Capitolo 24 - I'm sorry...

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[Ed eccomi di nuovo qua! Angela: distruttrice dei mondi che lei stessa ha creato e della felicità! Pericolo pubblico! I love you all, spero che il capitolo vi piaccia (ne dubito, ma sappiate che era necessario). D'ora in poi le cose non miglioreranno tanto facilmente, sappiatelo. Detto questo, all the love xx ~A♡]

Fuori faceva troppo freddo per poter aspettare Louis, così Harry decise di entrare in casa mandando un messaggio al liscio per dirglielo. Si tolse la giacca appoggiando lo zaino a terra.
-John?- domandò salendo le scale. Si diresse verso la luce accesa della cucina ma non vide nessuno, quindi uscì spegnendola. -John, sei in casa?- chiese entrando questa volta in salotto, ma anche lì non trovò nessuno. Salì le scale con circospezione continuando a chiamarlo. -Devo aspettare un mio amico, sarebbe un problema farlo entrare?- azzardò. Varcò la soglia della sua camera da letto ed accese la luce. Lo vide in piedi in un angolo, una bottiglia di birra in mano e lo sguardo letteralmente infuriato. Harry rabbrividì; aveva imparato ad avere paura di quello sguardo. John prese un sorso dalla bottiglia e poi l'appoggiò al davanzale. Si avvicinò con due passi e lo guardò.
-Chi era?- chiese, la voce strascicata tipica di un uomo ubriaco. -Il ragazzo che ti ha abbracciato fuori. Chi era?- Harry rabbrividì e cercò di allontanarsi ma John lo afferrò per un polso. -Chi era!- sbraitò stringendo la presa. Harry si contorse per il dolore.
-Louis.- rispose e chiuse gli occhi preparandosi per ricevere qualsiasi forma di dolore. Essa non tardò ad arrivare, sotto forma di uno schiaffo. John lo lasciò andare e lui barcollò all'indietro tenendosi la guancia sinistra.
-Quante volte ti ho detto di rompere i rapporti con quel frocio?! Non è sicuramente tanto diverso da te!- gli urlò. Harry sbirciò le scale e fece la cosa più folle e stupida che gli venne in mente: corse giù per i gradini, provocando, ovviamente, l'ira dell'uomo. -Dove scappi?!- gridò -Vieni a prendere ciò che ti spetta!- riuscì a raggiungere la porta, ma non appena mise la mano sul pomello, John lo tirò per il cappuccio della felpa. -Non si scappa dai propri errori, frocetto.- il suo alito sapeva da alcol e Harry si trattenne a fatica dal vomitare. John lo trascinò in salotto rischiando quasi di soffocarlo. Non che gli interessasse, probabilmente. Lo lasciò andare ed Harry sbatté la testa per terra. L'uomo lo colpì con un calcio alle costole. -Alzati.- ordinò. Harry pensò che tanto aveva già scritto il suo destino, non sarebbe servito a nulla aggravare la situazione. Si mise in piedi, nonostante il dolore lancinante alle costole e lo guardò negli occhi. Lui lo prese per il collo e gli tirò un pugno sul viso. Poi un altro, e poi un altro ancora. Qualcosa di caldo e fluido gli scivolò sulle labbra e d'istinto si passò due dita sotto al naso. Sangue. John lo stava guardando con un disprezzo tale che Harry sostenne il suo sguardo come a sfidarlo. -Non ti ho cresciuto così, io. Non ti ho cresciuto gay.-
-Mi chiedo che crimine sia l'essere gay.- proferì lui con tono sarcastico. Ci vedeva appannato da un occhio e aveva la bocca piena di sangue ma non era abbastanza, probabilmente. John fece un passo avanti e lui indietreggiò.
-Che crimine?! È un abominio credere di amare una persona dello stesso sesso! Dio ci ha fatti diversi per qualcosa.-
-Dio non esiste.- sputò lui guardandolo con tutta la rabbia di cui era capace. John digrignò i denti e quasi ringhiò per la frustrazione.
-Ti avverto, ragazzino, non infastidirmi oppure...-
-Oppure cosa?- domandò il riccio. La parte ragionevole del suo cervello gli urlava di smetterla, che stava firmando la sua condanna a morte. -Mi picchierai? Non mi sembra diverso da ciò che hai fatto fino ad ora.- ma decise di dare ascolto alla parte meno intelligente, e questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. John si avvicinò ancora e, fulminio, gli assestò un pugno così forte che lo fece barcollare e cadere all'indietro. Colpì con la testa il bordo del tavolino del salotto e svenne all'istante.

In quel momento Louis si avvicinò alla porta della casa di Harry e la vide accostata. Entrò lentamente mormorando -Harry?- per chiedere se poteva entrare.
-Oddio. Oddio. Aiuto.- sentì dalla sala. Salì le scale e senza pensarci due volte si affacciò al salotto. Vide il corpo di Harry steso a terra con un lago di sangue attorno alla sua testa ed un uomo accucciato su di lui che piangeva. La prima cosa che fece fu chiamare un'ambulanza.

Vite al limite - Larry Stylinson/Ziam MayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora