Capitolo 16

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TIC, TIC, TIC

Mi svegliai di soprassalto, la stanza era immersa nel buio e qualcuno stava cercando di entrare in camera mia dalla finestra. Il panico si fece spazio in me. Volevo gridare per chiamare Theo, ma non mi usciva la voca.

Guardai l'ora nella sveglia sul comodino e segnava le tre di notte. Devo nascondermi prima che, chiunque esso è, entri nella stanza. Pensavo ad un nascondiglio. Mi ero alzata all'impiedi ed ero al centro della stanza. Stavo per avvicinarmi alla porta del bagno per chiudermi dentro, quando qualcuno mi bloccó da dietro, ero pronta ad urlare, ma mi mise una mano sulla bocca.

Conoscevo quel profumo. Mi era familiare, era il mio profumo preferito ultimamente.

"Piccola sono io" mi disse mollando la presa e facendomi girare. Era Louis.

Ma perchè entrare dalla finestra? Perchè venire a casa mia alle tre di notte?

Perchè farmi prendere un infarto?

"Louis mi hai fatto spaventare" dissi con il terrore negli occhi. Lo guardavo aspettando che facesse qualcosa, ma non faceva niente solo mi guardava. Guardai le sue labbra. Perchè aveva un labbro spaccato? Lo guardai meglio, aveva gli occhi infuocati. Era arrabbiato.

Forse dire arrabbiato è un eufenismo.

Lo abbracciai stretto a me, ho bisogno di lui e di come mi sta stringendo credo che anche lui abbia bisogno di me.

"Cos'è successo Lou?" sussurrai al suo orecchio. Non mi rispose. Lo portai in bagno si sedette sul marmo al lato del lavandino e mi guardava. Presi il cotone e il disinfettante. Li avevo perchè li usavo per disinfettare i miei tagli sul polso.

Bagnai il cotone nel disinfettante e mettendomi tra le sue gambe incominciai a passarlo sul suo labbro.

A contatto del cotone con il suo labbro mi allontanò la mano.

"Brucia" sussurrò facendo il labbruccio. Lo guardai, aveva anche un taglio sul sopracciglio e un occhio nero. Gli baciai la fronte. Riprovai a portare il cotone sul suo labbro e questa volta si lasciò medicare. Misi un cerotto sul taglio al sopracciglio. Quando finimmo, buttai il cotone nel vater. Abbassai la tavoletta e mi sedetti lì sopra. Guardavo il pavimento. Non volevo guardarlo.

Guardarlo ferito avrebbe significato soffrire con un' intensitá tale da fermarmi il respiro e uccidermi dentro.

"Piccola Abby" mi chiamò. Alzai il volto. Mi fece segno di avvicinarmi. Lo feci. Mi avvicinai.

"Perchè?" sussurrai. Volevo sapere perchè gli avevano fatto del male.

Non mi rispose e mi fece incavolare. Odio quando le persone non mi raccontano come stanno le cose. Odio che mi venga nacosto qualcosa di impirtante. 

"Che sei venuto a fare da me se non mi dici niente? Avresti fatto prima a tornartene a casa senza passare da qui."

Me ne tornai nella mia stanza e aprii la lampada che c'era sul comodino.

Louis mi aveva raggiunta ed era su pensiero.

Ma che cavolo aveva combinato?

Mi tremavano le gambe. Mi sedetti sul pavimento con la schiena appoggiata al muro. Una lacrima solcò il mio viso.

Non riuscivo a vedere qualcuno ferito. Mi ricordava mia mamma sul letto dell'ospedale e mi faceva male.

Misi le mani sui miei occhi e incominciai a singhiozzare. Ero troppo debole per poter sopportare tutto quello. Avevo una grande paura. Ero fragile.

Sentii due braccia cingermi le spalle. Louis mi stava abbracciando, ma io non lo volevo un suo abbraccio io volevo sapere chi e perchè gli aveva fatto del male.

Mi fece alzare e mi sedetti sul letto. Lui era all'impedi avanti di me.

"Lou ti prego, dì qualcosa, mi stai facendo del male."

Chiuse gli occhi e fece un gran respiro.

"Hai mai sentito parlare della Miria?" mi chiese.

"Si, ma non so di cosa si tratta"

"La miria è una gara clandestina di moto.

Ho molte persone che mi odiano, perchè questa gara la vinco io tutti gli anni." mi spiegò ora capivo, la risposta ad ogni mia domanda era arrivata.

"Cosa si vince?"

"Soldi, tanti soldi." sussurro. "Ho incontrato il mio peggior nemico oggi al bar e lui si è infuriato, ha incominciato ad urlarmi contro e poi ha fatto una cosa che non doveva fare." I suoi occhi si accesero di rabbia, di nuovo.

"Cosa ha fatto?" chiesi, ormai volevo sapere tutto.

Serrò i pugni e chiuse gli occhi. Mi misi in ginocchio sul letto per arrivare alla sua altezza. Gli presi le braccia e lo incitai a cingermi la vita. Gli accarezzai i capelli, quando lo facevo si calmava e infatti fu così.

"Lui ci ha visti l'altro giorno a casa di Niall e ha detto che ti avrebbe portato via da me". Strinsi i suoi capelli in un pugno e li tirai leggermente vero l'alto. Un brivido lungo la schiena e le mie ginocchia non reggevano. Ma dovevo farcela. Dovevo rassicurare Louis. Dirgli che non mi sarebbe successo niente. Che ero lì per rimanerci. Aveva gli occhi chiusi e il respiro pesante.

"Lou, piccolo, guardami" lo incitai. Aprì gli occhi e adesso avevo tutta la sua attenzione. " Guardami sono qui, nessuno mi porterá via da te, non permetterò a nessuno di dividerci. Sono qui e non me ne vado" gli sussurrai. Ero distrutta volevo coricarmi e dormire. Chiusi gli occhi, ma li riaprii subito dopo.

Lo spinsi contro di me dalla collana che aveva al collo e lo baciai stando attenta a non fargli del male. Fu un bacio carico di promesse.

Lo feci coricare e appoggiò la testa sul mio petto. Non lo avevo mai visto così vulnerabile. Sentii il suo respiro regolarsi e si era addormentato. Lo abbracciai tenendolo stretto a me.

"Mi hai salvata, adesso è tempo di salvare te, piccolo".

Chiusi gli occhi, ero esausta. Mi addormentai.

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