Capitolo 33 - Butterflies

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[Scusate ragazzi ma CAPITOLO DEPRESSO PER VOI!!! Vi amo tanto. ~A♡]

Quel pomeriggio, Zayn camminava da solo sul marciapiede per arrivare allo studio di Cheryl, la terapista squinternata che lo stava aiutando con la sua dipendenza. Gli dava dei farmaci una volta a settimana, ogni volta che andava da lei e, da bravo ragazzo, Zayn prendeva le sue pillole regolarmente. Quel giorno Liam non era venuto con lui perché, trovandosi già nelle vicinanze, si era fermato direttamente nello studio per aspettarlo. Camminava spedito cercando di arrivare il prima possibile. L'ansia iniziò a pervadergli l'anima, partendo dallo stomaco, stringendolo nelle sue mani di fuoco e torcendoglielo fino a fargli male. Accelerò il passo, iniziando a guardarsi intorno freneticamente. Erano tutti che lo fissavano, sì, occhi ovunque. Ti guardano, sanno il tuo segreto. Lo diranno a tuo padre. Zayn iniziò ad ansimare ma trattenne le lacrime. Come Cheryl gli aveva detto, la paranoia era un effetto collaterale della cocaina, quindi probabilmente non c'era nessuno intorno a lui. Prese un respiro profondo cercando di essere coerente e non agire senza pensare. Non riuscì, però, a convincersi ed iniziò a correre intravedendo sul fondo del vialetto lo studio. Erano tutti intorno a lui, che lo guardavano e lo fissavano. Gli urlavano addosso. Si coprì le orecchie con le mani e le premette forte per non sentire quelle voci. Voci che gli gridavano che era un idiota, caduto nella trappola della droga come un perfetto scemo. E poi c'era quella voce, quella che veniva sempre fuori nei momenti peggiori, nei momenti come quello. La sua stessa voce che gli urlava, rabbiosa, che Liam non lo voleva, non lo amava e che lo avrebbe lasciato presto. Voci. Voci. Voci.
Entrò sbattendo la porta e ci si appoggiò contro respirando a fatica. Chiuse gli occhi e prese un paio di respiri profondi, calmandosi. Non erano vere, quelle voci, erano solo i suoi pensieri negativi, tutto qui, alimentati dalla paranoia e dai sintomi dell'astinenza. Aprì gli occhi e salì le scale per arrivare fino alla sala d'attesa. Guardò l'orologio e vide che era cinque minuti in anticipo, ma Liam non era lì. Prima di cedere di nuovo all'ansia si disse che magari era già entrato e lo stava aspettando nello studio. La porta, di fatti, era socchiusa e Zayn si avvicinò. Senza bussare la aprì e rimase a bocca aperta. Il respiro gli mancò e gli occhi iniziarono subito ad appannarsi per le lacrime. Lì, in mezzo alla stanza c'era Liam seduto su una poltrona di pelle e Cheryl piegata su di lui che lo baciava. Le lacrime rigarono il volto del moro che le asciugò freneticamente con la manica della felpa. I due si fermarono e si girarono a guardare l'intruso che gli aveva interrotti. Liam boccheggiò arrossendo. Si scrollò la ragazza di dosso alzandosi immediatamente e raggiungendo a rapide falcate il ragazzo sulla porta. Sul viso di lei solo un sorriso fiero. Zayn indietreggiò fino ad uscire continuando a guardare sconvolto il suo ragazzo. Si girò per uscire dall'ingresso ma due grandi mani lo afferrarono per le spalle.
-Fermo, piccolo, posso spiegarti!-
-Non mi toccare!- gridò il moro indietreggiando rapidamente e sfuggendo alla sua presa. Liam, fermo sulla soglia, gli rivolse uno sguardo implorante. Zayn asciugò le nuove lacrime. -E non chiamarmi piccolo.- disse con tono di voce più basso. Uscì definitivamente da quell'edificio e corse fino a raggiungere casa sua, le guance bagnate fradice per le lacrime che scorrevano ininterrottamente dai suoi occhi. Arrivato a casa si precipitò in camera sua, sbattendo la porta e chiudendola a chiave. Si lanciò sul letto, prendendo a pungi il cuscino su cui c'era ancora il profumo di Liam dall'ultima volta che era stato lì. Si alzò e, prendendolo in mano, lo scagliò dall'altra parte della stanza gridando a pieni polmoni. Iniziò a lanciare ogni cosa che gli capitava a tiro, fregandosene se fragile o meno, rompendo ogni cosa contro il muro. Piangeva senza fermarsi e contemporaneamente urlava, dilaniato tra il dolore del tradimento e la rabbia per essere stato così stupido a credere in un sentimento simile. Si rifugiò in bagno sbattendo la porta. Lanciò il bicchiere dello spazzolino, mandandolo a frantumarsi in fondo alla stanza, sferrò un pugno allo specchio distruggendolo in mille pezzi e tagliandosi la mano. Poi si fermò. Ascoltò i propri singhiozzi che rompevano quell'improvviso silenzio, ma il dolore e la rabbia, invece che acquietarsi, si amplificarono opprimendolo. Chiuse gli occhi e, ricominciando a piangere, urlò a pieni polmoni, noncurante se qualcuno lo avrebbe sentito o meno. Adesso sapeva esattamente cosa avrebbe voluto. Una dose. E, per fortuna, Liam non le aveva prese tutte perché non era a conoscenza di quella di riserva. Alzò le mani per prendere una scatola da scarpe sopra lo specchio, la aprì e raccolse con la mano ferma una siringa. Dentro, qualcosa che lo avrebbe fatto stare bene. Sicuramente. Basta amore, basta fiducia. Basta Liam. Avvicinò l'ago alla vena del braccio sinistro e, a meno di un millimetro di distanza dalla pelle, si fermò. La sua coscienza gli disse che una dose simile avrebbe potuto ucciderlo.
Infilò l'ago, premette lo stantuffo e poi solo il buio.

Vite al limite - Larry Stylinson/Ziam MayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora