Capitolo 18 - Seconda parte

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"Non vai a dormire?" Le domando, gentilmente. Scuote la testa risoluta. "E tu?"

"Non ci riesco." Sorride, quasi come se lo sospettasse. Col piede tira più vicino a sé una sedia facendomi cenno di sedermi.

"È perché stai facendo tante cose belle nella realtà che perfino la tua mente si rifiuta di sprecare la notte per dormire." Avrei da contraddire, ma non la interrompo. "La notte è il momento migliore della giornata e la maggior parte delle persone lo sperperano riposandosi."

"È quello che fanno le persone normali."

"Le persone normali non mi piacciono." Mi informa lei, accavallando le gambe.

Siamo l'una di fronte all'altra, quasi. E parliamo a bassa voce, per non disturbare nessuno. Lei parla a bassa voce, rendendola ancora più roca del solito.

"Le persone normali dovrebbero ammirare questo cielo stellato. Perdere il tempo provando a contarle, fare l'amore al chiarore di luna, camminare per le strade vuote illuminate solo dalle insegne colorate, a farsi divorare dal silenzio. Scandire i minuti parlando con un amico, cantando le loro canzoni preferite. Non si dovrebbe dormire la notte, Camila."

Sorrido teneramente mentre lei sospira, stropicciandosi gli occhi. "Beh, però il sonno ce l'hai!" Grido io, colpendola con uno schiaffetto sul ginocchio, ridacchia.

"Ovvio, ma sto dedicando qualcosa di meraviglioso come la notte a conversare con te."

Ha vinto lei, come sempre. Non c'era alcun dubbio che con mezza frase mi abbattesse.

Mi fissa senza dire nulla, lo fa così tante volte che comincio a chiedermi quando inizierò ad abituarmi. I suoi occhi sembrano mangiarmi ogni volta, mi guarda come se non potesse farne a meno. La guardo come se non potessi farne a meno.

"Come mai non mi hai chiesto se avessimo trovato la tipa?" Tronca il silenzio, assottigliando le pupille. "Non voglio aggiungere un'altra cosa alla lista 'Stare lontani da Lauren perché...'" Rispondo, di getto. E lei sorride. "Sapevo che ne avevi una!"

Alzo le spalle, sentendo l'umidità posarsi sulla pelle. Per il cielo che c'è stasera domani dovrebbe essere una bella giornata. "Ci sono molte cose in questa lista?"

"Solo un paio."

"Del tipo?" Chiede lei, incuriosita. È solo la sua mania di protagonismo, non le interessa il mio pensiero. Lo so. Si avvicina un po' di più, inarcando la schiena in avanti e poggiando le braccia sulle sue ginocchia. "Del tipo... la tua instabilità?"

"E in che modo potrebbe c'entrare con te?"

"Lo so io." Mi metto sulla difensiva, non voglio che sospetti o capisca nulla.

"Voglio saperlo anche io, mi riguarda, fino a prova contraria." Scuoto la testa.

"Dovrai farne a meno." Provo ad alzarmi ma esattamente come poche ore fa me lo impedisce. Mi rimette a sedere senza usare chissà quale forza. "Non scappare" Sussurra, sorridendo. Avverto il battito del cuore aumentare a dismisura. "Mi piace parlare con te." Confessa, mordendosi leggermente le labbra scatenandomi una tempesta dentro.

Non può fare questi gesti, non può. Rende instabile me, poi. "E perché mai?"

"Perché parliamo. Non è un semplice dialogo, non ci sono solo frecciatine o sorrisi maliziosi. Ogni volta io scopro un po' di te e tu un po' di me, è così che si dovrebbero vivere le persone, non credi?" Resta con le sue mani ferme sulle mie, sospiro osservandole.

"Ami la notte perché diventi incredibilmente saggia tutto ad un tratto?" Scoppia a ridere e nella mia testa non suonava così divertente.

"Cosa c'è al primo posto in quella lista?" Scuoto la testa. "Non me lo ricordo."

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