Capitolo 41

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La mattina seguente il suo corpo non mi tiene più al caldo, anzi, rabbrividisco col vento che spalanca le finestre e mi mostra il cielo ancora cupo. Il maltempo sembra essersi accasato.

Il freddo del pavimento diminuisce il mio stato di incoscienza, ma il mal di testa sembra rammentare un campo di battaglia, dal quale io ne sono uscita vincitrice. Meno acciaccata dell'avversario. Meno ferita di Lauren.

In cucina Dinah mi accoglie con una colazione deliziosa, col sorriso sulle labbra. Non mi sta portando davvero rancore, perché forse a volte serve sentirne un po' per valorizzare le cose, anche quelle che non sono state. Dinah non ha nulla da perdere dalla mia partenza.

La mora invece se ne sta seduta a terra, fuori la porta di casa, a guardare la pioggia che le bagna le scarpe. Nel frattempo stringe una bottiglia di qualche superalcolico di cui non riesco a leggerne la targhetta, resta con le labbra poggiate sul bordo quasi come se potesse creare un'intimità col suo oggetto di svago.

Forse lei qualcosa da perdere ce l'ha.

"È lì dalle cinque di stamattina." Mi informa la castana; siedo di fronte a lei, dando le spalle a Lauren. "Avete parlato?" Incalza, abbassando il tono di voce, ironicamente per la prima volta in questa vacanza.

Non so cosa risponderle perché non so quanto effettivamente abbiamo parlato, se ci diamo dette l'essenziale oppure ne abbiamo dette pure troppe.

Annuisco e automaticamente mi volto a guardare la porta. È sopraffatta, è fragile, come non l'ho mai vista. Ed io non riesco a sentirmi realmente in colpa, perché ho raggiunto la consapevolezza di sapere gestire me stessa, darmi un contegno, non farmi schiacciare da situazioni che non mi porteranno a nulla.

"Eh, allora ciò che vi siete dette la rende più combattuta del solito."

Lascio Dinah parlare, ma non l'ascolto sul serio. Intanto Zayn è entrato nella stanza e mi dice che lui è porto e che mentre io mi do una sistemata metterà in macchina la valigia. Andremo solo io e lui, quindi saluterò qui gli altri.

Mi alzo con le gambe che tremano, un'ultima occhiata e scopro Lauren che guarda nella mia direzione. È uno sguardo spento, accecato lievemente dal liquore. L'attimo dopo lei si volta di nuovo ed io imbocco il corridoio. Liam mi abbraccia, dicendomi che ha preparato un panino per il viaggio anche se sa che l'aereo non mi piace e avrò lo stomaco chiuso.

Quando mi guardo allo specchio la situazione diventa tragica, ero convinta che Lauren fosse abbattuta, ma non avevo ancora visto il mio aspetto orribile. Entro in doccia, qualcuno deve aver acceso la radio. Mi lascio cullare da una melodia nostalgica accompagnata da una voce femminile sottile. 

I want to hold a hand inside you
I want to take a breath that's true

Socchiudo gli occhi concedendomi ancora una volta di ricordare i momenti in cui abbiamo cominciato ad incastrarci, lascio che le lacrime mi bagnino il viso confondendosi col getto dell'acqua.

I look to you and I see nothing
I look to you to see the truth

Mi odio per essere arrivata a questo punto, condanno il mio senso dell'immaginazione, l'illusione che si è presa gioco di me, tanto da farmi credere che avrei potuto tirare fuori Lauren dalla percezione oscura che ha del mondo, i sentimenti e se stessa.

Ci ha messo un po', ma mi ha mostrato che, per quanto mi voglia, non sarà mai in grado di donarsi come farei io. Non c'è via d'uscita per lei, ce n'è una giusta per me che ho realizzato, ma fin troppo tardi, e che, ora, posso solo ritrovarmi a patirne le pene.

Fade into you
Strange you never knew

Avvolgo l'accappatoio attorno al corpo, ma prima che il piede poggi oltre la doccia la porta si spalanca e Lauren irrompe gettandosi a capofitto nel water. Non si cura dei capelli che le si appiccicano al viso, stringe la tazza ai bordi e non smette di vomitare.

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