci la doccia cercando di rimuovere l' angoscia dentro di me e i segni rossi sotto gli occhi. Mi asciugai, mi misi il piagiama e tornai in camera infilandomi sotto le coperte.
Continuavo a pensare ad Alex e buttai la faccia sotto il cuscino, sfinita.

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