Capitolo 21 - Parte terza

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Credo che nulla fino ad ora mi abbia fatta sentire così libera e spensierata come questo giro in moto. Mi sono sentita come se stessi per spiccare il volo. Una sorta di adrenalina pazzesca mischiata alla paura di morire.

Perché in fondo se non hai paura di morire cosa vivi a fare?

Io non volevo neanche montarla e il terrore che avevo di cadere era alle stelle ma lo rifarei. Milioni di volte.

Non appena Lauren accosta lontano da quella specie di pista, a dire il vero non so quanto abbiamo camminato, forse siamo vicinissime alla città, non appena ci fermiamo so solo che preferirei ripartire.

È meglio rischiare stando in sella ad una moto che rimanere fermi con Lauren Jauregui arrabbiata.

Che poi non ha nessun diritto di starsene lì col muso.

Bambina del cazzo!

Posso fare quello che mi pare con chi mi pare, il caso è chiuso.

Devo ancora riprendermi dal giro in moto quando la vedo aprire il sediolino della moto e tirare fuori una bottiglia grossa, leggermente rettangolare e con del liquido che se fosse più chiaro somiglirebbe alla pipì.

Che orrendo paragone...

Se penso che Lauren adesso gusterà quella bevanda mi vengono i brividi. 

Distrattamente, o meglio dire stranamente, mi viene in mente mia madre. Starà sicuramente dando ai matti, stressando Ally di continuo chiedendole dove sono, cosa faccio e soprattutto con chi dato che fino ad ora di amici nella mia vita ne ha visti meno di quelli che si possano contare su una mano sola.

Anche se una parte di me sa che probabilmente spera che io non torni più a darle problemi.

Afferro dalla mia borsetta una delle cassette a nastro che mi ha regalato proprio Ally e la introduco nel lettore.

"È da maleducati non chiedere neppure se a me andasse di ascoltare musica, non lo sai?"

Alzo lo sguardo verso Lauren che è illuminata dall'insegna dell'unico negozio presente nel raggio di duecento metri e contemporaneamente sul mio volto si para un'espressione alquanto scettica.

Lei sorride così le rispondo di getto, sperando di toglierle quel ghigno dal volto.

"Quando la gente che ti sta intorno non ti va a genio te ne freghi."   

Spalanca la bocca per dire qualcosa ma poi sorride ancora. "Non ti vado a genio perché non ti ho fatto giocare col mio bambino?" Alza a metà nell'aria la bottiglia di whiskey e sospira pesantamente.

"Dì ciao, Jack." Ora lo scuote a mo' di saluto e io elevo gli occhi al cielo.

Quanto è stupida? Non capisco che ci ho trovato di così affascinante quando ho iniziato a studiarla come se fosse un dipinto.

"Vuole un bacino..." Borbotta sbiascicando con la voce. Ha fatto solo due sorsi, giuro. O almeno sono due quelli che ho visto, non può essere già ubriaca. La guardo, muta.

"Vieni a dargli un bacino, Camilaaa!" Grida nel pieno della notte, della quiete.

"La smetti? Sembri una cretina." Sgrana gli occhi, riportandosi la bottiglia alle labbra.

"Ora bevi tu." Ordina, seria. Dio, se volessi scappare non ho nemmeno una strada precisa da percorrere, di sicuro vorrei darmela a gambe levate perché salta giù dal muretto e si avvicina a me.

"Cosa??" Un urletto da vera civetta mi sfugge. "No, ti prego." Protesto inutilmente.

"Guarda che è buono e comincia a piangere se lo rifiuti. Bevi." La guardo con diffidenza, se a lei ha fatto così male figuriamoci cosa può scaturire in me. Voglio avere il controllo di tutto, devo quando l'unica compagnia è già ubriaca.

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