Capitolo 2

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Ero coricata sul mio letto con lo sguardo rivolto verso il soffitto. Tutte quelle crepe mi ricordavano la mia vita. Crepe ovunque.

Sentii vibrare il mio telefono nella tasca dei pantaloncini che stavo indossando, era un messaggio, da parte di sconosciuto, che diceva:

"Stasera alle dieci c'è la solita festa, ti aspettiamo"

Il messaggio che mi arrivava ogni fine settimana, ma io non ne avevo molta voglia di andarci a queste stupide feste, anche perchè ero da sola e sarei rimasta tale. Nessuno mi avrebbe invitata a ballare o offerto un drink. Una lacrima mi scese lungo il viso per poi perdersi nell'incavo del collo.

Perchè devo avere una vita così drammatica? Te lo meriti. Ecco che torna la stupida vocina della coscenza. Quella proprio non la sopportavo. Era così veritiera e la verita fa male.

Non mi accosi nemmeno di aver incominciato a piangere, fino a quando non sentii la maglia zuppa di lacrime.

Mi alzai e mi avviai al bagno, avevo gli occhi rossi per via del pianto, lavai la faccia e decisi di uscire a fare una passeggiata al parco, di lato casa.

Giá abito vicino ad un parco, sento tutti i pomeriggi i bambini ridere, gridare e giocare e allora affogo sempre di più nella mia sofferenza. Loro così piccoli e spensierati, senza problemi. Se piangono al massimo e perché si sbucciano un ginocchio.

Scendo le scale di fretta ed esco di casa, con la mia solita felpa a coprirmi. Metto il cappuccio sulla testa e le cuffie nelle orecchie. Ecco adesso con la musica il mondo sembra meno bastardo. La musica è sempre riuscita a farmi rilassare.

Che bel mondo quello della musica!

Mi siedo su una panchina ed avvicino le ginocchia al petto, appoggio la testa sulle ginocchia e chiudo gli occhi.

Ero assorta nei miei pensieri che non mi accorsi che una bambina stava attirando la mia attenzione strattonandomi dalla felpa. Alzo la testa, tolgo le cuffie e il cappuccio.

"Ciao piccola" dissi rivolta alla bambina.

Era timida. Appena le rivolsi la parola le si colorarono le guance si rosso. Aveva i capelli lunghi e biondi, ricci. Gli occhi blu mare e le guance paffute. Era una bambina stupenda.

"Ti va di giocare con me?" mi chiese indicandomi la palla.

Annui e mi alzai per giocare con la bambina, quando un ragazzo alto le si avvicinò.

"Scusa se ti ha disturbato" mi disse rivolgendosi a me.

"Nessun disturbo e una bambina così dolce" sorrisi guardandola e lei sorrise e mi abbracciò le gambe ed io le accarezzavo i capelli erano così morbidi.

"Io ti conosco, andiamo a scuola insieme tu sei Abby, giusto?" mi chiese passandosi la mano sul collo. Ti pareva che non mi consceva!

"Si e tu sei?" chiesi non lo avevo mai notato anche se era un bel ragazzo alto, capelli castani, occhi azzurri. Ma quando la gente a scuola mi fissa io abbasso gli occhi ed evito di farmi notare, anche se è impossibile.

"Io sono Louis, piacere" mi strinse la mano. "Verrai alla festa stasera, ti passo a prendere?" mi chiese. Non ci sarei andata. Non volevo metterlo in imbarazzo ad uscire con me.

"No, non é molta voglia" dissi abbassando lo sguardo intimidita.

"Dai vieni passo a prenderti io. Abiti qui di lato no?" Come faceva a sapere dove abitavo? Non volevo andarci, ma un'occasione del genere non capita sempre quindi decisi di andarci, ci scambiammo i numeri per metterci d'accordo e tornai a casa e sta volta non  tornai con un sorriso falso, ma con uno vero.

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