Capitolo 28 - Parte seconda

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Il silenzio dura giusto cinque minuti.

Lauren parcheggia alla cazzo e ci ritroviamo ad aspettare il pullman, io propongo di fare i biglietti anche se avrei voluto semplicemente tornare in spiaggia ma lei sostiene che se ci è andata bene una volta, la seconda perché dovrebbe andare diversamente? quindi ci ritroviamo sul vagone senza apposita ricevuta e la mora riesce persino ad accaparrarsi un sediolino.

Mi fa segno sulle sue gambe ma scuoto la testa. Insiste e quindi l'accontento. Sono un po' a disagio ma provo a respirare normalmente. Con Ally lo faccio spesso, non ho alcun problema a starle in braccio ma ora sono leggermente inquieta.

Poggia le sue mani sui miei fianchi e la testa sulla mia schiena. "Ti fa ancora male il braccio?"

"No." Gli do un'occhiata e le ferite sono ancora di un rosso acceso.

"Perché sei così fredda?"

"Non lo sono." Controbbatto immediatamente e lei alza un sopracciglio.

"Stanotte non lo eri." Sussurra e la sua voce roca per un attimo mi fa tremare le gambe.

Poggia le sue labbra calde sulla mia spalla nuda e mi giro per guardarla negli occhi.

"Non fare così..." Mormoro, lei ride: "e perché??" mi stringe più forte e poi mi da un bacio rumoroso sulla guancia.

"Dai, dimmi che succede, come ti senti, cosa senti."

"Niente." Rispondo, si morde le labbra scrutandomi. Mi volto verso gli altri presenti nel treno giusto per non farle scoprire cosa gira per la mia testa.

Non so ancora dove andremo a finire una volta che ci arriverà.

Mi ritrovo ad osservare un signore, non sembra del posto, ha le braccia tatuate e un orecchio ricoperto da cima a fondo di piercing, i capelli rasati. Stringe tra le mani una lattina e il guinzaglio di tre cani seduti sotto il sediolino di un ragazzo che se ne sta al telefono. I cani si leccano tra di loro e sono tenerissimi. Non posso fare a meno di pensare al piccolo cucciolo che ho a casa.

"Quegli aggeggi ci fanno perdere così tante occasioni." Pronuncia Lauren guardando nella mia stessa direzione ma soggetti diversi.

"La biondina di fronte lo sta fissando da quando è salita. Potrebbero conoscersi e far nascere un grande amore ma lui è troppo innamorato del suo schermo." Ci faccio caso anche io, in effetti non gli sta togliendo gli occhi di dosso.

"Hai mai provato ad immaginare la vita delle persone che non conosci?" Le chiedo e lei annuisce.

"Quel tipo - indica con lo sguardo il padrone dei cani - secondo me è un barbone, non ha una dimora fissa, probabilmente perché negli anni non si è mai adattato al lavoro fisso che volevano affibbiargli i suoi. Voleva fare... voleva fare il tatuatore, pur non sapendo disegnare. È riuscito anche ad aprire un negozio ma si è ritrovato con i debiti fino al collo ed ora è costretto a girare per la città con la speranza che qualcuno gli dia qualche spiccio."

"E l'unica cosa che lo fa sentire amato sono i suoi cani." Aggiungo io, lei mi fa l'occhiolino.

"Tocca a te." Guardo un po' la gente che ci circonda e quando poso gli occhi su una signora anziana che se ne sta alzata con delle buste della spesa in mano.

"Quella donna ha perso il marito in guerra ma ha ritrovato la forza in se stessa e per suo figlio, è un bravo ragazzo ma ultimamente ha preso una brutta strada, continua a drogarsi e a tornare la mattina presto. La mamma sa che non può aiutarlo in nessun modo, se non con un supporto economico; così almeno una volta a settimana si ritrova su un treno, in mezzo a un mucchio di teenager che non si alzano per farla sedere nonostante sembri stanca, solo per portargli qualcosa da mangiare." 

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