Capitolo 34 - Lou

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[Ehiiiiii! Ciao a tutti, scusate come sempre il ritardo ma vi amo e lo sapete. Ringrazio tutte per i meravigliosi commenti che mi lasciate e anche per i voti e le visualizzazioni♡ Detto questo SUPER CAPITOLO dedicato a giovipiove e bluacquamarina che quando leggerà il capitolo (forse mai) mi ringrazierà. Anzi, spero mi ringraziate tutti ;-) Bye ~A♡]

Quando Zayn si risvegliò, nella stanza c'era solo suo padre, chino sul suo corpo che rimuginava ancora sulle parole del dottore. Suo figlio era andato in coma per overdose di droga. Si era iniettato della cocaina diluita in vena e questo gli aveva provocato uno shock. Probabilmente, aveva aggiunto il dottore, il ragazzo aveva tentato di disintossicarsi perché erano state ritrovate delle tracce di farmaci nel suo sangue e probabilmente aveva contattato un terapista specializzato in certe cose.
Quando Zayn si risvegliò, il suo cuore prese a battere furiosamente e le macchine a cui era attaccato iniziarono a mandare dei segnali acustici allarmanti. Yaser alzò gli occhi su suo figlio spaventato e premette il pulsante per chiamare i medici, poi prese la mano a suo figlio che non sembrava cosciente. Zayn si guardò intorno non riconoscendo il posto in cui si trovava, poi notò la cannula sotto al naso e, preso dal panico, iniziò ad urlare cercando di toglierla. Quando notò un uomo di fianco a lui non lo riconobbe ed urlò più forte spostandosi il più possibile da lui.
-Zayn, Zayn, calmati sono io!- esclamò Yaser cercando di tenerlo fermo per le spalle. Il corpo fragile e magro di suo figlio scivolava troppo facilmente dalla sua presa.
-Toglimi le mani di dosso! Non ti conosco! Aiuto! Aiuto!- urlò il ragazzo dimenandosi il più possibile. Un'equipe di medici entrò nella stanza e lo immobilizzarono, poi gli misero dei tranquillanti nella flebo e a poco a poco il ragazzo si calmò.
-Zayn.- lo chiamò uno dei dottori. Lo sguardo del moro era sfuggente, distratto. Vide di nuovo l'uomo alla sua sinistra e lentamente riuscì a riconoscerlo.
-Papà...- mormorò, rendendosi conto di quello che aveva appena fatto. Poi si soffermò a guardare la stanza capendo di trovarsi in un ospedale ed immediatamente si ricordò ogni cosa.
-Zayn, sei in ospedale adesso.- gli disse con voce ferma e tranquilla il medico di poco prima. -Sei andato in overdose ma siamo riusciti a salvarti. Dobbiamo discutere di alcune cose.-
-Quanti giorni?- chiese il ragazzo. Il dottore lo guardò non capendo allora lui si affrettò ad aggiungere -Quanti giorni sono rimasto in coma?- Tutti i dottori assunsero la classica espressione da "ci dispiace tanto" e subito Zayn iniziò ad andare nel panico. Quanto tempo? Mesi? Anni?
-Un mese. Sei rimasto in coma un mese.- il ragazzo sospirò di sollievo anche se tutti in quella stanza non erano dello stesso avviso.
-Come stavo dicendo, abbiamo alcune cose di cui discutere.- riprese il medico e, dopo una breve pausa, iniziò a parlare -In seguito a quello che è successo, regolarmente dovresti essere mandato in un centro di recupero per tossicodipendenti. Verresti seguito ventiquattro ore su ventiquattro da un gruppo di esperti per aiutarti a disintossicarti. L'unico problema è che sei minorenne e il programma di recupero può durare parecchi mesi ed è sconsigliato farlo durante il periodo scolastico ma, vista la tua grave situazione, sarebbe preferibile iniziare il prima possibile.- Zayn sospirò guardando fuori dalla finestra. In fondo cosa aveva ancora da perdere?
-Va bene. Ci andrò.- mormorò senza incrociare lo sguardo del medico che iniziò a spiegargli in modo dettagliato come si sarebbe svolto il suo programma di disintossicazione. Dopo un po' lo lasciarono solo, uscendo per discutere della parte burocratica di tutta la faccenda. Nel silenzio, Zayn si prese un momento per valutare la situazione e per ripensare a quello che era successo. Aveva distrutto la casa ed era finito in coma per uno stupido bacio? Nonostante fosse solo un semplice bacio, Zayn non riusciva a calmare la rabbia e la delusione che provava nei confronti di quello che era stato il suo ragazzo, che aveva cercato di aiutarlo e allo stesso tempo lo aveva distrutto più di tutti. Improvvisamente qualcuno bussò alla porta strappandolo dai suoi pensieri.
-Possiamo entrare?- chiese una voce familiare. La testa bionda di Niall fece capolino dalla porta e lui insieme ad un Harry preoccupatissimo entrarono nella stanza. Zayn sorrise alla vista dei suoi amici venuti lì apposta a fargli visita. Il riccio si fiondò su di lui abbracciandolo stretto.
-Appena l'abbiamo saputo siamo corsi fin qui grazie all'auto di Gemma. O mio Dio, Zayn. Stai bene?- si allontanò di poco guardandolo in faccia cercando di scorgere qualche strano segno. Il moro annuì leggermente.
-Se non fosse per il fatto che mi stai praticamente uccidendo con questo abbraccio direi di sì, sto bene.- il riccio si affrettò a lasciarlo allontanandosi. Poi fu la volta del biondo che appoggiò un piccolo orsetto di peluche sul comodino.
-Eravamo preoccupatissimi per te. Liam ci ha detto tutto, ovviamente, ma abbiamo pensato che fosse meglio chiedere a te se lo volessi vedere oppure no. Anche lui ha detto che era d'accordo. Ma non ha fatto altro che venirti a trovare per tutto questo mese, Zayn. Veniva qui, dopo scuola, e ci rimaneva fino a che non finiva l'orario di visite. A volte erano costrette a buttarlo fuori, le infermiere dico. Qualche volta siamo venuti con lui ma era troppo difficile vederlo piangere in quel modo.- Zayn abbassò lo sguardo sulle sue mani intrecciate.
-Non fatelo venire qui, per favore.- gli disse in un sussurro. -Non sono ancora pronto per vederlo.- i due ragazzi annuirono e non aggiunsero altro in merito. Quel pomeriggio arrivò anche Louis che gli ripeté pressappoco le stesse cose che aveva detto Niall. A tutti e tre il moro disse che avrebbe iniziato un percorso di riabilitazione il prima possibile, anche se non sapeva quando.
Quando lo lasciarono solo, Zayn si concesse finalmente di piangere.

****

Uscendo dall'ospedale, Louis prese subito l'autobus che passava a casa sua. Nel frattempo aveva iniziato a piovere e probabilmente non avrebbe smesso fino alla mattina dopo. Quando scese, infatti, la pioggia era aumentata visibilmente e dovette correre per cercare di arrivare a casa il prima possibile. Sulla strada, però, non vide una figura che camminava velocemente e ci sbatté contro, facendo cadere entrambi a terra, sull'asfalto bagnato. L'altra persona aveva fatto cadere una borsa piena di libri che iniziarono subito a riempirsi di acqua.
-Oops!- esclamò ma, sotto la pioggia battente, Louis non lo sentì. Lo aiutò a raccogliere i libri e poi si alzò in piedi, aiutandolo. Fece per passargli la borsa ma non appena lo vide in faccia sbiancò e si bloccò. Harry era in piedi davanti a lui che lo fissava con un'espressione sbigottita.
-Ciao.- gli disse Louis, ma forse il riccio non lo sentì. Allora il castano si schiarì la voce cercando di riordinare i pensieri confusi. -Scusami per averti fatto cadere.- disse a voce più alta, anche se Harry non diede segno di averlo capito, e dopo gli passò la borsa. Corse via salutandolo con la mano. Poco dopo sentì un urlo dietro di lui.
-Louis!- gridò Harry. -Oddio, Louis!- lo chiamò di nuovo iniziando a correre verso il liscio che si era fermato poco più avanti non capendo. Quando il riccio gli arrivò di fronte, vide nelle sue iridi una luce diversa. -Louis, oh Dio! Ricordo, ora ricordo!- il liscio, non capendo, alzò un sopracciglio. Harry allora si avvicinò prendendogli il viso tra le mani -Lou, ricordo tutto. Ricordo perché sono andato in ospedale. Ricordo te.- ora si era avvicinato di più e Louis aveva finalmente capito perché quell'azione improvvisa. In quel momento, però, si rese conto di una cosa che lo mandò nel panico: i loro corpi erano attaccati, indivisibili, le mani di Harry erano sulle sue guance e la distanza tra i loro visi era talmente minima che poteva sentire il suo respiro. Sentì anche il suo profumo, di vaniglia, che lo investì così improvvisamente facendogli tremare le ginocchia.
Harry piantò il suo sguardo nelle iridi azzurre del ragazzo più basso che aveva iniziato a tremare cercando in tutti i modi di non lasciarselo sfuggire una volta di più. Sì, adesso ricordava ogni cosa, il motivo per cui viveva in continuazione questo tremendo déjà-vu, e non si sarebbe fatto scappare un'altra volta quest'occasione che si era presentata innumerevoli volte prima di allora. Sentì il profumo alla menta di Louis e poi il fumo di sigarette che impregnava il suo giubbotto di jeans. Quello stesso giubbotto che una volta si era preso e che non avrebbe più voluto restituire. Si avvicinò di qualche millimetro ancora.
La pioggia, ormai, era parte di loro ma nemmeno una goccia riusciva a separare i loro corpi uniti. Louis poteva sentire solamente il suo cuore battere e nient'altro. Poi vide il riccio avvicinarsi leggermente e l'istinto gli disse di allontanarlo, di fare in modo che quella cosa non accadesse mai perché, in fondo, non poteva provare questi sentimenti per un ragazzino, vero? Un maschio. Ma il suo cuore gli diceva il contrario, mentre cercava di uscirgli dal petto ogni centimetro in meno tra le loro bocche. Il suo stomaco si strinse e socchiuse la bocca guardando le labbra rosee e carnose di Harry. Le gocce di pioggia scorrevano sul suo viso bagnandole e provocandolo, tentando in tutti i modi di farlo avvicinare di più.
Harry spostò lo sguardo sulle piccole labbra di Louis, sulle quali la pioggia si divertiva a giocarci. La vista della sua bocca, bagnata e socchiusa, pronta per ricevere la sua, lo fece impazzire a tal punto che, senza aspettare oltre, si lanciò su di lui. Louis spalancò gli occhi realizzando che il riccio lo stava baciando sul serio e che quell'evento che da tempo stava aspettando stava accadendo. Alzò le mani legandole dietro al suo collo e chiuse gli occhi sentendo tante piccole scintille esplodergli nello stomaco. Quando Harry si staccò, il liscio non fece altro che mettersi in punta di piedi e riprendersi quelle labbra un'altra volta. Una scarica di brividi partirono dal punto di incontro tra di loro e lo invase facendogli desiderare di più.

Sta accadendo. Pensò Harry Sta accadendo sul serio.

Percorso da brividi incontrollabili, fece scorrere le sue mani lungo la giacca ormai fradicia del liscio fino a posarle in fondo alla schiena, avvicinandolo di più a se stesso, la borsa di libri ormai dimenticata per terra. Harry lo baciò ancora cercando maggior contatto e, desiderando di più, leccò il labbro inferiore di Louis. Questo aprì la bocca concedendogli il pieno accesso e le loro lingue iniziarono una danza di cui entrambe conoscevano i passi anche se non li avevano mai provati. Quando si staccarono per riprendere fiato, Louis abbassò lo sguardo incapace di incrociare le iridi color smeraldo dell'altro.
-Harry...- mormorò tornando alla sua normale altezza. Il riccio lo guardò dall'alto e sorrise, entrambi non curanti della pioggia che batteva su di loro.
-Lou.-

Vite al limite - Larry Stylinson/Ziam MayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora