Capitolo 16

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Io e Lauren cammianiamo involtariamente allo stesso passo.

Lo noto perché una volta tanto riesco a guardarle il viso voltando leggermente il capo mentre di solito posso limitarmi a fissare la sua splendida schiena.

Mi chiedo se anche le nostre emozioni stiano viaggiando a braccetto. Riuscirebbe a provare la mia stessa gioia notando quanto il nostro rapporto stia cambiando e migliorando?

O quello che stiamo condividendo diventerà briciole appena l'altra avanzerà un passo di troppo?

Il mio petto è pieno d'ansia, tanto per cambiare. Aumenta ogni volta che cerco di captare il luogo di destinazione, ma lei mi sfugge sempre.

"Sei curiosa, eh!" Mi prende in giro, sorridendo con quella faccia da delinquente.

E' buffo perché uno tenta una vita di essere una persona con buoni principi, valori sani alternati a momenti di pura tranquillità, te ne stai lì a cercare di errare il meno possibile, di avere una certa autorevolezza nella tua vita, e poi... arriva una faccia da delinquente e rovina tutto.

O lo rende più colorato.

Difficile da dirsi.

"Leggermente, Lauren! Tra l'altro, non so se i miei vestiti sono adatti, se sono in pericolo, o se è semplicemente da considerare un appuntamento."

"Non sono tipa da appuntamenti." Precisa subito lei, senza farmi storcere il naso in realtà, era ciò che mi aspettavo. "Però, se lo fosse sarebbe sicuramente il migliore che tu abbia mai avuto."

Credo da sempre che se mettessi delle frasi senza dire chi le abbia pronunciate su un foglio bianco, magari stropicciato, basterebbe cercare quella in cui si pecca di malizia o di troppa modestia, per attribuirle il suo nome.

"Ovviamente!" Grido io, lei ride facendomi l'occhiolino.

"Ti piacerà, vedrai. Probabilmente vorrai ammazzarmi per non averti consigliato di portare la macchina fotografica, ma ci penseremo dopo. Vieni." Poggia un braccio attorno alle mie spalle e mi fa segno di svoltare l'angolo.

Entriamo in dei vicoletti stretti stretti, ricchi di quelli che sembrano una serie di appartamenti un po' malconci ma ancora intatti. Ai piedi delle porte, quasi una sì e una no, ci sono delle biciclette. Sento lo sguardo di Lauren osservarmi mentre io osservo tutto questo, ora che mi è vicina l'ansia sembra essersi leggermente assorbita.

"Siamo arrivate." Mi informa, inclinando il capo verso un ragazzo dai capelli ricci e rossi tinti.

Se ne stava appoggiato contro lo stipite della porta del palazzo davanti al quale ci fermiamo, ora, però, alza il braccio nell'aria, e mostra la sua dentatura perfetta.

"Ecco, la mia campionessa!" Abbraccia Lauren con un certo calore. Come se fossero amici da sempre, e magari lo sono, che ne posso sapere io? Poi il suo sguardo cambia visuale, riesco a intravedere i suoi occhi marroni intenso per un secondo, perché lo ritrovo ad abbracciare anche me. Quasi con la stessa veemenza.

Mi sento un attimo stordita, talmente tanto che riesco ad accorgermi solo ora del manifesto sopra la porta.

"Dreaming the power of music"

Boccheggio per un attimo, cercando di dire qualcosa di sensato, Lauren mi sorride come probabilmente non ha mai fatto, si morde il labbro e il ragazzo ci invita ad entrare.

Un altro mondo.

Ecco ciò in cui mi ritrovo catapultata. Di posti belli da togliere il fiato in questi giorni ne ho visti ma questo, cavolo, questo ha un impatto su di me strabiliante. Non riesco a spiccicare parola ritrovandomi in questa stanza dalle pareti bianche e i tratti dei mattoni in evidenza, con le luci a neon colorate e tante, tante, tantissime fotografie appese ai muri.

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