Capitolo 40 - Prima Parte

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Quando provo a scavare nei ricordi non rammento mai le parole esatte di una frase o il movimento preciso. La cosa più vivida sono le sensazioni, gli odori o piccoli particolari a primo impatto insignificanti, ma che sono in grado di riportarmi ad un preciso momento, a farmelo riassaporare, come se lo stessi vivendo per la seconda volta.

Il profumo dell'amamelide mi ricorda Austin. Al nostro primo appuntamento ufficiale me la regalò per abbellire il giardino perché gli dissi che adoravo i suoi colori.

Col tempo ha iniziato ad usarla come scusa per farsi perdonare e quel profumo intenso che tanto mi piaceva, ha iniziato a disgustarmi.

Il rumore del mare invece mi riporta a Lauren. La maggior parte dei nostri momenti li abbiamo condivisi con questo sottofondo. E' sempre stato sullo sfondo, ma in quegli istanti non lo avvertivo minimamente, adesso è una lama. Si fa sentire, squarcia.

Ironicamente, una delle mie prime sere qui con lei, ero sulla spiaggia in cui trovo ora.

La notte del Casinò, la prima volta che ci siamo stuzzicate davvero, piacevolmente.

La prima volta in cui abbiamo provato l'amnesia, il bagno, il calore dell'acqua che ci avvolgeva, della spensieratezza che mi toccava dopo un'infinità di volte in cui l'avevo repressa.

Prima di allora non mi aveva mai toccata, ha sfiorato il mio viso in un modo nuovo, delicato. Mi è bastata una carezza ed è partita una speranza.

L'illusione: mi ha perseguitata per tutta la vita.

Quando fingevo di non capire che i miei stessero divorziando, che mia madre era caduta in depressione e con me tirava fuori il peggio, compromettendomi il futuro. Riuscivo a non curarmi delle disattenzioni di Austin nonostante fossero palesi; ero cieca.

Tutt'ora non ho imparato a guardare.

Ho sempre ignorato, di proposito, inconsciamente, non importa, quello che mi circondava perché ogni cosa comportava un cambiamento.

Fingevo di non vedere per non guardarmi dentro e scoprire ogni volta qualcosa in più di me. Oggi, su questa stessa spiaggia riesco a comprendere un universo rispetto a quanto riuscivo a scorgere allora. Ero affascinata dal nuovo, come sempre. Poi, mi sono bloccata.

Perché probabilmente quando smetti di sentire, in realtà non smetti mai, ma lo percepisci sempre meno il mondo che ti circonda, una pelle che si scontra con la tua, il profumo dell'amamelide, il rumore del mare.

Oggi è tutto chiaro, non mi guarderò indietro perché ho finalmente visto ciò di cui avevo bisogno, è stato brusco ed è così che mi serviva, evidentemente. Doveva fare male, marchiare, incidere. Restare impresso nella mente, mentre lo schiocco di un bacio somiglia più allo sparo di una pistola. Mentre le gocce di pioggia cascano giù come se fossero coltelli. So che è così che le ricorderò.

"Sei sicura di volerlo fare?"

Il suo tono di voce non è come quello della sera in cui ci siamo conosciuti. Questa volta non ci sono pareti a proteggerci. Il vento gli scompiglia i capelli mentre si gratta la barba e mi comunica con gli occhi che è irrequieto, non sa cosa fare perché questa volta riesce a vedere che non sono influenzabile. Non ci sono sorsi di Vodka, né sguardi maliziosi a coprirmi gli occhi, o almeno a provarci.

"Secondo me è un po' una cazzata, manca pochissimo e torneremo tutti quanti."

Il suo tono adesso è meno dolce, rispetto a quella sera in camerino. Lì parlava perché aveva un desiderio, ora lo fa perché sono io ad averlo. Gli occhi neri mi scrutano cercando di capire come diamine abbia fatto a ritrovarmi in una situazione del genere dopo il pessimo modo in cui è iniziata.

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