Capitolo 2 - Seconda parte

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Fingo perfettamente che ci sia qualcosa di interessante sulle dita della mia mano solo per non incrociare lo sguardo di questa gente che mi circonda. Non ce n'è uno senza birra o sigaretta in mano. Sembro un pesce fuori dall'acqua ed è facilmente percepibile che non è il mio solito ambiente. Mi appoggio alla staccionata che servirebbe per sistemarci in fila e stringo forte al petto la mia borsetta con la macchina fotografica. Non sto avendo dei pregiudizi, sono solo diffidente. Spero Ally si ricordi la mia raccomandazione fatta prima di uscire e non scopi con Troy sul mio letto come l'ultima volta che sono stata via più del tempo necessario. E all'improvviso mi viene in mente che la mia vita sessuale è pari a quella di un dodicenne. Ed è alquanto triste, anche per me. Ma sono sicura che se prima avevo qualche problema a relazionarmi, dopo quello che è successo sarà ancora peggio. E resterò sola a vita.

"Camila, ascoltami. Posso spiegarti, davvero." Non riesco a sentirmi le dita delle mani ora che l'hanno colpito in viso. Spiegarmi? Spiegarmi cosa? Come accidentalmente è caduto tra le gambe di quella troia che adesso mi fissa impietosita?! Come se tra le due io debba essere compatita e non lei che si è fatta sbattere sopra una cazzo di scrivania.

Giro le spalle ad Austin, lasciandomelo indietro e automaticamente fuori dalla mia vita.

Bravo ragazzo di sto' cazzo. "Camila! Vieni qua!" Grida riallacciandosi i pantaloni e seguendomi nel giardino di casa sua. Afferro uno dei schifosissimi sette nani presenti sul terreno e lo getto contro la sua macchina. "Scusa, Austin. Posso spiegarti!" Ne afferro un altro e prima ancora che possa raggiungere il vetro lui mi blocca il braccio.

"Smettila, okay?! È anche colpa tua!" Vederlo con quella è stato tremendo ma sentirmi dire questo poi... Non mi accorgo delle lacrime che stanno scendendo sul mio volto fin quando non allunga una mano per asciugarmele. Mi scanso. "Mi dispiace, amore."

"Colpa mia? E di grazia, perché sarebbe colpa mia, stronzo?!"

"Non urlare qui fuori." Si guarda attorno impaurito che i suoi vicini ascoltino e si rovini la sua reputazione da bravo figlio di papà. "Vaffanculo, Austin."

Riafferro il nano che mi aveva tolto dalle mani e lo lancio contro il parabrezza.

Finalmente ci fanno entrare.

Il locale è abbastanza grande per contenere tutta quella gente che stava lì fuori. Posso superare questa serata, dovrò solo fare delle foto alla band e poi passare cinque minuti da Zayn nel camerino. Non so cosa aspettarmi certamente dalla loro musica, dal modo in cui mi sono sembrati questo pomeriggio, umili e cordiali, ma non appena la musica invade il posto capisco che le mie supposizioni guardando i suoi fans erano più che giuste. Soprattutto dopo che hanno iniziato a strillare in coro: Psycho, groupie, cocaine, crazy. Non a caso le canzoni parlano prevalentemente di droga e alcol. Addirittura cocaina. E spero che faccia semplicemente parte del personaggio perché è un bel ragazzo e non vorrei si rovinasse con quella merda. Capisco chi fuma marijuana assiduamente, non ci trovo nulla di male, non è nel mio stile, ma una volta ogni tanto non fa male ed è scientificamente provato, nessuno però, nemmeno un cretino, finirebbe con l'usare quello schifo che ti deturpa interiormente piano piano. È quando il sound diventa più movimentato e le luci più chiare che comincia a starmi quasi simpatico come stamattina, anche se chi prova ad avere un approccio con me non otterrà alcun buon risultato, per come mi sento ultimamente. Zayn è uno di quelli a cui piace il sesso, conquistare le ragazze. Ci avrei scommesso solo guardandolo in faccia. È sexy il modo impacciato con cui si muove, comunque. E il tipo di musica è diverso dai generi che girano ora in radio e in televisione. Non è musica dance, non è l'house delle discoteche e nemmeno la techo dei rave party. È qualcosa di più analogo all'indie.

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