Capitolo 24

1.6K 50 4
                                    

Leonardo's pov

Appena arrivo a scuola insieme a Viola, mi dirigo verso Samanta.

<<La devi lasciare in pace, hai capito?!>> dico, urlandole in faccia
<<Non capisco, spiegati meglio, tesoruccio>>
Odio quel soprannome e odio la sua voce da oca.
Come facevo ad andare a letto con lei?
<<Devi lasciare in pace, Viola, ti è chiaro?>>
<<Ma io non le ho fatto niente>> dice, facendo gli occhi da cerbiatto, pensando di ingannarmi
<<Non dire stronzate! Lo sappiamo entrambi che non è così>>
Cambia espressione, diventa arrabbiata.
<<Allora te l'ha detto!>> dice velenosa
<<No, l'ho scoperto>>
Rimane sorpresa.
<<L'avete fatto....>>
<<Non sono affari che ti riguardano>> sputo acido
<<Lasciala in pace o mi vedrai come non mi hai mai visto>> dico arrabbiato, alzando la voce
Sorride.
<<Pensi di metterti contro la figlia del preside?>>
<<Se sarò costretto, si>> dico, guardandola negli occhi, facendole vedere tutto il mio disprezzo
Lei rimane sorpresa e nei suoi occhi vedo una scintilla di tristezza, mischiata a gelosia.
Appena si ricompone, mi guarda sorridendo con la sua aria di sfida, come sempre.
Accetto, ovviamente.
<<Che cosa vuoi in cambio?>> dico, rassegnato
<<Te>> dice, poco prima di baciarmi

Provo disgusto con questo bacio, mi viene quasi da vomitare, non è assolutamente ciò che ho provato ieri con Viola.
Questa è l'ultima prova che mi serviva: sono davvero innamorato di lei...

Viola's pov

Durante tutte le ore di lezione, non ho fatto altro che pensare al mio bacio e a quello che lui ha dato a Samanta e, ogni volta, mi sento male, mi sento illusa e una grandissima stupita, che credeva di essere importante per qualcuno che non sa cosa significa amare.
Finita la scuola, corro a casa, senza aspettare Leonardo e senza farmi vedere da lui.
Sto correndo per strada, come se dovessi raggiungere un po' di acqua nel deserto, come se fosse tutto per me, come se non potessi fare altro, ma la verità è che non voglio fare altro: pensare.
Appena arrivo, mi rinchiudo subito in camera mia, seduta sul letto e prendo, tra le mie braccia, le gambe, racchiudendoli in una dolce stretta, come quella che vorrei adesso.
Prendo il telefono, per vedere se ho dei messaggi e ne trovo uno da un numero sconosciuto e quattro da Leo. Decido di aprire solo quello misterioso.

"Leonardo è mio, spero che ora ti sia chiaro"

Samanta. Avrei dovuto aspettarmelo.

Faccio una smorfia, lancio il telefono con tutte le forze che ho in corpo e comincio a piangere.
Ho bisogno di lasciarmi andare in questo momento.
In questo pianto faccio uscire tutto quello che ho provato con lui e quello che provo per lui.
Prendo il cuscino e lo metto sulla faccia, così da non far sentire niente a nessuno: sono troppe parole, sono troppi sentimenti, ma sopratutto sono troppo forti per essere sentiti da qualcuno.
Quando finisco le lacrime, mi addormento: sfinita da questo giorno e dal pianto, che ho fatto, sentendomi più libera e leggera.
Ad un tratto sento dei rumori leggeri e forti allo stesso tempo, che mi fanno svegliare.
Apro gli occhi in modo lento e mi alzo. Mi guardo intorno e noto che vengono dalla finestra, così mi avvicino ad essa e la apro, trovando, con mia grande sorpresa, Leonardo sul balcone.

<<Ma sei impazzito?! Come hai fatto ad arrivare sul balcone e poi che ci fai qui?!>> dico a bassa voce, per non farmi sentire da nessuno, dopotutto dovrebbero stare ognuno nelle sue stanze, a parte mio padre
<<Sono salito con l'aiuto dell'albero>> dice, indicandolo con il pollice dietro di lui
<<E che ci fai qui?>> dico, guardandolo negli occhi, aspettando impazientemente una sua risposta
I nostri sguardi si incrociano ed io sento un altro pezzo del mio cuore cadere in un fosso oscuro, senza fine, in cui non lo rivedrò più.
<<Non mi rispondevi al telefono, perciò mi ero preoccupato>> dice, scrollando le spalle
<<Mi ero addormentata. Ora che mi hai visto e che sai che sto bene, puoi tornare a casa tua>> dico fredda, guardando per terra, per non fargli capire che ho pianto
Mi prende il viso tra le mani e fa scontrare i nostri sguardi.
<<Perché hai pianto?>>
Tolgo il mio viso dalla sua stretta e lo guardo negli occhi.
<<Non sono affari che ti riguardino, Collins. Ora vattene!>> dico fredda
Sento il freddo uscire fuori dalla mia bocca, diventando dei pezzi di ghiaccio, che trapassano la sua anima, facendogli sentire almeno un po' del dolore che io sto provando adesso.
<<Non me ne vado, finché non mi dici il motivo>> dice, sorpassandomi ed entrando nella mia stanza, come se fosse casa sua
Si mette seduto sul letto e mi fissa, aspettando una mia risposta.
Sospiro.
<<Collins, potresti andartene, per favore?>> dico educatamente
Forse, così se ne andrà.
<<No>>
Lo sto per uccidere, giuro.
<<Visto che hai questo muso lungo, penso che sia il caso di darti questa>> dice, tendendomi una scatola grigia con un fiocco bianco argento sopra
Mi avvicino a lui e l'afferro.
Non sto provando niente, né felicità né altro.
La sto per aprire, quando lui mi ferma.
<<No, aspetta. Aprila quando io non ci sono>> dice serio
<<Ok>> dico, posando il regalo sulla scrivania, davanti a Leonardo, come se non fosse importante per me
<<Auguri Viola>> dice, abbracciandomi da dietro
Rimango paralizzata.
Non so cosa fare.
Il mio corpo si irrigidisce, ma il mio cuore, o quello che rimane, comincia a battere più veloce.
Fino a quel momento ero apatica, ma, come al solito, lui ha svegliato di nuovo qualcosa in me, facendomi provare dei sentimenti.
Mi giro verso di lui.
Mossa sbagliata.
Sei un genio, Viola!
Siamo a due millimetri di distanza.
Se io mi allungassi, anche di poco, potrei baciarlo.
Scuoto la testa.
<<Grazie, Collins>> dico sorridendo in modo sincero
Non pensavo che lo sapesse.
<<Perché mi chiami per cognome?>>
<<Perché mi va>> dico, facendo spallucce
In realtà è perché se lo chiamassi per nome, sentirei di nuovo quel calore nel corpo, che non voglio provare, non più.
Fa parte del passato e ciò che conta ora è il presente.
<<Ok>> dice scettico
Penso che non mi creda.
Vabbè, affari suoi, anche se fa bene.
<<Come fai a sapere del mio compleanno?>>
<<Elisa, è stata lei>>
<<Capisco>>
Si, la devo uccidere, ormai è sicuro.
<<Sei venuto solo per il regalo? Perché potevi aspettare domani>>
<<Volevo anche vederti. Oggi sei scappata>>
<<Avevo da fare, non potevo aspettarti, scusa>> mento
<<E poi sicuramente eri impegnato con la tua ragazza>>
Mi guarda sorpreso e confuso allo stesso tempo, come se non sapesse di cosa stessi parlando.
Ma è scemo o ci fa?!
Poi, improvvisamente, capisce tutto e fa una faccia disgustata.
Ma che...
<<Non è la mia ragazza>>
<<Beh, allora, pensavo che avessi da fare con Samanta, meglio?>>
<<No, non avevo da fare con lei. Il doposcuola è riempito solo da te>>
<<Wow! Mi sento onorata>> dico sarcastica
<<Ma che hai oggi? Sei insopportabile!>>
<<Come tutti gli altri giorni. Se non vuoi sopportarmi, puoi anche andartene eh. Mica ti obbligo>>
Vedo la tristezza sul suo volto.
Fidati, Collins, questo non è niente in confronto a quello che sto passando io.
<<Ok>> dice, aprendo la porta di camera mia
Prima di uscire, mi guarda di nuovo, come se volesse che lo fermassi, ma non dico e non faccio niente, così lui se ne va, sbattendola.

Poco dopo, sento bussare.
Vado ad aprire e trovo Elisa, che mi guarda preoccupata.
Deve aver visto Leonardo uscire di casa furioso.
Vedendo la mia faccia, mi prende per il braccio e mi trascina fuori dalla mia casa.

<<Andiamo. Dobbiamo fare compere!>> dice allegra

È così al settimo cielo, che mi contagia, anche se non sono dell'umore giusto.
Però è quello di cui ho bisogno: distrarmi.
Non voglio pensare a niente, adesso voglio solo godermi questo pomeriggio con la mia migliore amica.

Ti ODIO ma ti AMO 1 [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora