Capitolo 11 - Memories

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[SONO IN RITARDO? SI SONO I RITARDO LO SO SORRY LOVE U ~A♡]

No no no. Non può succedere ancora.

Louis si rannicchiò ancora di più nella penombra della sua camera. La schiena appoggiata alla testiera del letto accanto all'unica lampada accesa, le gambe al petto e la testa sulle ginocchia. Ci aveva provato, ci aveva provato davvero a trattenere le lacrime, ma alla fine caldi fiumi scorsero sulle sue morbide guance, inondandogli il viso e bagnandogli il colletto della felpa. Tremò cercando di fermare i ricordi che tentavano di uscire allo scoperto dal quel cassetto in cui erano rimasti chiusi per parecchio tempo.
Due anni prima, vero? Forse tre...
Louis si premette le mani sulle tempie come per evitare che quei pensieri potessero uscire, ma non servì a molto. In poco tempo la sua testa fu pervasa dai ricordi di quel piovoso pomeriggio di febbraio.

Doveva dirglielo. Louis doveva assolutamente dire ad Eleanor il suo segreto. Ormai stavano insieme da un paio di anni e quindi si sentiva in dovere di dirle assolutamente tutto. Non lo aveva mai detto a nessuno, ma di lei si fidava, sapeva che Eleanor avrebbe capito.
Si presentò a casa della ragazza con una rosa rossa, la sua preferita, e venne aperto da Eleanor in persona.
-Amore!- lo salutò lei abbracciandolo poi dandogli un bacio delicato sulle labbra. Lui sorrise felice. Forse non sarebbe stato così difficile dirglielo. Lui gli diede la rosa e si compiacque per la sua espressione contenta. Sapeva come farla felice e questo gli piaceva. Poi la invitò ad uscire, fino a quando non si fermarono a casa del liscio. Una volta lì, prese un bel respiro e la guardò dritta negli occhi.
-Eleanor,- disse -di te mi fido e voglio dirti tutto. Io ho un segreto che voglio che tu sappia.- lì per lì non gli chiese nessuna promessa, sapeva, lo sentiva dentro, che lei avrebbe capito.
-Mi fai preoccupare, Louis. Cosa devo pensare?- lui non rispose. La prese semplicemente per mano e la portò fino in camera sua. Era bella, azzurra con molti poster di tutti i suoi film e attori preferiti e tanti peluche. Sembrava una camera di un normale adolescente. La fece sedere sul letto mentre lui rimase in piedi a guardarla negli occhi. Poi lentamente si alzò la felpa, scoprendo le cicatrici vecchie sulle braccia. Non si tagliava più da molto tempo, quello era un ricordo del passato. Poi si tolse anche la maglietta scoprendo quelle sull'addome.
-Ne ho anche sulle gambe ma non credo che...- cercò di dire Louis ma venne interrotto dalla reazione improvvisa di Eleanor. La ragazza si alzò scuotendo i suoi lunghi capelli castani, il viso dolce da bambina con un'espressione sconvolta.
-Tu... tu ti...- cercò di dire ma la voce era rotta da una strana nota di sgomento mista a qualcosa simile a disgusto.
-Tagli?- continuò lui per lei guardandosi i piedi -No. Non lo faccio da un sacco di tempo. Ma io volevo...- lei non gli permise di continuare la frase che uscì in fretta dalla stanza dirigendosi verso la porta d'uscita prendendo in fretta e furia il cappotto.
-Eleanor!- gridò lui. La vide uscire fuori sotto la pioggia, i capelli che si attaccavano lentamente al viso, l'espressione disgustata ancora impressa sul volto. -Eleanor! Dove stai andando?- lei rimase lontana, sotto la pioggia, di spalle. Poi si girò a guardarlo, le mani in tasca e un' espressione di puro distacco.
-Mi fai schifo.- disse semplicemente. Poi se ne andò, senza aggiungere altro.

A Louis non servirono i ricordi per pensare al resto. Dopo che lei se ne andò, lui chiuse la porta, corse in camera ed iniziò a strappare tutti i poster, dal primo all'ultimo. Lanciò dalla finestra ogni singolo peluche fino a quando la camera, più che sembrare quella di un adolescente, assomigliava di più a quella di un sessantenne. Urlò, urlò così tanto che credette di aver letteralmente polverizzato i polmoni.
In quel momento, però, mentre era seduto sul letto ad affogarsi nei ricordi, non urlò, lasciò che le lacrime percorressero quella strada conosciuta che non facevano da diversi giorni. Si alzò lentamente, percosso da leggeri brividi, e si diresse al bagno chiudendosi dentro. Non ebbe il coraggio di guardarsi allo specchio, tanto già sapeva quanto era brutto.

Perché sono un disastro? Perché faccio così schifo? Perché non sono un ragazzo forte?

Troppe domande gli affollarono la mente. Troppi pensieri. Troppi problemi.
Le sue mani si mossero da sole verso il mobiletto, tanto lo sapevano a memoria cosa ormai dovevano fare.
Le sue mani strinsero quella che era diventata la sua migliore amica.
Le sue mani la passarono veloce sul braccio. Una. Due. Tre volte.
Il sangue scorse sulle sue braccia. Giù sulle dita. Toccò il pavimento. Guardò quella goccia con interesse e immaginò tutto il dolore contenuto in essa. Voleva farlo uscire da lui, voleva non provare più emozioni. Solo i deboli provano emozioni. Voleva solamente non avere più paura di amare. Non voleva più amare. Voleva rimanere per sempre da solo. Niente Eleanor. Niente Harry. Louis si sedette e pianse per far passare il dolore. Di nuovo.
Però poi si costrinse a rialzarsi e, con uno sforzo enorme, portò le sue esili braccia martoriate sul bordo del lavandino. Numerose gocce di sangue erano cadute sul pavimento e Louis sapeva che se non voleva farsi scoprire da sua madre o, peggio, da qualcuna delle sue sorelle, avrebbe dovuto pulirle prima che si fossero seccate. Una scorse lungo tutto il suo avambraccio producendo un lieve ticchettio non appena toccò il lavandino. La macchia rossa colò fino a finire nelle tubature e Louis aprì l'acqua. Si sciacquo le ferite aperte, osservando come lentamente l'acqua da trasparente diventava rossa. Poi prese un po' di carta igienica e si tamponò le ferite. Magari poteva lasciar scorrere quel sangue, poteva lasciarlo scorrere... forse, per una volta, poteva lasciarsi andare...

No, pensò mentre iniziava a pulire il pavimento da tutto quello che aveva combinato, non è ancora la mia ora per andarmene.

****

Il giorno dopo tornò a scuola con due pesanti borse nere sotto gli occhi. Non aveva chiuso occhio per l'intera notte, continuava a pensare ad Harry. Non voleva innamorarsi di lui e voleva bloccare questa cosa sul nascere. Forse era in tempo, forse no. Quando entrò in classe andò a sedersi automaticamente di fianco ad Harry, senza farlo a posta ma semplicemente perché lo aveva visto seduto da solo. Non appena fu lì, appoggiò la testa sul banco guadagnandosi un'occhiata curiosa dal suo vicino di banco.
-Ti direi buongiorno ma non credo che per te lo sia.- disse pensieroso il riccio. Louis gemette in risposta e Harry dovette schiarirsi la gola a quel suono. All'improvviso un ragazzo entrò dalla porta con un enorme mazzo di rose rosse ed involontariamente, Louis pensò ad Eleanor. Il ragazzo le diede ad una ragazza seduta ai primi banchi senza che gli altri seppero il motivo. Se quella giornata non si prospettava una delle migliori già dall'inizio, dopo quell'episodio, per Louis poteva benissimo essere l'ultima della sua vita.

Magari è arrivato il mio momento.

Sentì il riccio sospirare e lo guardò appoggiare il mento sulla mano con la classica espressione sognante in volto. Louis sorrise automaticamente, senza pensarci, ma appena se ne rese conto abbassò la testa, senza smettere però di sorridere.
-Non la trovi una cosa romantica?- chiese Harry. Louis annuì lentamente anche se il riccio non ci fece caso. -Anche se secondo me non sono belle le rose rosse.- Louis alzò la testa per guardarlo, inspiegabilmente attratto da quel che stava dicendo -Sono banali. Sono più belle quelle bianche, no?- spostò i suoi occhi in quelli di Louis -Dico, il bianco non sarà un colore romantico, ma le rose bianche hanno un non so che di speciale. Mi ricordano... la purezza. Non so... e poi il bianco è elegante, cioè... non so, cosa ne pensi?- Louis non rispose, era troppo catturato da quei due smeraldi per parlare.

No no no non di nuovo!

Vai che è la volta buona che vi baciate davvero!

Il cervello di Louis era diviso in due pensieri contrastanti, come in quei film in cui il protagonista ha l'angioletto e il diavoletto sulle spalle che gli dicono quello che deve fare. Il problema è che lui non sapeva cosa fare.

Distogli lo sguardo! Distogli lo sguardo!

Louis abbassò lo sguardo sulle labbra di Harry e il riccio, ovviamente, lo imitò. La campanella suonò continuando quel gioco che il destino si divertiva a fare.

Rose bianche. Pensò Louis arrossendo. Carine.

Vite al limite - Larry Stylinson/Ziam MayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora