Capitolo 5

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Viola's pov

Finito il pomeriggio con Elisa, vado a casa.
Appena sono davanti ad essa, mi fermo a guardarla.
È una casa a due piani, molto conveniente. È rosa con delle colonne bianche, decorate con delle edere, che sono appoggiate ad un pianerottolo bianco con delle scale e che sorreggono il tetto, che si trova sopra alla porta di legno.
Prima di prendere le chiavi dalla tasca anteriore dello zaino rosa, faccio una smorfia.

Non voglio entrare.

La pancia comincia a brontolare, ricordandomi che devo cenare e che non ho un'altra casa.
Faccio un sospiro ed entro, aspettandomi di trovare il caos, invece, l'unica cosa che noto è
Camilla, visto che mi è salta addosso e che mi sta leccando dappertutto.
Lei è la mia cagnolina. Ha gli occhi verdi, come lo smeraldo e il pelo è di colore marrone chiaro, quasi oro. (Vi lascio la foto sopra)
Io la amo.
Lei, per me, è come una figlia. È la metà del mio cuore ed è solo grazie a lei che io sono anche qua.
Le sorrido e poi comincio a coccolarla un po', mentre osservo la casa.
Noto che mio padre, ovviamente, non c'è, mentre mia madre sta cucinando la cena.
La mia casa è molto grande: appena entri c'è la sala con un divano nero molto comodo, dove ora sono seduta a coccolare Camilla e davanti un tavolo, dove mangiamo quando abbiamo ospiti, accanto alla sala c'è la cucina, che è tutta fatta di legno, con le mattonelle celeste chiaro. È molto rovinata, per via degli anni, ma, purtroppo, non possiamo permetterci di aggiustarla, perciò rimarrà così per sempre. Andando avanti ci sono le scale di legno, che ti portano al piano di sopra; accanto ad esse c'è il bagno, mentre nel piano di sopra, a sinistra, c'è la mia stanza, poi la stanza dei miei e accanto la stanza di mio fratello, che di conseguenza si trova davanti alla mia. A destra, per finire, ci sono due bagni: uno per me e mio fratello, mentre l'altro è per i nostri genitori.

Sono davvero stanca! Mi fanno male i piedi.
È tutta colpa di Elisa che mi ha trascinato da un negozio all'altro, però devo dire che sono anche molto felice e rilassata.

Finito di dare i baci a Camilla, salgo le scale e vado in camera mia, dove mi metto a leggere la storia "innamorata del mio fratellastro", che si trova su Wattpad: è davvero bella, io la adoro è una delle mie storie preferite. Ti lascia con il fiato sospeso fino alla fine, è stata scritta proprio bene. Sono davvero fiera di questa scrittrice, anche se, purtroppo, non la conosco.
La mia stanza è molto bella: ha le pareti tutte rosa tranne il soffitto che è bianco, non è molto grande, ha una scrivania viola, una cabina armadio dello stesso colore, ma con i manici rosa e una porta-finestra, che si affaccia al balcone, accanto il mio adorato letto da una piazza e mezza.
Poco dopo, sento la voce di mia madre, che mi avverte che la cena è pronta.
Arrivo in cucina e vedo che per cena c'è la bistecca con l'insalata.
È la mia carne preferita! Se l'è ricordata. La amo!
Mentre mangio, mia madre mi fa alcune domande.

<<Com'è andato il tuo primo giorno di scuola?>>
<<Bene, mamma>> rispondo un po' seccata al ricordo di Leonardo.
<<Mi vuoi raccontare qualcosa?>>
<<E che cosa ti dovrei dire mamma? Dopotutto oggi era il primo giorno di scuola, non c'è ancora niente da raccontare>> dico con un tono un po' alto

Mia madre mi sta guardando con tristezza.
Mi dispiace, mi sento in colpa. Non sono arrabbiata con lei. Vederla in quel modo e sapere che la colpa è mia, mi fa ristringere lo stomaco.

<<Scusami, mamma, non sono arrabbiata con te>>
Le metto la mia mano sulla sua.
<<Non fa niente, tesoro, dopotutto hai ragione: devo farmi gli affari miei>>
Toglie la mano in modo lento e straziante.
La sento urlare, sento tutta la sua tristezza.
Io rimango immobile con il cuore spezzato. È come se fossi in un limbo da sola, ad affrontare le mie paure.
Distoglie lo sguardo dal mio, quando mi giro ad osservarla.
Mi sta distruggendo.
Questa è tutta colpa mia...
Sento il pizzicore familiare delle lacrime sugli occhi, che io prontamente cerco di cacciare.
Schiarisco la voce e dico:
<<Davvero, mamma! Non mi da fastidio se tu mi fai domande, anzi mi fa solo piacere, te lo giuro>>
Le prendo di nuovo la mano e la stringo nella mia, come se non volessi lasciarla andare, come se cercassi di farle sentire come mi sento.
<<Però sono arrabbiata, perché papà come al solito non c'è e tu ancora non vuoi capire che ti sta solo usando per mantenersi>> dico in modo freddo
Ecco, io sono così. Sono un mostro, creato da mio padre. Sono fredda, non provo niente, non mi fido mai di nessuno e non riesco né a pronunciare il suo nome né a chiamarlo "padre", senza vomitare poco dopo.
Non ci posso fare niente.
Lui, con la sua assenza, mi ha uccisa, senza accorgersene ed io non posso mettere di nuovo tutto i pezzi al suo posto, non da sola almeno.

Sposto la sedia all'indietro con forza, facendola cascare e me ne vado a passo veloce in camera mia.

E sono capace anche di fare questo: scappare, perché si, io scappo, scappo da me stessa, per non ferire le persone a cui tengo, per non ferire me.
Sono fatta così e nessuno riesce a sopportarmi, nemmeno io a volte, tranne Elisa, lei ci riesce SEMPRE.
Forse è perché siamo simili oppure perché sa che cosa ho passato e sto passando. Non so come faccia, ma le devo molto.
Quando dico che lei è la mia ancora, non esagero, è la verità. È solo grazie a lei che io sono riuscita ad andare avanti, che non mi sono chiusa del tutto in me stessa e che non sono caduta in depressione.
La amo.
Io so cosa pensa, lei crede di non aver fatto niente, che è solo colpa sua se mi è successo tutto questo, ma non è la verità. Glie l'ho sempre detto, ho sempre cercato di farglielo capire, ma non ci sono mai riuscita. Lei non sa quanto bene, in realtà, mi ha fatto.
È cocciuta, ma la amo comunque e prima o poi riuscirò a farle capire la verità.

Mi dispiace così per mia madre. Prima sono stata davvero una stronza, però lei deve aprire gli occhi o non riusciremo mai ad andare avanti, nessuno di noi.

Mi sdraio sul letto e continuo a leggere i libro.
In questi momenti, in cui scappo, in cui non voglio ferire nessuno, in cui voglio stare da sola, leggere mi aiuta molto, perché mi distrae, mi fa entrare in un mondo tutto mio, in una favola, in cui tutti vorremo vivere. È il mio rifugio, il più bello, per la precisione.
Ad un tratto sento i miei occhi pesanti, così guardo l'orario. Sono le 00:30.

Cavolo! È tardissimo! Devo andare a letto, sennò domani non mi sveglio.
Anche se non sarebbe poi così male.

Spengo il telefono e lo poso di nuovo; mi copro con le coperte calde e chiudo gli occhi, cadendo, poco dopo, in un sonno profondo.

Spengo il telefono e lo poso di nuovo; mi copro con le coperte calde e chiudo gli occhi, cadendo, poco dopo, in un sonno profondo

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SPAZIO AUTRICE:

LA STORIA "INNAMORATA DEL MIO FRATELLASTRO" ESISTE SUL SERIO E L'HA SCRITTA UNA MIA SISTER:

my__best

ANDATE A LEGGERLA MERITA SUL SERIO.

Ti ODIO ma ti AMO 1 [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora