Capitolo 11

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Viola's pov

Questa posizione mi mette un po' a disagio, però, al tempo stesso, mi piace, mi fa sentire al sicuro, a casa.

<<Allora, parliamo un po'?>>
Mi irrigidisco.
Ho un po' paura, ma sono pronta.
Forse sbaglio, forse mi pentirò, ma per adesso, io voglio solo godermi questo momento, non pensando al futuro.
Se me ne pentirò, pace, intanto, però, ho provato delle nuove emozioni.
<<Ok>>
<<Mia madre mi ha detto che non hai preso la patente, perché?>>
Sento il suo petto alzarsi e abbassarsi ad ogni sua parola, ad ogni suo respiro, cullandomi, facendomi rilassare.
<<Perché l'anno scorso mi sono concentrata così tanto sull'esame di maturità, che non avevo il tempo di concentrarmi anche su un altro esame.
Appena mi sarò ambientata in questa scuola, comincerò le lezioni>>
<<Capisco. Se vuoi, ti posso aiutare con la guida>>
<<Non lo so, vediamo. Prima voglio vedere come guidi>> dico scherzando, ma, allo stesso tempo, sono seria
Se lui guida male, anche io lo farò, quindi voglio un insegnate che mi impari bene, perché voglio essere una di quelle che rispettano le regole, che pensano agli altri. Non voglio che succeda qualcosa alle persone solo perché non riesco ad usare il cervello.
Si, secondo me, chi infrange le regole, chi non pensa agli altri, è un senza cervello.
Le regole stradali ci sono per un motivo, usatelo questo cazzo di cervello.
Lo sento ridere e mi lascio cullare da essa, cominciando inevitabilmente a sorridere.
<<Ci sto, ma tanto sono bravo alla guida>>
<<Ed io che pensavo che fossi un bad boy sempre, a qualsiasi ora. Cavolo! Mi tocca ricredermi>> dico sfottendolo
Ride di nuovo.

È così bello...

<<Ed io che pensavo che fossi stronza sempre, mi tocca ricredermi>>
Questa volta sono io a ridere.
<<Hey! Io lo sono sempre, infatti>> dico, vantandomi
<<Adesso no, adesso sei docile come un agnellino>>
Ride.
Ha ragione.
<<Ma come non lo sai? Questa è la quiete prima della tempesta>>
<<Io spero di no>> dice serio, accarezzandomi la guancia con la mano libera

Divento rossa, così giro la testa dall'altra parte, per non farglielo notare.

<<No, piccola. Non ci provare>>
Mi prende il mento tra le dita e mi fa gira la testa verso di lui, facendo incontrare i nostri sguardi, che si incendiano immediatamente.

Piccola? Che cos'é questo soprannome? Da quando mi chiama così?

Mi piace, mi viene voglia di sorridere, ma non lo faccio, non glie la voglio dare vinta.

Sto diventando strana.....

<<Sei bellissima, quando arrossisci>>

Cavolo!
Sbaglio o qui sta cominciando a far caldo improvvisamente?

Cerco di distogliere lo sguardo, ma non ci riesco, rimango incantata in quegli occhi marroni, che ormai conosco a memoria.
Sento che tutto intorno a noi si sta lontanamente sgretolando e noi siamo gli unici a rimanere intatti, come se noi fossimo l'uno l'ancora dell'altra.
Mi sento così leggera e spensierata.
Non mi è mai successo.

Ad interrompere questo silenzio è di nuovo la sua voce bassa e calda.
<<Perché ti serve un passaggio dal mese prossimo? Perché non ora?>>
<<Cosa vuoi fare, Leonardo?>>
<<Parlare. Credevo che si fosse capito>>
<<Si, quello l'ho capito>>
<<E allora? Non capisco la tua domanda>>
<<Invece si, sappiamo bene cosa stai facendo. Non stai parlando, mi stai facendo delle domande, perché? Sembra quasi che tu voglia conoscermi...>>
<<È così, infatti. Voglio conoscere e imparare a memoria ogni tuo particolare>> dice serio, mentre mi accarezza di nuovo la guancia
Sono di nuovo rossa.
Nessuno mi ha mai detto una cosa del genere.
Lo sta dicendo, come se intesse dire che vuole conoscere ogni mia sfumatura e che accetterebbe tutto, che non se ne andrà mai, qualsiasi cosa gli dica.
Mi sento sicura di me, come se potessi davvero presentargli ogni mio demone.
Non posso permetterlo.
Per quanto lui dica così, appena scoprirà cose di me, che nessuno sa, a parte la mia migliore amica, scapperà a gambe levate oppure comincerà a guardarmi con quello sguardo, che sto cercando di evitare da quando me ne sono andata.
<<Perché?>>
<<Perché voglio altri momenti come questi; voglio vederti di nuovo spensierata, in cui sei te stessa, senza filtri. Voglio vederti felice, Viola>>
Mi viene da piangere.
Nessuno mi ha mai detto parole simili, nessuno si è mai preoccupato di rendermi felice né di preoccuparsi delle urla, che gridano i miei occhi, ogni volta che fingo un sorriso, nessuno si è mai accorto del fatto che io finga.
<<Ok>>
Non so bene cosa rispondere sinceramente.
<<Allora, ora rispondi?>>
<<E va bene>> dico sospirando
In realtà sono felice.
Mi piace tutto ciò.
Forse troverò un amico nel mio nemico.
<<Perché per questo mese andrò a scuola con Elisa, dopo, lei prenderà il pullman e mi lascerà da sola>>
<<Perché non comincia da subito?>>
<<Perché per noi era una tradizione andare a scuola insieme e, quindi, lei ha deciso di rispettarla. Però non le conviene farlo per tutto l'anno, quindi l'ho costretta a prendere il pullman e a lasciar stare questa tradizione.
Inizialmente non voleva accettare, ma alla fine l'ho convinta, inventandomi questa cosa del mese. Lei c'è cascata e ha accettato, pensando di rendermi felice.
Effettivamente è così. Sapere che lei starà bene, mi rende felice, ma mi mancherà sopportare quella testa calda già di prima mattina>> dico sorridendo al ricordo, mentre guardo la luna.
<<E così tu pensi prima agli altri, eh>>
Oh cavolo! Forse ho detto troppo.
Divento rossa e mi nascondo il viso con le mani.
<<Non lo dire a nessuno o giuro che ti uccido>>
Ride.
<<Tranquilla, sarà il nostro piccolo segreto>>
Ride di nuovo.
È quasi contagioso.
Torna di colpo serio, mentre guarda un punto fisso nel vuoto.
Chissà a cosa pensa.
<<Chi è Luca?>>
Mi giro di scatto verso di lui, rimanendo a bocca aperta.
Non me l'aspettavo.

Perché me lo chiede? E perché è così serio?

<<È mio fratello>>

Vedo Leonardo che sta facendo un sospiro di sollievo, rimanendo con lo sguardo serio, ma questa volta guarda me, dritto negli occhi.
Sento una scarica elettrica, che mi attraversa il corpo.
Vedo una scintilla nei suoi occhi, non so cosa significa, però so che sta riscaldando tutto il mio corpo.
Mi manca il respiro.
Devo interrompere questo contatto o sverrò.

<<Perché me l'hai chiesto?>> dico, schiarendomi la voce
<<Perché mi dava fastidio. Con lui eri così naturale sempre, non fingevi. Io ci sto mettendo molto tempo per farti arrivare in quel modo, mentre con lui subito>>
Rimango di nuovo a bocca aperta.
<<Beh, è normale. Di te sto cercando di capire se posso fidarmi o meno, di lui, ovviamente, già mi fido>> dico divertita
<<C'ero arrivato anche io, Sherlock>>
Rido e lui fa lo stesso.
Gli si è formata la solita fossetta, che guardo, come si guarda il cibo.
Scuoto la testa.
<<Dai, continuiamo con le domande>>
Anche io voglio conoscere meglio lui.
<<Ok>>
<<Hai sorelle o fratelli?>>
<<No, sono figlio unico>>
<<Come ti invidio>> dico esasperata
Scoppia a ridere.
<<Come se ti credessi. Ammettilo che ti fa piacere avere un fratello>> dice divertito
<<Come?>> dico sbalordita
<<Si vede dal tuo sguardo e dalle tue azioni. Ho notato che alcune volte lo guardi, forse, perché vuoi vedere se si fa male oppure se si caccia nei guai, così sarai pronta ad intervenire>> dice con un sorriso dolce

Mi sta osservando attentamente...

<<Wow! E bravo, Sherlock. È vero, hai ragione. Le mie sono solo parole. Io, in realtà, anche se a volte mi fa crescere davvero il desiderio di essere figlia unica, mi piace averlo in mezzo ai piedi. Per me lui è la mia ancora di salvezza, che mi impedisce di andare affondo, anche se a volte è proprio lui a farlo>> dico, diventando seria di colpo
<<Beh, era elementare, Watson>> dice guardandomi, sperando di farmi ridere, riuscendoci

Una risata sincera. Solo con lui ci riesco, solo con lui riesco a non mentire mai, solo con lui riesco ad essere me stessa al cento per cento....

Ti ODIO ma ti AMO 1 [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora