4. Empire

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Valentine possedeva il grattacielo più alto e lussuoso di tutta la città. La limosine lasciò giù lui, Eve e Bosis e andò a parcheggiare chissà dove.

<<Mi auguro che non creerai problemi, non vorrei essere costretto a rinchiuderti.>>

Eve era indecisa, quel posto era frenetico ci avrebbe messo poco a confondersi tra le persone e andare via.

<<Scappando metteresti a rischio la tua vita>> affermò cingendole le spalle. <<Gli unici umani sono famigli o peggio schiavi, nessuno ti aiuterebbe, e verresti abbattuta.>>

Entrarono nella hall accolti dal portiere che s'inchinò alla vista di Valentine.

<<Bentornato signore.>>

Lui lo salutò con un cenno del capo.

<<Puoi andare>> ordinò a Bosis.

Salirono sull'ascensore, avevano passato tre ore insieme e non l'aveva ancora visto in faccia.

Schiacciò il tasto quarantasette.

<<Quarantasette, ci metteremo una vita ad arrivarci!>> esclamò incredula Eve.

Le porte si chiusero e in un attimo furono al piano prestabilito, arrivati a quella velocità il suo stomaco era in subbuglio e le girava la testa, meno male che prima di buttarla a Bosis le avevano medicato le mani.

L'atrio era bellissimo, la parete esterna era tutta in vetro e si vedeva l'intera città, l'unico posto da cui proveniva l'illuminazione. Esplorò il posto, tutto gridava <<sono ricco sfondato e posso permettermi di tutto>>, arredamento con oggetti antichi e tecnologia all'avanguardia. Quel posto era veramente enorme, molto diverso dalla sua vecchia e accogliente casetta, molto piccola...

<<Eve>> la chiamò Valentine.

Lo trovò in salotto su una comoda poltrona rosso scuro a tre posti, non indossava più il cappello, anche con le luci accese non riusciva a guardarlo sembrava di vedere attraverso un vetro appannato. Batté le mani un paio di volte vicino per invitarla a sedersi.

<<Dovrei sedermi vicino a te?>>

<<Sì.>>

Eve sbuffò più volte e dondolò sulle gambe, era di nuovo indecisa, tanto valeva andare cos'altro avrebbe potuto fare?

Si mise lontano di un posto.

<<Non essere timida, avvicinati dai.>>

<<Considerando quello che è successo in auto è meglio di no.>>

<<Non era una richiesta.

<<Non m'interessa.>>

Valentine rimase in silenzio, poi prese una sigaretta e iniziò a fumare. <<Ti do cinque secondi, altrimenti sarò io ad avvicinarmi, e non ti piacerà.>>

<<Ok ok, non c'è bisogno di essere così aggressivi.>>

Le loro spalle in quel momento si sfioravano.

<<Allora.>> Iniziò Eve. <<Adesso posso vedere il tuo viso?>>

<<Cosa posso avere in cambio?>> Soffiò via fumo.

<<Non ho niente da offrire.>>

<<Davvero?>>

<<Niente che sono disposta a offrire>> si affrettò ad aggiungere.

<<In questo momento ho pensieri...>> fece una lunga pausa. <<Totalmente inopportuni.>>

Giocò con la punta dei capelli suoi scuri, poi passò le dita sul collo. <<Soprattutto adesso che sento pulsare il tuo sangue sotto le dita.>> Parlò molto lentamente e in modo dannatamente sensuale, le stava scombussolando l'equilibrio interiore.

<<Fa rimanere i tuoi pensieri inopportuni solo pensieri, grazie.>> La mise sul ridere, ma era quello che voleva.

<<Baciami.>>

<<No, alternativa?>>

<<Parlami del tuo passato, voglio sapere tutto su di te.>>

<<Ok, ti bacerò di nuovo.>> Poi ci pensò su. <<No anzi farò senza, prima o poi ti mostrerai... Smettila di accarezzarmi!>>

Rise. <<È un mio diritto, mi appartieni legalmente, ed è solo questione di tempo possedere anche la tua mente, come famiglio.>>

<<Questa mi fa passare la voglia di baciarti, non che l'abbia mai avuta.>>
Trovò le labbra e poggiò le sue, Valentine le cinse le vita e la tirò sulle sue ginocchia. Divorò la sua bocca voracemente, facendo svanire il proposito di un baciò a stampo. Eve si perse, continuava a dirsi di doversi staccare ma non ci riusciva.

Con molto impegno si separò da lui, col respiro affannato e poggiò la testa sul suo petto. <<Tu... non mi piaci.>>
Era stanca era stata una nottata piena di avvenimenti e non ne poteva più.
Anche se Valentine aveva detto che avrebbe dovuto cambiare le sue abitudini la lasciò riposare.

Accarezzò delicatamente i suoi capelli, voleva cancellare chiunque dalla sua vita, doveva esserci solo lui.
Era consapevole, che non sarebbe mai stato amato da lei, e non gli importava. Il rapporto tra famiglio e master era più di questo, più di un futile sentimento umano.
Aveva preferito non parlare del suo passato e questo lo aveva incuriosito, chissà cosa aveva da nascondere, voleva sapere tutto su di lei e piano piano, l'avrebbe spogliata di tutte le corazze e scoperto chi era veramente. Tutta quella freddezza, e il distacco erano solo una facciata.

Il corpo freddo di Valentine cominciò a riscaldarsi, e lentamente desiderò farla sua, ma era un uomo d'onore e avrebbe rispettato i suoi tempi.

Eve si svegliò sdraiata su un letto matrimoniale, circondata da raso nero e con la luce del sole che le arrivava dritto in faccia. All'inizio non era consapevole di dove si trovasse, non si ricordò subito quello che era successo.

Andò in giro mezza addormentata in cerca di qualcosa da mangiare, ma dopo aver sbattuto la faccia contro un paio di pareti, si rese conto di non essere a casa sua e tutto le tornò in mente.

Sospirò. Valentine doveva essere nella cripta, l'aveva lasciata dormire su un letto normale, apprezzava il gesto.
Cercò il bagno e si lavò, se l'era cavata bene nonostante non conoscesse le funzioni del pad.
Appena tornò nella stanza sobbalzò, una ragazza alta e snella l'aspettava seduta sul letto e un armadio a sei ante in smoking era fermo rigido come un pezzo di legno vicino alla porta.

<<Buon pomeriggio, sono Karen, considerami una dama di compagnia e lui è la tua guardia del corpo Mark.>>

Karen aveva lunghi riccioli marroni, la pelle scurissima, era molto bella e un po' la invidiava, gli unici elementi che stonavano erano gli occhi rossi e i canini appuntiti.

<<Ciao.>>

<<Non so se sei tu che Val vuole proteggere, oppure gli altri. Dicono che sei un'assassina esperta.>>

<<Uccidere ciò che è già morto non è un assassinio.>>

<<Ah, ok. Parliamo d'altro dai.>> Karen si alzò e le venne incontro. <<Decidiamo cosa ti metterai.>> Con le lunghe gambe andò ad aprire la porta scorrevole della cabina aereo. Poggiò sul letto una maglietta, e un paio di pantaloni neri sul letto.

<<Voglio andare nella cripta.>>

<<Scommetto che non hai ancora visto Val.>>

<<Proprio così, me lo ha promesso ieri solo che mi sono addormentata.>>

<<Come desideri, andiamo, ma prima fai "colazione" non voglio che tu svenga.>>

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