2. Hydro

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Una volta Eve trovò il testo di una canzone, in un semplice foglio accartocciato per terra, ma con parole che le entrarono fin dentro l'anima da piccola.

Recitava: Quando l'oscurità scende e ti circonda,
quando stai cadendo giù,
quando sei spaventato e perso, sii coraggioso.
Sto arrivando a prenderti, quando la forza ti lascia e ti senti come se la tua vita scivolasse via, seguimi, puoi seguirmi, e io non ti abbandonerò.
Aveva deciso di essere per se stessa la persona da seguire, proteggere se stessa e non arrendersi a niente e nessuno, mai.

Peccato che non l'avesse mai sentita e cantata, era il suo desiderio prima di morire, conosceva il testo a memoria, ne aveva fatto la sua religione, l'avrebbe riconosciuta ovunque.

Il furgone sobbalzò e tutti si agitarono per un attimo, per poi tornare silenziosi, sarebbe impazzita in quel momento, nessuno apriva più bocca, nella luce flebile, notò che fissavano tutti il vuoto.

Sospirò, non sarebbe mai riuscita a organizzare una rivolta, ma valeva la pena provare.

<<Dobbiamo ribellarci e uscire di qui, tutti insieme ce la possiamo fare, appena aprono...>>

<<Ragazzina>> la interruppe bruscamente un uomo. <<Vuoi restare in vita?>>

<<Ovvio.>>

<<Allora stai buona.>>

<<È proprio perché voglio vivere che devo andarmene.>>

<<Quei mostri non esiteranno a uccidere chiunque si ribelli, e non credere di sfuggirgli>> disse con voce annoiata e rassegnata.

<<Ci riusciremo, dobbiamo provarci!>> Provò a infondere un po' di coraggio.

Gli altri rimasero a occhi bassi, evitando il suo sguardo.

L'uomo sbuffò e alzò gli occhi al cielo. <<Come tu chiami?>>

<<Eve, e tu?>>

<<Bene Eve, io sono Charles e ti dico che sei troppo grande per sognare, non siamo in un film, siamo malnutriti, deboli e disarmati, loro sono creature soprannaturali, fatti due calcoli.>>
Quelle parole la fecero totalmente cadere dalle nuvole, sapeva che non avevano speranze, ma non riusciva ad accettarlo.

<<I sognatori sono quelli che ricevono batoste peggiori>> commentò qualcuno, e non parlò più nessuno.

Si rannicchiò su se stessa sconfortata.

Viaggiarono per un tempo indeterminato e quando si fermarono Charles le disse. <<Spero di rivederti viva e vegeta.>> Poi rise a lungo. <<Magari riesci a sconfiggerli tutti.>>

<<Basta con gli incoraggiamenti, se continui così dominerò il mondo>> rispose seccata Eve.

<<Meglio tu dei vampiri.>>

Aprirono il furgone e gridarono. <<Giù! Forza!>>

Eve cominciò subito ad arrabbiarsi, ma non disse nulla.
Erano scesi davanti a un casinò, in una città piena di luci e colori, tecnologica e in grande fermento nonostante fosse notte.
Lì spintonarono dentro il casinò dalla porta sul retro e li portarono tutti in un camerino mettendoli in fila.
Una donna passò a esaminarli accuratamente uno a uno con lo sguardo intenso.

<<Bene>> annunciò con voce stridula. <<Loro hanno i vestiti in buone condizioni, non sprecheremo tempo a realizzare nuovi costumi verranno esposti, oggi stesso.>>

Tra quelli indicati c'era anche Eve.

<<Prima d'iniziare il procedimento seguitemi.>>

Vennero condotti in una stanza spoglia e grigia con un uomo legato a una sedia in mezzo. Era pallido e dalla testa ciondolante, privo di sensi.
Un vampiro si avvicinò a lui con una motosega, e gli staccò prima le gambe mentre gridava, poi la testa.

Eve si coprì la bocca con la mano, soffocando un urlo, alcuni piansero, altri caddero in ginocchio con la testa tra le mani, mai aveva visto una scena così brutale.

La donna bionda tornò a parlare. <<Questo è quello che succede se provate a scappare o disubbidite, siamo clementi rispetto ai purosangue, prima di continuare le procedure, seguitemi.>>

Nessuno obbiettò.

Li portarono tutti nelle docce senza distinzione tra uomini e donne, e li fecero spogliare. Si lavarono tutti insieme fregandosi l'uno dell'altro. Poi presero a loro le misure, si rimisero i vestiti e andarono a occuparsi di trucco e parrucco. Misero in risalto gli occhi verdi e le lunghe ciglia. Mentre li sistemavano arrivarono vampiri in smoking a interrogarli.

<<Nome?>> chiese con voce piatta priva di sentimento.

<<Eve.>> La voce la si incrinò e si maledisse per questo.

<<Cognome?>>

<<Carter.>>

<<Età?>>

<<Venti.>>

<<È vergine?>>

Eve resto in silenzio per un istante prima di rispondere. <<No.>>

<<Ha mai avuto rapporti con un vampiro?>>

<<Definisci rapporti.>>

<<Morsi e cose del genere.>>

<<No.>>

<<Provenienza?>>

<<Zyra.>>

<<Datemi le misure del suo fisico e peso.>>

Qualcuno riferì.

<<È sottopeso.>>

<<Sai com'è si muore di fame dalle mie parti.>>

<<L'ironia è irrilevante, malattie?>>

<<Sono asmatica.>>

<<Particolarità?>>

<<Sono bravissima a uccidere vampiri.>>

L'assistente rimase in silenzio a fissarla impassibile poi proseguì.
<<Talenti?>>

<<Nessuno a parte uccidere e sopravvivere.>>

<<Se non ha motivo di essere qui verrà eliminata.>>

<<Suono violino, pianoforte e chitarra.>>

<<Bene, la ringrazio, verrà messa alla prova.>>

Li infilarono ciascuno in una teca di vetro a specchio tondo, dall'interno si vedeva solo il proprio riflesso.

Girò come una tigre in gabbia guardando con rabbia il proprio riflesso immaginando chi era dall'altra parte, schifosi succhia-sangue. Aveva un aspetto magnifico, ma non lo vedeva come una cosa positiva. Di lì a poco sarebbero passati nelle grinfie di un vampiro.

Iniziarono la presentazione. <<Signore e signori nuovi bellissimi e giovani ragazzi dalla città Zyra, il primo ragazzo è Winston, soli 18 anni bello, candido e puro...>>

Continueranno a parlare, ma Eve non ascoltò e continuò a guardare il proprio riflesso, finché non arrivò il suo turno.
<<Questa è Eve Carter, ribelle, sprezzante e indomabile. Pensate che alla domanda sulle particolarità ha risposto che bravissima a uccidere vampiri>> disse allegro il presentatore, mente il pubblicò scoppiava a ridere e lei s'infuriava. <<Questa non è di certo una ragazza per deboli. Proveniente da Zyra, eccellente talento musicale, suona ben tre strumenti, chitarra, pianoforte e violino, e ha già esperienze...>>

Eve perse la testa. <<Vaffanculo stronzi>> gridava prendendo a pugni e calci il vetro, a quanto pare infrangibile.

Quanto li odiava, veramente con tutto il cuore, sentire parlare così di se stessa non era dignitoso. Continuò a sbraitare, non sentiva più il pubblico e il vetro era imbrattato del suo sangue, comportandosi così non l'avrebbe voluta nessuno.

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