34. Goodbye

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Mentre Eve si vestiva, Marcus girato di spalle le disse. <<Ho sentito le tue emozioni, Eve. Non permetterò mai che Val ti faccia di nuovo male.>> Eve invidiava la sua calma.

<<Hai la sindrome del Cavaliere senza macchia>> sbuffò lei, mentre si infilava il vestito bianco di seta. Era semplice che arrivava sopra il ginocchio, con gli orli ricamati e con spalline sottili.

<<Sono tutt'altro che senza macchie.>>

Eve si infilò le ballerine in tinta. <<Siamo in due allora. Ho finito.>> 

Marcus si diresse verso la porta. <<Non ti vesti?>>

Aveva solo i pantaloni e le scarpe. <<No sono quasi sempre a torso nudo.>>

Eve lo seguì ed entrò quando gli aprì la porta. La stanza di Claudia era un sogno. Era enorme e aveva al centro un giardino con un gazebo in una cupola di vetro. Dove si trovava seduta a bere alcol direttamente dalla bottiglia. Il letto faraonico era in stile barocco come ogni arredamento nella stanza.

<<Venite pure sedetevi al tavolo con me.>> 

Obbedirono.

<<Vuoi qualcosa da bere, Eve?>>

<<La cosa più forte.>> 

<<No, sei a stomaco vuoto, e il mio mio boia ha fatto il pieno.>> Claudia alzò e abbassò ripetutamente le sopracciglia. Batté le mani. <<Portatele un cappuccino e magari delle briosce alle fragole.>>

Eve non si lamentò. <<Amo le fragole.>>

I camerieri appoggiarono tutto nel tavolino. La ragazza iniziò a divorare tutto.

<<Avete scopato.>> disse Claudia dal nulla. A Eve andò di traverso il cappuccino mentre scuoteva energicamente la testa.

<<No.>> sbuffò Marcus. <<Non che mi dispiacerebbe, ma no.>>

<<Pensate che ci creda? Ma dai...>>

<<È la verità.>> tossì Eve.

<<Mi sembrava di sì...>> mormorò Claudia con un ghigno. <<Sembrate avere una buona intesa.>>

<<Abbiamo un nemico comune e abbiamo passato esperienze simili tutto qua.>> spiegò il boia.

Claudia annuì poco convinta. <<Comunque Eve carissima... Mi scuso enormemente per quello che è successo... Ho avuto un momento di assoluta debolezza e pazzia, ma ti assicuro che non ce l'avevo con te.>>

Eve era arrabbiata comunque.

<<Mi rendo conto che le mie azioni sono molto gravi, considerando anche come mi hai salvata, ti chiedo perdono e ti offro la mia protezioni qui.>> Le disse con un enorme sorriso speranzoso e le mani giunte in segno di preghiera.

Eve tentennò. <<Sai, non mi sento proprio la benvenuta...>>

<<Giuro su me stessa che nessuno ti torcerà un capello>> esclamò solenne. <<A meno che tu non lo voglia...>> Lanciò un'occhiata a Marcus, che aggrottò le sopracciglia. <<Smettila!>> bofonchiò.

<<Ok, non che abbia comunque scelta. Se torno da lui sono messa male uguale. Accetto anche le tue scuse.>>

<<Sono in debito con te Eve.>>

<<Me lo ricorderò.>> Il tono di Eve era spento e curvata in avanti guardava il pavimento senza vitalità. Non le importava molto delle scuse di Claudia e dei favori. Aspettava solo di essere trovata e uccisa da Val. Quello che accadeva nel frattempo non era importante. 

<<Ti ho detto che non devi preoccuparti di niente!>> sbuffò Marcus esasperato.

<<Siamo già a leggerle nel pensiero, è una cosa seria allora.>> scherzò Claudia. <<Hai il morale a terra.>>

<<Non c'è bisogno che spieghi il motivo>> replicò la ragazza con un sorriso tirato.

Claudia distolse lo sguardo imbarazzata. <<Ho un'idea! Che ne dici di una festa?>>

Marcus scosse la testa. <<Sono tempi di guerra non possiamo più permetterci certi sprechi.>>

Eve aggiunse. <<E poi troppa gente mi ha vista come mamma mi ha fatta...>>
Guardò Marcus. <<Quella tuta mi piaceva davvero molto.>>

<<Ne farò fare uno ancora più bella, sarà la festa più bella della tua vita, ho una sorpresa per te.>>

***

Claudia stava organizzando la festa, e le aveva dato una stanza tutta per se' dove avrebbe vissuto fino alla morte di Valentine. Eve però era spenta. Era accasciata sulla sedia della toletta a osservare ancora il suo riflesso. Era vestita come prima, ma aveva raccolto i capelli, la infastidivano. Aveva passato tutto il giorno lì a pensare. Non si era mossa di un centimetro.

Qualcuno bussò, probabilmente era Claudia, quindi non rispose. Bussò di nuovo, no non poteva essere lei, sarebbe entrata senza bussare. <<Avanti.>>

Gregory entrò trovandola con la testa riflessa sulla toletta. Entrò e si sedette sul letto a osservarla in silenzio. Rimase zitto a lungo. 

Fu Eve a rompere il silenzio. <<Grazie per aver provato a difendermi.>>

<<Ti scegli delle strane compagnie>> disse alzando il sopracciglio.

<<Chi?>>

<<Marcus>> sputò.

<<Ci siamo chiariti...>> soffiò un po' imbarazzata Eve. <<Ci siamo chiariti tutti.>>

<<Non ti chiedo se sei sicura di doverti fidare, ti chiedo: sei sicura di volerti fidare?>> chiese serio, con lo sguardo così pesante e tetro che Eve distolse lo sguardo. Non le avrebbe fatto del male vero? Vero? Respirò profondamente, si stava solo facendo prendere dal panico.

<<Perché me lo chiedi?>>

<<Una delle mie spie ha avuto una visione su voi due.>>

Eve fece un altro profondo respiro prima di chiedere. <<Che cosa ha visto?>>

<<Morte, la tua morte è legata a lui>>

Lei girò la testa di scatto verso di lui. <<In che senso?>> 

<<Non lo ha specificato, sappi solo questo.>> Uscì e chiuse la porta.

Che cosa voleva dire, aveva visto Valentine che uccideva Marcus? Marcus che uccideva Eve o viceversa? Andò a letto e si rotolò nelle coperte, ovviamente non chiuse occhio per ore.

Bussarono ancora. <<Avanti>> mugugnò.

Entrò Valentine e lei sgranò gli occhi, stava per mettersi a urlare per attirare l'attenzione di Marcus, ma con un movimento fulmineo Val si avvicinò e le poggiò un dito sulle labbra. <<Se urli, farò invadere questo posto e uccidere ogni singolo essere vivente qui sotto>> sussurrò con calma glaciale.

Eve scelse di stare in silenzio, con il battito a mille lo osservò sedersi sul letto vicino a lei.

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