Capitolo 8

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Quando riapro gli occhi noto che il sole sta ancora sorgendo. Credo di non aver mai dormito così bene in un posto così scomodo in vita mia e accanto a qualcuno che conoscevo così poco come è successo con Lauren.

Ha le braccia penzolanti sulle ginocchia e fissa il mare dinanzi a sé.

"Non dormivo così bene da un bel po'." Sussurro prima di liberarmi della sabbia che mi punzecchiava la faccia. Lei sorride, continuando a guardare quella tavola piatta azzurra. "Hai mai avuto la sensazione di voler scappare?" Dice, si volta verso di me e aggrotto le sopracciglia. "L'ho fatto. Venendo qui con voi." Le confesso. 

"No, da te stessa, intendo."

"Più o meno ogni mattina negli ultimi tre mesi. Perché?"

"Niente." Risponde immediatamente, alzandosi. "Dobbiamo ritornare dagli altri, non dico che si staranno preoccupando ma qualche parolaccia ce l'avranno detta." La blocco per il braccio prima che possa allontanarsi troppo. "Aspetta. Voglio sapere perché mi hai fatto quella domanda." Scuote la testa sorridendo, tira un po' il braccio e sono in piedi anche io. "Un giorno lo saprai." Mi fa l'occhiolino e io sbuffo. "Andiamo! Piantala di fare la misteriosa!" Comincia a camminare e io la seguo. Ride e non risponde. È chiaro quanto le piaccia essere venerata. "Hai iniziato tu." Mi ricorda, alzando le spalle. "Quando tu risponderai alle mie domande io risponderò alle tue. È semplice." La lascio perdere, perché fondamentalmente non voglio rivelarle niente. In pochi minuti ci ritroviamo vicino alla sua moto, non ho nessuna intenzione di infilarmi i tacchi, Lauren altrettanto. "A quanto pare dovrai salire sulla mia moto." Afferma contenta guardandosi intorno. Fuori al Casinò non c'è traccia dei ragazzi.

Ce ne siamo andate senza preavviso, non mi aspettavo certamente che ci aspettassero però almeno restare nei dintorni era lecito! Io non ci salgo su quella moto, che Lauren se lo metta in testa. Scuoto il capo. "Quando si tratta delle paure la cosa più logica è stargli lontano." Sorride passandosi una mano tra i capelli, cogliendo il riferimento alla sera prima. "Senti." Tono di voce quasi scocciato. "Io ho bisogno di una doccia. Non mi metterò a pregarti per venire con me."

Sbuffo mentre mette in moto lasciandomi un po' di spazio sul sediolino. Dio mio. Non ci credo che sta per andarsene. Mi guarda un attimo facendomi un cenno.

"Tu vai piano?" Sorride beffarda annuendo. "Lauren, per favore. Devi andare piano perché altrimenti mi viene un infarto. Capisci?" Scoppia a ridere, accelerando. "Sali, Camila." Sbuffo mentre mi aggrappo alle sue spalle per salire su questa moto gigante. Che Dio me la mandi buona.

"Finalmente siete tornate!!" Sento prima ancora di poter poggiare il culo sul sedile di pelle. Mi volto verso Harry, la camicia stropicciata e tra le mani un cornetto. "Harry!!" Grido come se fosse la mia salvezza e ritorno con i piedi sul cemento. Lauren sbuffa. "Non sei andato via con gli altri?" Chiedo, leggermente sorpresa. "No. Sono andato a fare colazione con Luke." Indica quello che dovrebbe essere il cameriere con cui parlava ieri sera. "Lui è Luke." Gli tendo la mano, un po' stranita. Sembra un bel tipo. "Presumo ti accompagnerà lui a casa, allora." La voce di Lauren sembra forte e pungente, quanto il suo sguardo. Luke annuisce al posto di Harry e subito mi precipito a chiedergli "Puoi portare anche me? Per favore!" Harry scoppia a ridere mettendomi un braccio sulle spalle. "Certo che può. A dopo, Lauren."

Mi volto verso la mora che prima di partire a tutta velocità mormora: "Come ti pare." 



***

"Quindi hai perso tutti i soldi che ti eri portata appresso ma in cambio hai scopato col croupier?" Dinah annuisce contenta. "Sicuramente meglio di quello italiano." M'informa evitando tutti i dettagli che mi stava raccontando poco fa prima che la fermassi urlando "NON VOGLIO SAPERE TUTTO PER FILO E PER SEGNO". Fortunatamente ha capito. Non che mi scandalizzi parlare di sesso, solo che sapere esattamente com'era fatto il pene del tipo non rientra nei miei interessi.

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