Capitolo 26

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Viola's pov

Appena finisce di truccarmi, mi guardo allo specchio e rimango incantata.
Sono bellissima...
Ha fatto un lavoro davvero ottimo.
Sono orgogliosa di lei.
È un trucco semplice e non tanto pesante, perché sa che a me piace così: ho l'ombretto blu, che si intona al vestito, sugli occhi; il mascara; una linea di eyeliner precisa su entrambi gli occhi; il fard sulle guance rosa; il rossetto color carne e la matita nera sotto gli occhi.
La guardo e lei alza il pollice, segno che è fiera di sé.
<<Ora sei una principessa>> dice, porgendomi delle scarpe nere con il tacco non tanto alto, come piacciono a me
È stupefacente come lei si ricordi tutto di me, anche se è normale.
La ringrazio abbracciandola e sorridendole nei capelli.
Si, ok, lo ammetto non sono molto brava con le parole e non sono molto loquace.
Adesso si trucca lei e, dopo mezz'ora, siamo finalmente pronte per uscire.
Sono le 20.
Beh, dai, non ci abbiamo messo tanto. Circa.
Mentre camminiamo, mi domando dove stiamo andando.
Io non so niente, per questo seguo la mia migliore amica in silenzio.
Sono un po' agitata, ma, allo stesso tempo, sono anche curiosa.
Mi guardo intorno, per ricordarmi la strada, così se dovessi scappare, non mi perderei.
È stupefacente come io pensi sempre al peggio.
Non so se ridere o piangere.
Ad un certo punto riconosco il posto: è un casale, che viene affittato per le feste.
È il mio posto preferito, perché qui ci sono molti ricordi.

Un giorno, quando ero piccola, siamo venute in questa città, prima ancora di trasferirci. Avevamo perso i nostri genitori e non ci ricordavamo la strada per tornare in hotel, così abbiamo cominciato a piangere e a camminare senza sosta, sperando di raggiungerli.
Ad un certo punto troviamo questo casale, che una volta era la casa di una persona.
È in legno e questa cosa ci aveva attratte da subito, perché era diversa dalle altre case, era unica, per questo me ne innamorai subito.
Entrammo, senza chiedere il permesso e, con gli occhi curiosi, girammo per tutta la casa, fino a che non entrò il proprietario. Era un vecchietto molto gentile e dolce.
Dopo averci sgridate, lui ci aiutò a trovare la nostra famiglia, che gli diedero dei soldi, per via del disturbo e per ringraziarlo, ma lui li rifiutò gentilmente, dicendo che erano bastati i nostri sorrisi a renderlo felice.
Questa cosa mi colpì.
Nessuno rifiuta dei soldi eppure lui l'ha fatto.
Questo significa che ci sono altre priorità nella vita, come rendere felice il prossimo e questa cosa mi scaldò il cuore, facendomi aprire gli occhi su molti aspetti.
Inizialmente, sia io che Elisa, non capimmo, pensammo che fosse pazzo, ma crescendo riuscimmo a dare un senso a tutto.
Ovviamente, ritornammo da lui spesso e lui ne fu felice.
Ci comprava ogni giorno un sacco di caramelle e ci preparava la cioccolata calda con la panna sopra.
Un giorno il vecchietto disse che la casa gli ricordava me, perché eravamo entrambe uniche nel nostro genere.
Ne fui così felice che rimasi con il sorriso per tutto il giorno.
Ero contenta che qualcuno mi trovasse diversa, perché non è un male, anzi, mi rende speciale.
Peccato che io non ci credevo mai, ma lui, non so come, leggeva nei miei occhi e vedeva che non ero per niente uguale alle altre.
Devo dire che il tempo me l'ha fatto capire sempre di più.
Io sono diversa, perché ho affrontato cose che nessun altro ha fatto, perché affronto le cose come nessun altro fa, perché penso in modo molto più maturo delle persone della mia età.
Sono unica e questo mi fa sorridere.
Lui chiamò la sua casa con il mio nome, che rimarrò così per sempre, anche i negozi che la affittavano, prendevano il mio nome.
Era tutto surreale, ma mi piaceva un sacco.
Lo amavamo e, ovviamente lo amiamo ancora, anche se, purtroppo, ci ha lasciati due anni fa.

Strabuzzo gli occhi, mentre faccio scorrere i ricordi davanti ad essi.
Mi nasce un sorriso spontaneo sulla faccia: un sorriso dolce amaro.
Mi giro verso la mia migliore amica e l'abbraccio.
<<Non potevi scegliere posto migliore>>
<<Lo so>> dice, ricambiando la mia stretta
<<Voglio che sia tutto perfetto, amore, perché voglio regalarti un ricordo stupendo, voglio regalarti un giorno di pace, un giorno in cui tu sia felice e basta. Te lo meriti, Viola, non pensare mai il contrario. Sei una ragazza forte, che ne ha passate tante e che ora deve solo sorridere, perciò entra e divertiti>>
Non può neanche capire quanto io la ami.

Ti ODIO ma ti AMO 1 [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora