Viola's pov
Il professore ci ha chiesto cos'è secondo noi l'amore. È una cosa a cui non ho mai pensato. L'ho sempre dato per scontato. Stai al mio fianco? Allora mi ami. Non ci stai? Allora in automatico per me sei nullo.
Ma è davvero questo?
Cioè non sono così stupida, so che l'amore ha diverse fili. Può essere famiglia; amici; partner; animali. L'amore lo si può trovare in diverse forme. Nei gesti; nelle parole; nei tocchi; nei silenzi. Ma alla fine di tutto questo, l'amore cos'è realmente? Cioè come faccio a capire che quello che provo verso di te è davvero quello che noi chiamiamo amore?
L'amore tra gli amici e tra i familiari è facile da capire, è un po' come respirare; lo fai e basta. Ma l'amore che puoi provare per un'altra persona, quello non te lo insegna nessuno. Perfino guardando altre coppie sono riuscita a capirci qualcosa.
So benissimo che ci sono diversi "sintomi" che te lo fanno capire: tipo il battito accelerato per ogni minima cosa che riguarda semplicemente l'essere dell'altra; le famose farfalle nello stomaco. Ma so anche che quei sentimenti dopo poco, qualche mese generalmente, scompaiono e allora come faccio a capire se provo ancora ciò? Il nostro corpo perché ci toglie questi "segnali"? Io voglio avere la certezza che la persona al mio fianco sia la persona giusta, ma, se tutto ciò scopare, allora non potrò mai saperlo...giusto?
È tutto così complicato. Perché nessuno ci spiega queste cose basilari?! Perché devo vivere una vita piena di domande e dubbi?
Dio ci avrà donato un cuore, ma non ci ha mai spiegato come usarlo. Questo come fonte prenderlo? Come una punizione o come una lezione di vita? Non capisco.
Sappiamo benissimo parlare di qualsiasi altro sentimento, ma non dell'amore. Perché?
La professoressa di arte delle medie ricordo che ci disse che il colore dell'amore è il rosso. Ma chi l'ha deciso questo? E perché proprio il rosso? Perché non blu o rosa?
Sinceramente io gli darei il bianco. Il rosso è già un colore fatto e finito, mentre il bianco è un colore astratto, proprio come l'amore. È come una tela pronta per essere colorata, colorata dai sentimenti che tu proverai da quel momento in poi per quella persona, colorata dai ricordi, colorata dalle fotografie tangibile e non; colorata di parole e gesti. Sul rosso non puoi disegnare, è già stato scelto. Quindi si, secondo me l'amore è bianco. La Rosa bianca è il fiore da regalare per San Valentino. Si, ne sono convinta.
Il suono della campanella, mi fa tornare con i piedi per terra e, con la coda dell'occhio, noto quel ragazzo uscire fuori dalla classe, seguito da Samanta.
<<So che per te l'amore non è stato facile, Viola>>
Sento il calore della sua mano sulla mia.
Mi giro verso di lei e credo proprio di avere un punto interrogativo sulla testa, un po' come nei manga. Per la prima volta non capisco il perché mi abbia detto questa frase, sono sincera.
So che il mio passato non è dei migliori, ma perché dirmelo ora?
Capendomi, senza il bisogno di parlare come sempre, abbassa lo sguardo sulle nostre mani.
Perché sta guardando lì? Cosa c'è che non va?
Abbasso lo sguardo pure io e rimango spiazzata.
Le mie mani...stanno tremando. Come se stessero morendo di ipotermia da ore.
Non ci voglio credere...
<<Sono così da quando il professore ha usato la parole "amore", Viola>>
Come ho fatto a non accorgermene? Cosa mi sta succedendo? Non ho mai pensato a lui, no? Giusto? E allora perché ha ancora tutto questo potere sulla mia mente, senza neanche il bisogno di ricordare?
Prima l'incubo che non mi succedeva da un bel po', ora le mani che tremano. Sta per succedere qualcosa?
Metto immediatamente le mani in tasca.
Spero che nessuno lo abbia già notato.
Il calore dei pantaloni, piano piano rilassa ogni mio muscolo. Percepisco pure le spalle rilassarsi e abbandonarsi dalla loro posizione di scudo, pronte a farmi scappare in qualsiasi momento.
Prendo un respiro profondo e cerco di pensare ad altro, ma proprio quando sto per chiudere gli occhi e concentrarmi noto i due sperduti ritornare, seguiti poi dal professore.
Appena vedo come sono conciati, il mio cuore perde un battito.
Leonardo ha la maglietta tutta sgualcita, mentre Samanta ha il rossetto sbavato. Dio solo sa che cosa hanno fatto.
Non che mi interessi, ovvio.
Sono troppo intenta a pensare a lui, a quei suoi occhi marroni, che celano qualcosa di oscuro, che non presto caso a nessun altro.
Ho visto i suoi occhi brillare quando abbiamo parlato noi, ma ora sono così...non esattamente spenti, ma più come assenti, come se non stesse più con i piedi per terra. Sono di un marrone così scuro che quasi fa paura.
Chissà cosa gli è preso. Venire gli fa così tanto male? Allora forse è il caso che smetta; è più bello quando quegli stessi occhi hanno il colore del miele e le sue labbra si aprono ad un ghigno strafottente. Si, ti fa venir voglia di picchiarlo a suon di schiaffi, ma almeno è se stesso. Ora no, non lo è, è una versione di sé autonoma, ma con il cervello di una versione di sé più piccola.
Il passato eh...che brutta bestia.
Anche se è già successo, anche se esiste il detto "non puoi piangere sul latte versato", il passato è l'unico che invece ti trafigge l'anima ancora e ancora e ancora. Non riesci a smettere di pensarci. Vuoi cambiare ciò che è successo, ma non puoi. E lo sai. Però non ce la fai. Pensi e ripensi e ti trafiggi altre mille volte
Come vorrei la pietra del tempo, proprio come in Marvel.
Un dolore debole al gomito sinistro, mi fa tornare con i piedi per terra.
Cos'è successo?
Guardo prima dove se ne stava Leonardo in piedi, ma non lo vedo più e poi guardo nuovamente Elisa.
<<Aia. Mi hai fatto male. Ma sei matta?>> dico a bassa voce, per non farmi sentire dagli altri.
Con la testa mi fa un cenno verso la cattedra.
Oddio! Non dirmi che il mio primo giorno di scuola inizia con una bella nota da parte del professore.
Ti prego, Dio, abbi pietà di me.
Capita a tutti di distrarci ogni tanto, no?
Sento lo stomaco attorcigliarsi per l'ansia.
Calmati Viola, fai un respiro profondo e calmati.
Espiro ed inspiro.
Sono un po' più calma e quindi ora sono pronta a girarmi, rassegnata a ciò che sta per succedere.
Poso gli occhi sul professore e noto che non è successo niente di quello a cui stavo pensando.
Finalmente torno a respirare normalmente, anche se non mi ero accorta di star trattenendo il respiro.
Ma se non era per una nota, allora non capisco, che cosa voleva dirmi, Elisa?
Appena guardo il professore con più attenzione e calma, noto che è un gran figo.
Ha i capelli neri e gli occhi azzurri, come il ghiaccio.
Ha un bel fisico scolpito, che si può intravedere dalla camicetta bianca, forse troppo aderente.
Mhhh, proprio il mio tipo ideale.
Matematica è diventata definitivamente la mia materia preferita, anche se già lo era, ma dettagli.
Mi giro verso la mia amica e ci scambiamo uno sguardo d'intesa. Ci sorridiamo come due beote e poi torniamo a guardare il professore con occhi sognanti.
Per tutta l'ora abbiamo guardato il professore, come se fosse un dio greco. Ci mancava solo che sbavavamo, così sarebbe stato tutto perfetto.
Ad un certo punto, sento il mio corpo che viene attraversato da una scarica elettrica.
Mi giro dietro di me e trovo Leonardo già intendo ad osservarmi. Però non mi sta guardando come sempre, non si sta divertendo, no, anzi tutto il contrario. Il suo sguardo è truce e se gli occhi potessero uccidere, penso che ora sarei già sottoterra.
Ho come la sensazione che mi stia avvertendo, ma non so su cosa.
Poso lo sguardo su quelle pozze marroni, intenta a leggerci qualcosa di più, ma senza accorgermene mi ritrovo risucchiata dentro ad essi. Volevo capire, invece mi sono ritrovata in un mondo, un mondo spietato, ma dove in realtà non avevo paura, in un mondo nel quale le mie difese, i miei muri, non erano realmente necessari.
Sento mancarmi il respiro e il mio corpo comincia a tremare tutto.
Non so cosa fosse quella sensazione, ma sicuramente era molto potente, troppo potente...
Mi sento destabilizzata, ma ancora vogliosa di provare esattamente la stessa cosa.
Cosa mi sta succedendo?
Giro la testa di scatto, come se mi avesse scottata e ritorno ad alzare quei muri.
Non so che potere lui abbia, ma sono sicura di una cosa: devo stargli alla larga.
Suona la campanella della ricreazione ed Elisa decide di fare il giro della scuola, così da imparare ad orientarci, o almeno queste sono le sue parole.
Non credo che sarà così facile come crede lei, ad essere sincera. Ma non lo dico, non voglio mandare in frantumi ogni sua speranza.
<<Hai visto quanto è figo, il professore di matematica? Quest'anno ci sarà da divertirsi!>> cinguetta con entusiasmo
<<Si, è davvero bello. Ma se continui a dirlo ad alta voce tra poco ti risponde>> alzo gli occhi al cielo
Non so più quante volte l'ha ripetuto, ma lei è fatta così. Adesso è in fissa e non smetterà più di parlarne. Come un pallino nella testa, che continua a tornarti in mente.
Tipo la sensazione che ho provato prima e che per fortuna Elisa non ha notato questa volta.
Sarebbe dura spiegarglielo.
Più che altro come faccio a parlargliene, se non so nemmeno io cosa è successo realmente?
Scoppia a ridere per quello che ho detto. Scommetto che si è appena immaginata la scena. Pensandoci bene, fa davvero ridere.
<<Ti immagini? Io che dico "il professore è davvero figo" e lui "grazie, ma così mi metti in imbarazzo">>
Mi tengo la pancia dalle risate.
Sarebbe da premio Oscar per la miglior figuraccia di sempre!
<<Diventerei tutta rossa e non avrei più il coraggio di venire a scuola>>
Non è difficile immaginare una cosa del genere, ricordo benissimo che successe già una cosa del genere nell'altra scuola. Solo che era un compagno di classe, e anche il mio più grande amico.
Lei stava facendo proprio come ora, stava urlando quanto fosse figo e lui apparse da dietro di lei come un ninja, nessuno dei due sentì i suoi passi, eppure lui era lì e aveva sentito tutto.
Ricordo che la sua risposta fu stata: "Non mi interessano le ragazzine che fantasticano in questo modo. Sono irritanti". Lei corse via e scoppiò a piangere a casa sua. Non si fece più vedere a scuola per un bel po', almeno fino a che io non obbligai Riccardo a chiederle scusa. Inizialmente c'era una sensazione di imbarazzo, Elisa si era addirittura nascosta dentro l'armadio a cabina che teneva in camera. È stato esilarante, ve lo giuro!
Ma poi tutto si risolse ed entrambi chiesero scusa. Il successo della storia? Siamo diventati un trio inseparabile.
Senza che me ne accorgessi, vado a sbattere contro qualcosa di duro. Alzo gli occhi e mi accorgo che quel qualcosa è il petto di qualcuno.
La botta è stata così forte che stavo per cadere all'indietro.
Istintivamente chiudo gli occhi, per prepararmi a sentire un grandissimo dolore, ma alla fine non sento il freddo del pavimento, anzi sento qualcosa di caldo, come se fossero le mani di qualcuno...
Apro gli occhi di scatto.
<<Scu->> alzo lo sguardo, imbarazzata e vedo una figura conosciuta.
<<Non riesci a stare neanche un minuto senza di me, eh?>> dice con un ghigno compiaciuto
Le sue mani sono ancora dietro la mia schiena, per non farmi cadere. Sento uno strano calore proprio dove mi sta toccando, lo stesso che sta facendo aumentare il battito del mio cuore, così tanto che ho quasi paura che lo possa sentire attraverso i vestiti.
Siamo così vicini che sento il suo respiro sulle mie labbra.
Il mio cuore perde un battito ed io mi ritrovo a fissare le sue labbra, così morbide, piene e perfette...
Alzo lo sguardo e noto che anche lui mi sta fissando le labbra con un sorriso, che non gli avevo mai visto fare; pieno di desiderio, come i miei occhi.
Ma cosa vado a pensare?
Davvero non lo sopporto più. Odio lui e quel suo sorrisino.
<<Hai ragione scusami, avrei dovuto dirtelo>> chiarisco in modo sensuale, facendogli l'occhiolino.
Tutti i suoi amici scoppiano a ridere e lui con loro.
Non so cosa io abbia oggi, ma perfino la sua risata fa torcere tutti i miei organi interni.
<<Ora potresti mettermi in piedi, per favore?>> chiedo scocciata
Scocciata da questo contatto, scocciata da cosa provo, scocciata dalla voglia che mi si sta innescando nelle vene di baciarlo qui, davanti a tutti, fregandomene di ogni regola, di cosa è giusto e di cosa è sbagliato.
Per evitare questa pazzia assurda devo assolutamente scappare da lui e da queste sensazioni. Voglio andarmene, ora!
Mi mette in piedi e si allontana velocemente, come se si fosse scottato.
In me ora si sta innescando un'altra nuova sensazione: la mancanza. Sento il mio corpo freddo e voglioso che quelle stesse mani ritornino al suo posto.
Quando sto per camminare il più lontano possibile, una voce mi ferma: <<Che fai, non ci presenti la tua amica?>> urla, come se si volesse far sentire da me
Sento una scarica elettrica, che attraversa la mia schiena, come è successo a lezione di matematica, perciò non ci metto molto a capire che Leonardo mi sta fissando, infatti, appena mi volto indietro, incrocio il suo sguardo, notando, poi, il suo gruppo, che si è fermato, insieme a lui, a pochi passi da me.
Amica? Io? Di lui? Ma cosa si è fumato questo?
Mi avvicino a loro, sopratutto alla persona che ha parlato. Sono a due passi da lui, eppure non sento le stesse emozioni, che ho provato prima. Sono spenta.
Non so cosa succeda al mio corpo, ma è come se avesse un interruttore che solo lui sa accendere e spegnere.
Leonardo sta facendo qualcosa ai miei sentimenti ed io ho paura. Ho paura che mi porteranno affondo. È come se lui fosse il fuoco ed io, se mi avvicinassi, mi scotterei di sicuro.
<<Uno, non siamo amici e due, mi posso presentare anche da sola, ma non ti crea nessun vantaggio sapere il mio nome, per questo non te lo dirò>> rispondo fredda, sostenendo lo sguardo di quegli occhi verdi, come lo smeraldo.
Odio le persone che si intromettono, odio che lui mi abbia messo nella lista degli amici di Leonardo e
sopratutto lui non mi fa nemmeno una buona impressione. C'è qualcosa che mi dice di non fidarmi.
È muscoloso, con i capelli neri, ricci e il suo carattere mi sembra troppo spavaldo.
Però devo ammettere che è un bel ragazzo.
<<Io sono Marco>>
<<Il fatto che tu mi abbia detto il tuo nome, non cambia il fatto che io non ti dirò il mio>>
Sento la mia voce cambiare sempre di più, come un coltello che diventa sempre più affilato, pronto a tagliarlo in mille pezzettini, se solo provasse a fare una mossa falsa.
Non ha ancora capito che non voglio parlargli?! Aaaahh! Li odio. Lasciatemi in pace, per l'amor del cielo!
Ad interrompere questo teatrino, ci pensa la bellissima voce di Leonardo, che fa fare un balzo al mio cuore.
<<Dai, ora andiamo, Marco>>
Uno che finalmente capisce, alleluia!
<<Va bene, è stato un piacere conoscerti, bambolina>> mi fa l'occhiolino
Bambolina? Chi si crede di essere per chiamarmi così? Cos'è tutta questa confidenza? Se pensa di conquistarmi in questa maniera molto frivola, direi che si sbaglia di grosso.
<<Mi dispiace, ma non posso dire lo stesso, tesoro>> dico cercando di essere più dura possibile, usando, però, il suo stesso timbro.
<<Marco, muovi il culo e andiamo>>
Strattona il suo amico per la maglietta, mentre lo guarda con uno sguardo truce, che fa perdere un battito al mio cuore.
Marco, si allontana salutandomi con la mano ed io ricambio alzando il dito medio.
Mentre se ne vanno, sento ridere tutti i suoi amici, tranne Leonardo.
Visto che la scuola è piccola, lo incontro di nuovo. Lui però mi dà una spallata, così forte da farmi cadere e questa volta non mi afferra, infatti, poco dopo, sento il freddo del pavimento e non il calore delle sue mani.
Aia! Il culo!
<< Oh! Scusa non volevo>>
Scoppia a ridere, insieme ai suoi amici e se ne va, senza aiutarmi.
Prima di andarsene, mi guarda male.
Ma è arrabbiato con me? Non dovrebbe essere il contrario? Alla fine dei calcoli io non gli ho fatto nulla, mentre lui mi ha appena rotto il coccige. E che cazzo!
Elisa mi tende una mano, la afferro e mi alzo in piedi.
La prossima volta che lo incontro, gli tiro un pugno sul viso e gli frantumo le ossa del naso, lo giuro!
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Ti ODIO ma ti AMO 1 [REVISIONE]
RomanceViola Smith ha 18 anni. Lei è una ragazza con un passato e un presente abbastanza difficili. Ha molti segreti. Si SCONTRERÀ con un ragazzo, Leonardo Collins: ha la stessa età di Viola. Lui è il solito puttaniere, che cambierà la sua vita. In meglio...