Capitolo 1- Louis

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Louis ha un problema. Anzi, più di uno. Louis non sta bene con se stesso. Si odia. Louis si guarda allo specchio e trova solo difetti.
Louis si stava guardando lì, nel suo peggior incubo. Era quasi nudo, con solo i boxer addosso e non riusciva a guardarsi. Non ce la fa mai. Osservò le sue gambe.

Troppo grasse.

Accarezzò le cicatrici.

Troppo debole.

Le nascose nei jeans. Osservò il suo busto. Si disgusta sempre quando lo vede. Si toccò la pancia.

Troppo grasso.

Accarezzò le cicatrici.

Troppo debole.

Si nascose sotto una maglietta a righe. Guardò le bretelle appoggiate al lavandino.

Troppo diverso.

Scosse la testa e portò lo sguardo sui suoi occhi.
Osservò le sfumature azzurre delle sue iridi.

Troppo azzurri.

Osservò la linea delle sue labbra strette.

Troppo sottili.

Pensò alla sua voce.

Troppo acuta.

Si guardò le braccia.

Troppo grasse.

Accarezzò le cicatrici.

Troppo debole.

Si nascose in una felpa. Tirò su il cappuccio. Si girò di spalle allo specchio per mettersi le sue amate vans rosse.

Troppo eccentrico.

Frenò le lacrime prima che uscissero dai suoi occhi azzurri e si rialzò. Uscì dal bagno prima ancora che potesse dare anche solo un ultimo sguardo a quell'immagine che odia.
Attraversò il salotto e raccolse lo zaino da terra. Le sue sorelle erano in cucina a fare colazione, Louis l'aveva saltata. Come al solito. Sorrise leggermente quando Georgia alzò una mano per salutarlo. Uscì dalla porta di casa mentre sua madre urlava -Buona scuola!-

Non sarà mai "buona" una giornata di scuola, mamma.

Avrebbe voluto replicare, ma stette zitto. Come sempre. A nessuno interessa il suo parere, e lui lo sapeva.
Sospirò silenziosamente mentre si avviava verso la fermata dell'autobus. Si infilò le cuffiette per isolarsi dal resto del mondo, almeno così poteva essere se stesso, rispecchiandosi nei testi delle canzoni.
Era il primo giorno di scuola e Louis ne aveva già piene le palle. Doveva andare in quarta superiore ma era stato bocciato e si ritrovò quindi a ripetere la terza. Ma non era tanto il problema dello studio, anzi, Louis sarebbe stato molto bravo se solo si fosse impegnato, ma erano proprio i compagni. Si sentiva già normalmente diverso, solo, incompreso, e in seconda era stato costretto a cambiare scuola, si era sentito ancora più escluso e non riuscì davvero a concentrarsi sullo studio.
Prese delle scelte, scelte sbagliate, che si portò avanti tutta la vita, probabilmente. Ma avrebbe dovuto fare tutti i successivi tre anni con dei ragazzi più piccoli di lui. Quindi, mentre i nuovi ragazzi avevano 16 anni, lui ne avrebbe compiuti 17 quell'inverno. Ci mancava anche un primino ed era a posto.

Per questo era seduto dietro ad un banco in un angolo in fondo alla sua nuova aula, mentre guardava di sottecchi la classe che si popolava man mano. La sua visuale venne occupata dalla figura di un ragazzo. Louis spostò lo sguardo sul suo viso. Aveva i capelli castani tinti di biondo, gli occhi azzurro-verdi, le guance piene e un sorriso smagliante sul volto. Un segno rosso marcava la sua tempia destra, la forma ricordava vagamente quella di due dita attaccate, ma Louis decise di non chiedere nulla, limitandosi a guardare il biondo.

Vite al limite - Larry Stylinson/Ziam MayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora