Capitolo 25

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Mi chiusii in bagno. Riempii la vasca da bagno. Avevo bisogno di rilassarmi e lavare via tutto. Mi spogliai e mi guardai allo specchi. La mia guancia era viola per colpa delle sberle ricevute, avevo le occhiaie più viola del solito, gli occhi rossi per le lacrime versate e il labbro inferiore mi tremava.

Mi facevo schifo.

Entrai nella vasca e cercai di rilassarmi, di svuotare la mente.

Mi rannicchiai su me stessa e appoggiai la testa sulle gambe. Ripensai a tutto quello che era successo in quella giornata e mi resi conto di quanto sfigata ero.

Chiusi gli occhi e rilassai le palpebre. Ero un fascio di nervi.

Vorrei chiedere scusa al mondo, già proprio così al mondo. Una come me non merita di camminare sulla terra, di vivere sulla terra, di respirare l'aria che respirano tutti.

Io semplicemente non ero degna di niente.

Io sono il lunedì mattina per gli studenti, il foglio strappato dai quaderni per poi essere buttato nella spazzatura, il giorno di pioggia per chi deve giocare una partita importante.

Sono inutile. Sono la schiava della mia stessa vita.

Incominciai ad insaponarmi con il bagnoschiuma di Louis, strofinai sui polsi per togliere il sangue ormai asciutto. Strofinai la mia faccia per cercare di togliere la mia espressione infelice, delusa. Non se ne sarebbe andata mai, ne ero certa.

Mi lavai via il sapone ed uscii dalla vasca dopo un'ora passata.

Mi avvolsi nell'accappatoio appeso dietro alla porta ed uscii da quel bagno dove l'aria era diventata calda e insopportabile.

Mi guardai intorno e sul letto c'era Louis, era coricato con il viso rivolto al soffitto. Non si era accorto che ero uscita dal bagno.

"Lou" lo chiamai avvicinandomi a lui.

Appena sentì la mia voce, saltó dal letto e mi guardó. Era preoccupato.

"Piccola, scusa stavo pensando" sussurró passandosi la mano sul collo.

Mi avvicinai a lui e appoggiai la guancia viola sul suo petto.

Mi avvolse le braccia intorno alla vita e mi bació sulla testa. Restammo abbracciati per molto tempo. Lì al centro di quella stanza.

Sciolsi l'abbraccio.

"Scusami" sussurrai abbassando lo sgurdo e fissando le sue vans.

"Non ti scusare, non hai fatto niente." mi sussurró alzandomi il viso dal mento. Mi guardó e mi disse che andava a prendere una cosa e sparì dietro la porta. Presi dal suo armadio una maglia e la indossai.

Mi sedetti sul letto aspettando Louis e guardando fuori dalla finestra.

Tornó dopo poco con una pomata in mano. Si mise dietro di me e legó i capelli in una treccia. Mi voltó verso di se e incominciò a spalmare il contenuto del tubetto sulla mia guancia. Faceva male. Tanto.

Una voltai finito mi coricai sfinita sul letto e mi addormentai mentre lui mi sussurrava parole dolci all'orecchio.

Che brutta giornata.

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