Capitolo 25 - Hopeless

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[EHIIIII Oggi è un anno che ho pubblicato vite al limiteeeeee! Per questo vi regalo il capitolo. So che non è proprio estremamente felice ma... vabbe, amatemi comunque. Vi voglio bene e BUON COMPLEANNO A QUESTA STORIA! ~A♡]

Louis scosse la testa nel silenzio della sala d'aspetto.
-No.- disse risoluto -No, è impossibile.- il dottore lo guardò con uno sguardo apprensivo.

Chissà a quante altre persone ha rivolto quel suo fottuto "sguardo apprensivo". Chissà a quante persone ha dovuto dire che il ragazzo che desidera disperatamente baciare si è dimenticato di te per un fottuto trauma cranico del cazzo.

Strinse i pugni sopra le cosce ma non disse niente, la cosa che gli riusciva sempre meglio. Zayn si guardò intorno e incrociò le braccia al petto.
-Quando siamo entrati non ha chiesto di Louis.- disse dando voce alle sue preoccupazioni -E quando nel suo racconto non lo ha accennato... beh, mi sembrava strano, ecco...- tutti annuirono e Louis scosse la testa di nuovo. Non riusciva a crederci.
-Spesso capita dopo una commozione cerebrale di andare incontro ad un'amnesia temporanea...- il liscio lo guardò con un barlume di speranza negli occhi.
-Temporanea?- chiese stupito. Forse una possibilità c'è l'aveva. Il viso del dottore, però, non mutò di una virgola e in qualche modo lui capì che non era una buona notizia.
-Sì, temporanea. Può durare alcuni giorni, o settimane. Ma può durare anche mesi o anni.- Louis trasalì e sentì le lacrime avvicinarsi. Le ricacciò indietro con rabbia.

Se solo lo avessi fatto prima...

-Ma com'è possibile che si sia dimenticato solo di Louis?- chiese Niall scettico. Il dottore annuì come se si fosse dimenticato di parlare anche di quello.
-A volte, dopo un trauma del genere, è come se il cervello scegliesse dei ricordi da eliminare, o da nascondere temporaneamente. Più probabilmente un'emoraggia interna che è andata ad espandersi in quella determinata zona del cervello.- calò di nuovo il silenzio. Tutti guardavano con la coda dell'occhio Louis, che era quello che ci stava soffrendo di più, evidentemente.

Facile per voi. Harry non ha "volutamente" cancellato il vostro ricordo, forse per sempre.

Era come se il tempo si fosse fermato. Tutti guardavano Louis e Louis stava fermo immobile a ripensare a tutta la storia. Poi ad un tratto alzò la testa e guardò dritto negli occhi il dottore, quasi ad intimidirlo.
-Come facciamo a fargli tornare la memoria?- l'uomo sospirò sistemandosi il camice.
-In certi casi,- rispose -è meglio non forzare il ritorno della memoria. Ma è possibile agevolarla con qualche... come dire, spunto. Piccoli pensieri che gli possano far venire in mente il passato, qualche storia raccontata, foto... cose del genere. Ma senza essere troppo pressanti.- il liscio tornò a guardare il pavimento. In quel momento si sentiva senza speranza; Harry si era dimenticato di lui e lui non sapeva cosa fare. Gli venne in mente l'orsetto di peluche appoggiato sul sedile dell'auto di Gemma, con la quale erano arrivati lì. Forse, come aveva detto il dottore, un modo c'era. Forse poteva riuscirci a farlo tornare da lui. Alzò la testa e guardò in giro sorridendo. Poi si alzò in piedi ed uscì dall'ospedale.

Tornerai da me, Haz?

****

Pochi giorni dopo il dottore permise ad Harry di tornare a casa. Sua madre lo accompagnò in auto e lo aiutò a scendere quando gli girava la testa. Entrando, Harry si aspettava un classico party di bentornato, invece trovò sua sorella che lo accolse con un suo classico "abbraccio stritolatore".
-È bello che tu sia tornato, fratellino.- mormorò mentre, in punta di piedi, gli accarezzava i capelli sorridendo. Il riccio sorrise di rimando pensando che questo fosse molto meglio di un party. Poco dopo la ragazza si staccò e, con un sorriso ancor più raggiante, si voltò andando verso la sala.
-E' arrivato un pacco per te prima. Non l'ho aperto ma c'è una rosa bianca affianco ad una lettera.- disse tornando da lui con uno scatolone bianco tra le mani e sopra una busta legata con un nastro azzurro alla rosa bianca. Harry lo prese con sguardo curioso ma allo stesso tempo confuso. Chi mai avrebbe fatto una cosa del genere? Si avviò verso la sua camera ed appoggiò la scatola sul letto, chiudendo dietro di lui la porta. Si sedette e lentamente prese la rosa. L'annusò e sorrise allo splendido profumo che emanava. Aveva sempre pensato che le rose bianche fossero le più belle tra tutte le rose, senza dubbio le più eleganti e quelle meno banali. Chiunque avesse mandato quel regalo lo doveva conoscere bene per sapere un dettaglio così insignificante della sua vita. Appoggiò il fiore sul comodino e guardò la busta. Ora che la ammirava meglio vide che era ricoperta di dettagli in bassorilievo e sul retro c'era scritto Per Harry in nero, con una scrittura semplice e senza fronzoli. Aprì la busta e prese la lettera, scritta su un foglio giallastro con inchiostro del color della pece. Gli dava un senso di sicurezza, quella scrittura e quel colore, come se la persona che l'aveva scritto sapesse benissimo cosa voleva fare. Iniziò a leggere.

Caro Harry,
probabilmente ora sarai confuso da questa lettera e da quella scatola, ma so che sei curioso di sapere cosa c'è dentro. Prima che tu la apra, però, voglio dirti che nessuno dei regali che ti farò sarà fatto per caso, ognuno di loro ha un suo motivo. Ognuno di loro serve nella speranza che tu ritorni a pensarmi, nella speranza che tu ritorni tu ed io ritorni io. Perché, senza di te, la mia vita non ha senso. Strano come me ne sia accorto solo ora, quando ormai ti ho perso, forse per sempre, forse no. Tu dirai "il danno è fatto", ed hai ragione. Ho dei rimpianti, Harry, di ciò che avrei potuto e dovuto fare con te ma non ne ho avuto il coraggio. Ognuno di questi regali serve per farti ricordare un pezzo del tuo passato, del nostro passato, perché adesso sono senza speranze, ma se c'è anche solo una minima possibilità che tu possa tornare da me, allora ci proverò.
Detto questo, apri la scatola. Dentro ci troverai un orsetto di peluche, non è vero? Ti piace? Spero di sì. L'ho comprato prima del tuo compleanno, in modo che potesse essere il tuo regalo. Poi abbiamo avuto certi inconvenienti e... non importa. In ogni caso, rido ogni volta che penso a quel giorno, quando mi hai indicato quel peluche e mi hai detto che era "morbidoso". Forse non ti ricordi cosa è successo quello stesso giorno, ma non fa niente, cercherò di aiutarti al massimo delle mie capacità. Tu dai un nome a quell'orsacchiotto, poi mettilo sul comodino e guardalo prima di addormentarti. Forse sei la mia ultima speranza.

Solamente tuo,
Louis.

Dentro la scatola c'era quel peluche circondato da diverse rose bianche. Attorno al collo c'era legato un nastrino azzurro, identico a quello della lettera. Tirò fuori l'orso e lo appoggiò sul comodino. Certo, guardandolo avrebbe detto che era bellissimo e morbido, ma davvero non riusciva a ricordarsi di averlo detto a quel Louis. L'unico ricordo che aveva di lui era quando l'aveva visto in ospedale, nient'altro. Tutti però lo trattavano come se fosse stata una persona importante nella sua vita e poi quella lettera... aggrottò la fronte. La cosa che lo incuriosiva di più erano le rose bianche. Spostò lo sguardo sulla scatola e le tirò fuori tutte, poi le legò in un mazzo con il nastro azzurro del peluche. Scese di sotto con il mazzo in mano e vide sua sorella e sua madre sorridergli, ma lui era troppo confuso per essere felice di quel pensiero. Chiese un vaso con dell'acqua dentro e lo portò di sopra, appoggiandolo alla scrivania ed infilandoci delicatamente il bouquet. Si sdraiò sul letto e prese in mano il peluche.

Amico, aiutami a ricordare. Louis dice che sei importante e che è successo qualcosa di ancor più importante dopo che ti abbiamo visto

Il peluche lo guardò con i suoi occhi di plastica neri senza ombra di espressività. Harry sospirò, rendendosi conto di star parlando con un giocattolo. Pensò ad un nome da dargli ed alla fine optò per "Louis". Pensò che, magari, ripetere numerose volte quel nome gli sarebbe stato d'aiuto.

Non è vero, Louis?

Sospirò ancora.
-Ma perché sono così scemo.- mormorò appoggiando il regalo sul comodino affianco alla lettera. Pensò a cosa c'era scritto e si sforzò di capire. Forse non ti ricordi cosa è successo quello stesso giorno aveva l'aria di essere qualcosa di importante, ma allora perché se l'era dimenticato? Perché non riusciva a ricordare solo quel ragazzo, che sembrava soffrirci davvero molto per questa situazione? Perché non si era dimenticato di tutto invece che solo di lui? Sospirò passandosi le mani sui capelli ed abbassando la testa a guardarsi i piedi. Si tirò le ciocche frustrato.

Perché?

Vite al limite - Larry Stylinson/Ziam MayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora