Capitolo 37 - Seconda parte

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Vedere la nostra villetta addobbata di palloncini, festoni e trombette mi fa scordare, per un attimo, che non siamo ragazzini del liceo ma un gruppo di fattoni che fanno quasi una vita da star e passano le loro vacanze ad ubriacarsi, ballare scatenati e a litigare con la gente.

Per un attimo, è solo qualche secondo di smarrimento, mi sembra di essere con ragazzi normali o quanto meno di quelli che nei bicchieri rossi hanno la coca cola.

I nostri sono pieni fino all'orlo di superalcolici che mi fanno anche storcere il naso dall'odore troppo forte.

Zayn non è ancora arrivato eppure sono già quasi alla fine del bicchiere, Louis che me l'ha riempito ha continuato a ripetere: "Bevi, bevi che fa bene!" spalleggiandomi quindi lo accontento.

Vedo Dinah che fa sgonfiare di nuovo il palloncino e poi con una voce stramba, alla paperino, grida: "Ma allora ci ubrichia... ODDIO, dovete provare!" Mi fa scoppiare a ridere perché non me l'aspettavo assolutamente che avesse aspirato l'aria.

Corro verso di lei e ne afferro una dalla confezione piena. "Sono sicura di aver sbaglia..."

Non riesco a finire la frase, spalanco gli occhi non riesco a trattenermi, rido di nuovo. Non mi sembro io.

"Hai già cominciato a bere, nena?" Mi volto verso il corridoio e la figura formosa di Lauren mi fa perdere qualche colpo.

Indossa un tubino nero che le evidenzia il seno e i fianchi, delle calze velate e una giacca di pelle con le borchie, i capelli sono mossi. È semplicemente bellissima, tanto da togliere il fiato.

Oddio, guardando Lauren più che bellissima ti esce quel che figa che fa sempre un po' cafone ma cavolo quant'è vero... Ho avuto una forte attrazione fisica per lei fin da subito, fin dal primo momento in cui l'ho vista togliersi quel casco e lasciar liberi i suoi capelli tirandosi con sé tutte le mie certezze. Certezze di cui mi ero fermamente convinta.

Nessun emozione sembrava toccarmi più, nessuna voglia di uscire, di vedere, di ascoltare. La mia certezza più grande era quella di volermene andare, di morire e smettere di sentirmi inadeguata in qualsiasi luogo, incapace di relazionarmi alle persone, fallita sugli obiettivi professionali e costantemente abusata psicologicamente da una madre che non fa altro che importi il buon costume, i fidanzati e come vestirti. Un padre quasi del tutto inesistente e un ex fidanzato bastardo.

Volevo smettere di aspettare qualcosa che mi salvasse, averne perfino la speranza e poi... arrivata quasi alla fine.. poi, quel qualcosa, è arrivato. E neanche te ne rendi conto che è trampolino di salto per scrivere una storia nuova.

Lauren è partita dall'essere uno di quei desideri immensi all'ansia che ti corrode, è stata la curiosità che non si sfama, la gelosia che ti fa stringere i pugni e venir le lacrime agli occhi, la passione che non pensavi di possedere.

Lauren si fa odiare e si fa amare, in continuazione. Non trovi un punto di equilibrio, non sei stabile, non sei al sicuro eppure ti senti protetto. Sai chi sei, sai che non hai realmente bisogno di qualcuno al tuo fianco, eppure vuoi lei.

Thomas Merton diceva: "L'arte ci consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nello stesso momento." Ed io credo che Lauren sia un po' arte. 

"Ti sei incantata..." La sua voce è lieve, afferra la bottiglia di vodka e me ne versa un po'. "Io te lo riempio ma appena vedo che sei sulla strada del collasso ti blocco, eh."

Sta scherzando, non è una battuta che fa ridere tanto da non avere l'aria nei polmoni ma io rido come se fosse così. E bevo, ancora. È quasi tutta la giornata che bevo, in effetti.

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