Capitolo 16 - Thanks, son

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[Non l'ho ricontrollato scusate. Spero che la storia vi stia piacendo il capitolo non è un gran che ma tra poco le cose si movimentano tenetevi pronti ~A♡]

Se c'era una cosa che Louis odiava più di se stesso, quella era la neve. Per essere più precisi, quella sorta di nevischio che scende prima della pioggia ed è destinato a diventare una pappetta grigia, scivolosa e bagnaticcia che ti riempie le scarpe di acqua. Quella mattina, oltre alla neve, tutto sembrava andare storto e la giornata, di fatto, non iniziò nel migliore dei modi. Tanto per cominciare, era in ritardo. Forse l'ennesimo scherzo delle sue sorelle, forse non aveva messo la sveglia, fatto sta che comunque non la sentì e si alzò con una mezz'ora buona di ritardo. Quando scese, sua madre lo costrinse a fare colazione e, a prescindere, la colazione non era un buon modo per iniziare la giornata e si ritrovò inginocchiato davanti alla tazza a vomitare quei due grammi di cereali e la mezza tazza di latte che aveva mangiato. Visto che di sfiga non ne aveva abbastanza, la sua tuta dell'Adidas era magicamente scomparsa e con lei anche le vans rosse. Si decise allora di vestirsi con le prime cose che gli capitarono sotto mano, che alla fine furono un paio di Skinny jeans neri, una maglietta bianca a righe nere, una felpa marrone con la cerniera (si chiese perché aveva una felpa con la cerniera e per di più marrone) e un paio di Adidas bianche.
Perse il primo autobus e quando il secondo arrivò a scuola, mancavano solo 10 minuti alla prima ora. Il caso volle che la sua aula fosse una delle più lontane dalla fermata dell'autobus e per questo decise di mettersi a correre nel cortile esterno della scuola per arrivare prima della campanella. Come di certo tutti sanno, correre con l'asfalto coperto di neve non è una buona idea, e di certo lo sapeva anche Louis, ma non ci pensò molto in quel momento. Se ne rese conto solo quando scivolò poco prima di arrivare agli scalini dell'entrata e rischiò di cadere all'indietro. Chiuse gli occhi aspettando di cadere e fare una colossale figura di merda ma sentì un braccio sotto la schiena a bloccare la sua caduta. Aprì gli occhi e subito si incontrò con un paio di smeraldi splendenti. Un debole sorriso si aprì sulle sue labbra mentre si tirava di nuovo su.
-Grazie, Harry.- disse sincero guardando a terra. Lui lo scrutò dall'alto in basso osservando il suo "cambio look" e sorrise maliziosamente dentro di sé alla vista delle belle gambe di quel ragazzo fasciate da un paio di jeans attilati neri. Scosse la testa e lo guardò in faccia cercando di eliminare i pensieri poco casti che si erano affollati nella sua mente.
-Tranquillo.- Louis lo guardò e gli venne in mente l'immagine di un principe azzurro con la sua faccia che era venuto a salvargli la giornata da una torre di sfortuna. Forse il pigiama-party non era l'unica cosa da femmina nella sua testa. All'improvviso sentirono la campanella e Louis trasalì per lo spavento. Si ricordò all'improvviso di essere in ritardo e liquidò Harry con un "ciao a dopo" e se ne andò correndo alla sua aula.

****
Dopo le ultime due ore della mattina, Louis era al suo armadietto che appoggiava i libri e che si preparava per andare in mensa.
-Cambio look, Tomlinson?- chiese una voce dietro di lui. Si girò e vide Zayn Malik in tutto il suo classico splendore da Zayn Malik, col viso forse un po' pallido e delle lievi occhiaie ma quelle le hanno tutti le due settimane prima delle vacanze di Natale. Louis sbuffò piano mentre chiudeva l'armadietto e si avviò con il moro in mensa.
-Scherzi del destino.- sospirò.
-Non ti stanno male quei jeans, perché non li metti più spesso?- disse Liam affiancandosi a loro. Louis storse il naso.

Per carità. Con tutto questo grasso che mi ritrovo!

Non rispose ma scosse semplicemente la testa. Entrarono in mensa e Louis si diresse subito al loro tavolo "per tenergli il posto", come diceva sempre, ma non c'era mai stata una volta in cui loro lo avevano visto prendere da mangiare o, se non altro, di averla anche mangiata.
-Secondo te è normale che non mangi?- chiese Liam guardando il liscio da lontano. Zayn alzò le spalle ma con la voce carica di preoccupazione rispose -Non credo, ma magari mangia tanto a casa, non lo so.-
Arrivati al tavolo, presero posto di fronte a Louis che li stava aspettando ed iniziarono a mangiare. Poco dopo arrivarono anche Harry, Niall e Gemma. Quest'ultima guardò dritto verso Louis dicendo -Hai chiesto ai tuoi per la festa?- Louis annuì.
-Mia mamma ha detto che va bene, che potete dormire anche lì ma non dobbiamo fare troppo casino.-
-Evvai!- esclamò Zayn.
-Pigiama-party!- esclamò Harry.
-CIBO!- urlò Niall, fiondandosi poi sul suo burrito. Per un secondo tutti lo guardarono con disapprovazione, poi scoppiarono tutti a ridere.
-Quindi il 24 a casa tua?- chiese Liam. Louis annuì.
-Ora?- chiese Niall.
-Uhm... Per le 21? Non so...- tutti annuirono.

****
Quando Zayn arrivò sul vialetto di casa, camminava pensieroso contando mentalmente quanti soldi gli fossero rimasti in tasca dall'ultima volta che gli era arrivata la paga. Fece l'ultimo tiro della Malboro che aveva in bocca e poi la buttò a terra schiacciandola con la punta del piede. Prese le chiavi ed entrò. Non disse niente per far capire che era arrivato perché sapeva che suo padre poteva star dormendo e, in ogni caso, non voleva svegliarlo. Camminò a testa bassa fino in cucina quando pestò un foglio a terra. Si accorse che era una bolletta e che tutto il pavimento della cucina era cosparso di bollette, tutte da pagare probabilmente. Suo padre era seduto su una sedia al tavolo e piangeva sommessamente con una bottiglia di Jack Daniel's e un bicchiere vuoto affianco. Le spalle erano mosse dai singhiozzi e, sussurrando, l'uomo diceva ogni tanto -No. No.-
Zayn si avvicinò a suo padre preoccupato.
-Papà?- chiese. L'uomo alzò di scatto la testa. La barba sfatta, le occhiaie, i capelli disordinati e gli occhi gonfi di lacrime non gli davano uno dei migliori aspetti che si potesse immaginare.
-Z-zayn?- balbettò sbattendo gli occhi. A giudicare dalla bottiglia che era quasi del tutto piena e che non ne vedeva altre a terra, il ragazzo capì che il padre era quasi del tutto sobrio. Andò a sedersi di fronte a lui e lo guardò negli occhi.
-Che succede papà? -
-Sono un pessimo padre.- rispose lui piangendo ancora. Guardò tutti quei fogli sparsi sul tavolo e scosse la testa. -Guarda qua, conti in rosso, bollette da pagare, affitto di tre mesi... non ci tolgono la casa solo perché ci sei tu e sei minorenne.-
Stettero zitti per un secondo, fino a quando il padre non riprese a parlare -Vorrei solo poterti aiutare. Non ti sono mai vicino e... e...- sospirò tristemente. Poi prese la bottiglia e fece per versarsi il contenuto nel bicchiere ma Zayn ci poggiò sopra la mano in modo che gli fosse impossibile versare qualsiasi cosa. L'uomo lasciò la presa e Zayn tappò la bottiglia. Il padre si prese la testa fra le mani e singhiozzò. Zayn rispose la bottiglia nella credenza ed andò a posargli una mano sulla schiena.
-Lei mi manca tanto, Zayn. Tua madre. Era bellissima. Ed io sono un idiota. Me la sono fatta scappare e non me lo perdonerò mai.-
Dopo diversi attimi di silenzio Zayn rispose -L'alcol non è la soluzione.-
-Lo so, lo so. Hai ragione.-
-Posso aiutarti io se vuoi. A trovare un lavoro stabile, intendo.- suo padre alzò la testa e i suoi occhi rossi e bagnati trasmettevano solo gratitudine.
-Grazie, figliolo.-

Vite al limite - Larry Stylinson/Ziam MayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora